Trivelle nel mar Jonio, il Salento insorge: "Ricorso contro il ministero"

Una piattaforma per le trivellazioni in mare
Una piattaforma per le trivellazioni in mare
di Paola ANCORA
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Lunedì 12 Dicembre 2016, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 20:32
La Provincia e decine di Comuni del Salento - in testa Gallipoli e Nardò - sono pronti a impugnare i tre decreti con i quali il ministero dell'Ambiente ha autorizzato le trivellazioni nel mar Jonio. La delibera di incarico al team di legali che seguirà il ricorso, fra i primi nella storia travagliata di questa questione, sarà completata nel pomeriggio. E gli Enti locali affideranno la questione, delicata, nelle mani di tre studi di avvocati: quelli di Daniele Montinaro e di Pietro, Luigi e Antonio Quinto a Lecce e quello di Aldo Lo Iodice a Bari. 
E' il primo passo concreto del territorio contro le decisioni del Governo, che ha rilasciato alla Schlumberger e alla Global Med LLc le autorizzazioni sulle prospezioni con la tecnica “air-gum” per sondare il sottosuolo alla ricerca di petrolio. L'area interessata alle trivellazioni è ampia circa 4mila chilometri quadrati e si trova a sole 13 miglia da Taranto e 18 da Leuca, appena fuori il limite delle 12 miglia entro le quali tali prospezioni sarebbero vietate. 
Dodici i Comuni salentini il cui mare sarebbe interessato da tali ricerche: Galatone, Ugento, Racale, Sannicola, Castrignano , Marciano, Patù, Taviano, Alliste, Salve, Gallipoli e Nardò. 
Contattato telefonicamente, l'avvocato Montinaro - sottolineando in premessa che non c'è ancora l'ufficialità dell'incarico - ha voluto ricordare come "ampia letteratura internazionale ha accertato che ispezioni e trivellazioni sono associate ad un elevato rischio sismico e soprattutto rischio ambientale con un impatto terrificante sulla biodiversità della zona e sull’equilibrio ecologico ed ambientale della stessa. E quel che è peggio è che il ministero ha deciso di adottare tali decreti nonostante le continue sollecitazioni delle amministrazioni rientranti nell’area d’interesse a desistere per evitare uno scempio ai danni del mar Ionio. Qui sono tutti contrari: Comuni, Provincia, Regione e numerosissime associazioni e comitati. Quei provvedimenti sono stati assunti in palese violazione delle normative sottostanti di riferimento e devono quindi essere annullati". .
 
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