Tra diaspora e unità: chi sta con chi nel Salento

Tra diaspora e unità: chi sta con chi nel Salento
di Vincenzo MARUCCIO
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Sabato 18 Febbraio 2017, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 16:42
Il mosaico che si scompone e si ricompone. Nuove alleanze in nome dell’unità, patti segreti sotto la bandiera della (probabile) scissione: le divisioni che risvegliano fratture di un Pd che, nella terra dalemiana per eccellenza, non è mai diventato renziano come in altre aree del Paese. Sopite casomai, lasciate “dormienti”: divisioni che riaffiorano con vigore e s’incrociano con le truppe di Michele Emiliano. Uno che passa di là, uno che passa di qua in attesa che il quadro si chiarisca. Perché se la Toscana di Matteo Renzi è molto lontana, se la Regione è invece ad un tiro di schioppo e se nel Salento Massimo D’Alema “firma” la prima tappa del tour di “ConSenso” con la segreteria provinciale dalla sua parte, c’è ben poco da aggiungere su dove pende l’ago della bilancia. Chi sta con chi - da Squinzano a Leuca - e qual è il peso specifico in caso di conta finale. La scissione che potrebbe diventare diaspora.
Il pallottoliere dei renziani è fermo da tempo: del viceministro Teresa Bellanova e del deputato Salvatore Capone (area ministro Martina) si sa da tempo, come pure del parlamentare Fritz Massa che gioca più “coperto” oltre al consigliere regionale Sergio Blasi che ha dichiarato il sì al referendum in zona Cesarini. I sindaci, poi, che del renzismo dovrebbero essere la quintessenza ma proprio tanti non sono: Donato Metallo a Racale sostenitore della prima ora (che pure con Emiliano ha sempre avuto un ottimo rapporto) e Antonio Melcore, sindaco di Cursi. Giuseppe Taurino a Trepuzzi, verrebbe anche da dire, ma più per la contrapposizione alla segreteria provinciale che per adesione al renzismo in senso stretto. Come del resto, Ippazio Morciano sindaco di Tiggiano (area Blasi-Bellanova) e primo degli eletti nel nuovo Consiglio provinciale.
Gli “ortodossi” invece si chiamano Paolo Foresio (capogruppo Pd a Lecce), Antonio Rotundo (ex dalemiano) e, in tempi più recenti, Ada Fiore, ex sindaco a Corigliano. Fronte suscettibile di modifiche - dice più d’uno - se il vento cambierà.
La segreteria, si diceva, che dalemiana, al pianterreno di via Tasso, lo è sempre stata anche quando nei momenti più difficili per il lider maximo. Ora guidata da Salvatore Piconese (sindaco anche a Uggiano) che, dopo la militanza in Rifondazione-Sel, è entrato nella stanza dei bottoni spinto dai voti di Abaterusso. Ernesto, il padre, che di D’Alema è il vero braccio operativo in Puglia, e Gabriele che con la fascia tricolore guida la piccola Patù, roccaforte rossa del Capo di Leuca. Una lista di sindaci che si allunga: Massimo Manera a Sternatia, Francesca Torsello ad Alessano, Paolo Solito a Sogliano e uno come Egidio Zacheo a Campi che nella stanza dei bottoni c’è sempre stato. Come un altro luogotenente storico di D’Alema, Sandro Frisullo, l’ex vice di Nichi Vendola: nel partito salentino non si muoveva foglie che lui non volesse. Con loro Umberto Uccella, già segretario Ds, e Mauro Maggio che dei Dem è il responsabile Enti locali. Ramificazioni nei circoli (praticamente dovunque) e che al Comune di Lecce trovano in Sergio Signore la massima espressione: il più suffragato tra gli eletti oltre che vicino al segretario cittadino Fabrizio Marra. Quest’ultimo non definitivamente collocato: forse con D’Alema, forse ancora incerto.
 
La “squadra” di Emiliano è notizia delle ultime settimane: le tessere che vanno al loro posto ora che la sfida sembra definiticamente lanciata. L’assessore regionale Loredana Capone, franceschiniana a Roma e con Emiliano a Bari, non potrà smarcarsi dal “suo” Governatore. Come pure Stefano Minerva “giovane turco” di fede orfiniana che a Emiliano deve molto nella scalata alla guida del Comune di Gallipoli. Nessuna incertezza per Paola Povero, già consigliere comunale a Lecce, o per uno come Antonio Coppola al timone del Comune di Tricase. E il Governatore potrà contare anche sulla coppia Sandra Antonica-Vincenzo Toma: vice segretario regionale la prima, vice di Piconese e neo consigliere provinciale il secondo. Tutti lontani dal renzismo e vicini al quartier generale di via Tasso quanto basta per guardare con favore ad un patto Emiliano-D’Alema, che - al quel punto - nel Salento, delineerebbe una maggioranza definitivamente schiacciante. Con effetti sulle Comunali prossime venture che già s’intravedono.
È l’altro capitolo della partita e solo apparentemente meno importante. Nessuno si sognerà di mettere in discussione Carlo Salvemini a Lecce o, per fare un esempio, Flavio Filoni a Galatone: candidati sindaco ben saldi nel segno dell’unità che nessuna scissione scalfirà. Come pure le scelte ancora da fare per le Amministrative a Galatina o a Tricase (altre piazze-chiave) non dovrebbero sortire clamorose divisioni. Più liste, invece, questo sì e la macchina - in caso di scissione - è già pronta a mettersi in moto. Con i dalemiani che hanno già il motore acceso per dimostrare di essere i più forti e i fedelissimi di Emiliano in attesa di scegliere. Un esempio su tutti: Palazzo Carafa dove Signore potrebbe sfidare Foresio nella gara delle preferenze e la Povero terzo incomodo. E chi prende più voti si prende il partito. Fino al più piccoli dei municipi.
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