La Procura: «Cantiere aperto entro i termini, vanno archiviate le indagini sul gasdotto Tap»

La Procura: «Cantiere aperto entro i termini, vanno archiviate le indagini sul gasdotto Tap»
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 8 Settembre 2016, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 15:26
Nessuna attestazione falsa nell’indicare che il cantiere del gasdotto Tap è stato aperto entro il 16 maggio scorso. Lo ha stabilito il capo della Procura di Lecce, Cataldo Motta. E per questo ha chiesto l’archiviazione dell’ultima inchiesta sul gasdotto della Trans Adriatic Pipeline con approdo nella marina di San Foca, in zona San Basilio. L’istanza è stata inviata il 18 agosto scorso all’ufficio del giudice per le indagini preliminari per l’assegnazione del fascicolo e della camera di consiglio in cui si dovrà stabilire se accogliere o meno la richiesta del capo della Procura. Chiederà che si continui ad indagare l’amministrazione comunale di Melendugno che, attraverso il sindaco Marco Potì, diede il via a questa inchiesta chiedendo di verificare se l’apertura del cantiere fosse reale o soltanto “simulata” per rispettare il termine indicato dal ministero dello Sviluppo Economico. Superata senza inizio formale dei lavori la data del 16 maggio, sarebbe stata infatti dichiarata decaduta l’autorizzazione unica.

Le richieste di archiviazione da parte della procura di Lecce sono due, in realtà. Perché non sono emersi fatti di rilevanza penale nemmeno dalle indagini del pubblico ministero Angela Rotondano sull’applicazione della direttiva Seveso alla Tap. Ad orientare il magistrato in questo senso è stata la consulenza chiesta a due chimici e ad un ingegnere: hanno spiegato che non sussiste il problema sollevato dal comitato No Tap poiché la quantità di gas di passaggio dal terminale è inferiore alla soglia fissata dalla direttiva Seveso. E cioè: 48,6 tonnellate contro le 50 previste dalla norma.

Sono stati invece i sopralluoghi e le indagini condotte dai finanzieri della sezione di polizia giudiziaria distaccata in Procura a fornire gli elementi che hanno convinto il procuratore Motta a chiedere la prima archiviazione. Nell’informativa a firma del tenente colonnello Francesco Mazzotta sono stati riportati i resoconti dei sopralluoghi svolti lungo il percorso di otto chilometri fra il punto di arrivo del gasdotto dal mare fino al terminale di ricezione. E cioè fra San Basilio fino al sito nei pressi della masseria del Capitano.

Centinaia di fotografie riportano la presenza di reti e di cartellonistica per dare inizio alle opere preliminari agli scavi: saggi archeologici e ricerca di eventuali ordigni bellici, operazioni sufficienti per dichiarare aperto il cantiere. Ma anche recinzioni, cartellonistica, pulizia delle aree, taglio e catalogazione degli alberi da estirpare, apertura di un varco di accesso e demolizione di un muro. Ed a questi lavori ha fatto esplicito riferimento la richiesta di archiviazione di Motta: «Deve affermarsi che i lavori sono iniziati entro il termine previsto, dovendosi ricordare che anche quelli inerenti alle indagini archeologiche e alla bonifica da eventuali ordigni bellici sono, ovviamente, lavori a tutti gli effetti. E la loro esecuzione comporta l’inizio dei lavori, al fine dell’osservanza del relativo termine».

Alle medesime conclusioni era arrivato il funzionario della Divisione infrastrutture energetiche del Ministero dello Sviluppo, Gilberto Dialuce, con il parere favorevole all’apertura del cantiere.
Contrario lo era, e lo è ancora, il sindaco di Melendugno. Pronto ora a sollevare davanti al giudice, che dovrà stabilirà se archiviare l’inchiesta o disporre nuovi approfondimenti, le questioni sostenute anche richiamando dieci sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Quelle sentenze che escludono che un cantiere possa considerarsi aperto con le sole opere preliminari. Tap e no Tap, la battaglia prosegue. Anche sul fronte della giustizia penale.
 
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