Tap, dalla Lilt di Lecce appello al Papa e a Mattarella

Tap, dalla Lilt di Lecce appello al Papa e a Mattarella
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Sabato 29 Aprile 2017, 12:48
LECCE - Dopo lo sciopero della fame iniziato dal suo responsabile scientifico, l'oncologo Giuseppe Serravezza, la Lilt di Lecce ha scritto un appello alle istituzioni italiane e a papa Francesco perché blocchino il cantiere Tap.
«Questa Associazione di Volontariato – presente in provincia di Lecce da oltre 25 anni, con una capillare rete di Delegazioni periferiche (30 ambulatori), Gruppi Attivi organizzati, Volontari e Volontarie, Sostenitori – fonda il proprio operato sulla rigorosità scientifica e sulle evidenze da fonti accreditate (OMS, Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente, ISS, CNR, ARPA Puglia, Registro Tumori, ecc.) circa i grandi temi inerenti la salute e la sua difesa», scrivono dall'associazione.
«In particolare, l’ambito della Prevenzione Primaria è il settore cardine dei nostri interventi educativi e di divulgazione, unitamente alla ricerca sul campo condotta con partner istituzionali (Università, Provincia, ASL, ecc.) e alle collaborazioni con organismi ed enti prestigiosi (Istituto Mario Negri, Istituto Ramazzini, ecc.).

«Già esiste il fascicolo “Caso Lecce” presso gli organismi nazionali di monitoraggio sanitario per i dati di perdita di salute della nostra popolazione; se ne aprirà un altro, in Italia e oltre confine, per le iniziative di aperto dissenso che comuni cittadini intendono porre in essere, come le nostre Delegazioni e i tanti Volontari sparsi in provincia raccolgono e testimoniano - prosegue la presidentessa della Lilt leccese Marianna Burlando -. Il malcontento e la disillusione sono ovunque, dai Comuni interessati dall’attraversamento del gasdotto o confinanti, a quelli non toccati fisicamente dall’opera ma comunque contrari per il suo impatto altamente negativo. Le azioni esprimenti il netto dissenso saranno altrettanto nette ed esemplari, ad esempio una tra le altre, la diserzione collettiva delle urne elettorali, giacché le persone non si sentono rappresentate, non si sentono davvero ascoltate nelle loro istanze e riconosciute nelle loro attese. Per amore del proprio territorio, per non svenderlo, come altrove già accaduto, per invertire logiche di sfruttamento ambientale e umano, per fermare gli interessi che calpestano i diritti della vivibilità, i Salentini e le Salentine compattamente intendono non rinnovare deleghe a chi non li rappresenta, a chi parla e porta avanti affermazioni contrarie al volere collettivo.
L’appello alle Autorità istituzionali, politiche e religiose è di accogliere le istanze del territorio, e quindi delle persone che si riconoscono nei valori della natura come patrimonio comune da preservare e da tramandare, nella integrità e nella bellezza; nonché nella forza di comunità che fa cerchio compatto attorno alla concreta e certa perdita di salute attuale e futura».
 
 
 
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