Caso uova al Fipronil, l’ansia dei salentini
ma poche restituzioni

Caso uova al Fipronil, l’ansia dei salentini ma poche restituzioni
di Stefania DE CESARE
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Mercoledì 30 Agosto 2017, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 13:53
Spaventa, e non poco, il caso Fipronil nel Salento. Dopo il sequestro a titolo cautelativo di 4mila uova disposto due giorni fa dall’Asl di Lecce, tra i consumatori salentini cresce la preoccupazione per le uova sospette arrivate sulle tavole dei leccesi. La notizia del ritiro dagli scaffali di numerosi lotti di uova prodotte da “La Vegliese” ha messo in allarme molti acquirenti, preoccupati di aver consumato prodotti potenzialmente nocivi.
«Non si può stare più tranquilli – afferma il leccese Paolo Marchesi -. Serve più informazione e più controlli. Non si può arrivare al punto di ritirare un prodotto dal mercato. E chi ha già consumato le uova cosa fa? Si deve preoccupare? Anche da questo punto di vista c’è poca informazione».
Due giorni fa, in uno dei controlli a campione predisposti dalla Regione Puglia su input del ministero della Salute, gli ispettori dell’Istituto veterinario dell’Asl di Lecce hanno requisito a titolo cautelativo il lotto di uova “12-21 agosto 2017” provenienti dall’azienda di produzione e imballaggio “La Vegliese”. Secondo quanto emerso dalle analisi delle uova prelevate dai sanitari in fattoria lo scorso 16 agosto, i valori dell’insetticida rilevato nell’alimento risultano superare il limite consentito dello 0,005 mg/kg. L’azienda interessata ha attivato le procedure per recuperare il lotto sospetto, ritirando dal mercato i prodotti “fuori legge”, mentre i rivenditori della provincia, a cominciare dalla catena di supermercati Ipermac e Supermac, hanno invitato i clienti a restituire il prodotto al punto vendita.
«Una signora si è presentata con un uovo in mano per sapere se fosse tra quelli sospetti – racconta il direttore di uno dei “Supermac” presenti nel capoluogo salentino. Sicuramente c’è preoccupazione però nessuno si è presentato per restituire la confezione. Chi ha acquistato il prodotto tenderà a disfarsene più che a restituirlo. Noi nel frattempo abbiamo seguito le indicazioni e rimaniamo in attesa di ulteriori accertamenti». Il fluocianobenpirazolo - questo il nome chimico – è una sostanza impiegata come insetticida nei prodotti veterinari per combattere pulci, acari e pidocchi. Negli animali destinati al consumo, l’utilizzo del Fipronil è vietato per evitare che negli alimenti si possano trovare residui potenzialmente tossici.
«Non è bello sapere che il problema Fipronil è arrivato anche a Lecce – sottolinea il salentino Giovanni Di Paola -. Parlare di allarme forse è ancora eccessivo anche perché non si sa nulla di preciso. Hanno fatto bene a ritirare il prodotto però speriamo si tratti solo di un falso allarme». «Chissà quanti prodotti “sospetti” si consumano ogni giorno – aggiunge la signora Sofia -. Di questo passo le persone diventeranno sempre più diffidenti. Io compro frutta e verdura solo dal negozio di fiducia perché so da dove provengono».
Intanto l’azienda produttrice comunica che «non vi sono rilievi di contaminazione su altri lotti» e precisa anche che «sta adottando tutte le misure di autocontrollo per comprendere ed eliminare le cause di eventuale contaminazione». L’azienda, inoltre, sottolinea che «non ha mai utilizzato antiparassitari o altri prodotti contenenti Fipronil» e che i controlli «hanno escluso la presenza di tali sostanze presso lo stabilimento». Nonostante le rassicurazioni, però, crescono i timori da parte di chi ha già consumato il prodotto e che, tramite le pagine dei social, ha manifestato le proprie preoccupazioni verso «la scarsa attenzione nei riguardi degli acquirenti». Non tutti però temono il “caso” salentino. «Forse parlare di allarme è eccessivo – afferma Vincenzo Cariola -. Prima bisogna capire in che modo questo prodotto può essere nocivo. Speriamo solo che gli organi competenti non abbassino la guardia».

 
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