Un “guscio” nuovo (stampato in 3D):
salva la tartaruga finita sotto l’auto

Un “guscio” nuovo (stampato in 3D): salva la tartaruga finita sotto l’auto
di Maddalena MONGIÒ
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Venerdì 14 Luglio 2017, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 13:53
La seconda tartaruga al mondo con un guscio (carapace) in 3D è salentina, come pure il veterinario, il 32enne Davide De Guz, che l’ha strappata alla morte. È accaduto domenica scorsa quando due affranti proprietari lo hanno contattato spiegandogli che la loro tartaruga era finita sotto le ruote dello loro auto e una buona parte del guscio era finita in frantumi. «Sono incidenti comuni – spiega De Guz –, spesso il carapace si frattura. In questo caso il danno era molto grave e la situazione complessa. Oltre alla vasta frattura del carapace, si era fratturata una porzione di fegato, il polmone era collassato e il peritoneo lacerato, oltre ad aver perso molto sangue. È ancora in prognosi riservata, ma riesce a mangiare e bere da sola ed è tornata alla sua vita normale. Superati i 60 giorni si potrà capire l’esito. I segnali, al momento, fanno ben sperare».
L’eccezionalità di questa storia, oltre al fatto che nonostante le condizioni disperate il veterinario è riuscito a salvare l’animale, sta nel fatto che il guscio è stato ricostruito con una stampante 3D. Prima della tartaruga 40enne leccese questo “vestito” su misura era stato fatto per un tartarugo brasiliano, Freddy, rimasto quasi interamente senza guscio a causa di un incendio. Poi un veterinario e la sua equipe hanno deciso per questa avveniristica soluzione, bissata dal dottor De Guz a Lecce. Sono servite 11 ore per stampare il guscio mancante, ricostruito sulla base di una tac di un’altra tartaruga. «Pubblicherò questo caso su una rivista scientifica – rende noto De Guz – perché questa soluzione aiuta a ricostruire il carapace. Succede che quando il danno è molto grave si debba ricorre all’eutanasia. Ci pensavo da tempo a utilizzare questa tecnica che è molto meno invasiva dei metodi classici».
Con il metodo classico si utilizzano fibra di vetro e resine epossidiche, per ricostruire il carapace, ma questo sistema comporta tempi chirurgici lunghi e un’anestesia corrispondente. Aumentano i rischi, quindi, mentre con la ricostruzione in 3D è stato utilizzato acido poliglicolico e al dottor De Guz è bastato sedare la tartaruga per applicare la parte di guscio mancante. Quando è stata portata nell’ambulatorio veterinario la povera tartaruga aveva la ferita contaminata da residui di terra e uova di mosca ed era fortemente anemica, stato che ancora permane, per la grande perdita di sangue. Il veterinario le ha somministrato una terapia analgesica e antibiotica, oltre a lavare ripetutamente la ferita in attesa dell’intervento chirurgico. E dal bollettino medico: «L’anestesia generale è stata necessaria per suturare la pleura, oltre a drenare il polmone che si è riespanso 24 ore dopo l’intervento. La porzione fratturata di fegato è stata asportata e il peritoneo suturato, sono stati effettuati vari lavaggi peritoneali». La parte di carapace mancante è stata elaborata e stampata grazie ad una stampante Fdm.
 
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