Tap, la rabbia degli attivisti di fronte alla Prefettura

Tap, la rabbia degli attivisti di fronte alla Prefettura
di Mauro BORTONE
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Venerdì 28 Aprile 2017, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 12:49

LECCE - Striscioni e cori No Tap sotto la Prefettura di Lecce dopo la lunga notte del blitz che ha concluso le operazioni di espianto nel cantiere di San Foca: è andata in scena, nella giornata di ieri, la protesta degli attivisti, che si sono presentati numerosi fuori dalla sede di via XXV Luglio per urlare rabbia e delusione dinanzi a quello che ritengono il “tradimento delle istituzioni”. Nel mirino dei “No Tap” c’è proprio il prefetto, Claudio Palomba, “colpevole” a loro giudizio “di aver per ben due volte raggirato i manifestanti”: «Nel primo caso, quando sabato 1° aprile, dopo la parola data al sindaco di Melendugno e al comitato antigasdotto che i lavori al cantiere di San Basilio non si sarebbero tenuti prima del lunedì successivo, aveva dato il via libera alle operazioni di espianto della multinazionale; nella notte di giovedì, il secondo episodio, col blitz avvenuto a poche ore dall’ultimo vertice di concertazione».
Accuse che il fronte No Tap, presente con circa 150 persone, ha voluto ribadire nel sit-in sotto la Prefettura e distribuendo volantini e materiale informativo per strada. A presidiare la zona agenti della Digos e delle volanti, ma la manifestazione è stata pacifica, nonostante la tensione evidente dopo i fatti del 27 aprile. Ma chi si attendeva che il prefetto interloquisse con la protesta è rimasto deluso: «Palomba preferisce prendere accordi con una multinazionale e lasciare alla porta la popolazione salentina», hanno commentato gli attivisti. Qualche disagio si è registrato nella circolazione stradale, con qualche rallentamento del traffico.
Intanto, l’oncologo salentino, responsabile scientifico della Lilt, Giuseppe Serravezza, è in sciopero della fame e della sete come forma di estremo dissenso nei confronti del progetto Tap: «L’iniziativa intrapresa dal dottore – spiega Marianna Burlando, presidente della sezione leccese - vuole richiamare i decisori e quanti possono fermare Tap ad evitare altri danni alla salute con riduzione e sensibile perdita della qualità di vita delle popolazioni locali».
Salta ufficialmente il concerto No Tap del Primo Maggio: in una nota gli organizzatori parlano di evento «diventato insostenibile politicamente». Al di là della corsa contro il tempo e le difficoltà legate ai costi, che non vengono nascoste, la svolta viene motivata con la crescita della tensione nelle ultime ore, a seguito del blitz delle forze dell’ordine nel cantiere di San Basilio.
«Abbiamo lavorato tanto – scrivono gli organizzatori, ci abbiamo creduto fino all’ultimo ma dobbiamo necessariamente preservare le ragioni della lotta e tutti quelli che ci hanno messo la faccia e il loro sostegno».
«Ci siamo ritrovati – proseguono - a lottare contro quelli che hanno ritenuto il coordinamento dell’evento, dopo i fatti accaduti la scorsa notte, complice di Tap, Prefettura e Forze dell’Ordine solo perché convinto, a maggior ragione dopo quanto accaduto, che fosse ancor più necessario far cantare il palco del Primo Maggio Notap per gridare il nostro dissenso».
Rammarico è stato espresso anche dal sindaco di Martano, Fabio Tarantino, che fin da subito, ovvero dal 21 aprile scorso, quando si erano create le condizioni per trasferire il concerto nella sua città, aveva mostrato disponibilità ad ospitare l’evento, spendendosi in prima persona per mettere in piedi la delicata macchina organizzativa. Un impegno che aveva permesso di individuare nella zona industriale tra Martano e Soleto un’area in grado di accogliere circa ottomila persone: «Prendiamo atto – afferma - di questa situazione di ‘insostenibilità politica’ sottolineata nel comunicato diffuso da parte del comitato organizzatore».
Le risorse raccolte col crownfunding dovrebbero essere restituite ai proprietari ma c’è anche chi ha proposto di destinarle al comitato No Tap per sostenere le spese legali.

 

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