Tap, scontri nel cantiere: 5 attivisti feriti, 52 denunce

Tap, scontri nel cantiere: 5 attivisti feriti, 52 denunce
di Alessandro CELLINI
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Sabato 9 Dicembre 2017, 17:57 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 18:59

Cinquantadue persone portate in questura, almeno cinque manifestanti feriti, la “zona rossa” che si trasforma nuovamente in terreno di scontro. È il bilancio di una nuova giornata di lotta, questa volta davanti al cantiere Tap, a San Basilio. È il day after della manifestazione di venerdì a Lecce: e, almeno a giudicare dal suo epilogo, è un seguito decisamente più violento. Già da venerdì sera gli organizzatori del corteo nel capoluogo avevano rilanciato l’appuntamento: una “passeggiata verso la zona rossa”, così l’hanno definita. Un nuovo corteo non autorizzato, per la questura. Che ha seguito con estrema attenzione i manifestanti partire intorno alle 15 dal lungomare Matteotti di San Foca, passare per la strada provinciale 145 e raggiungere l’Eurogarden, lambendo l’area del cantiere del gasdotto. A tenere a bada gli attivisti No Tap c’erano decine di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.
Gli animi si sono scaldati quando un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo principale e si è avvicinato all’area interdetta all’accesso. Troppo vicini al cantiere. Avrebbero lanciato pietre, fumogeni, petardi. Anche bombe carta, sostiene la polizia. Erano le 16.30 circa. La reazione degli agenti non si è fatta attendere: hanno caricato gli attivisti, li hanno bloccati (qualcuno racconta di essere stato ammanettato) e ne hanno radunati una sessantina. Tutti sono stati fatti salire sulle camionette di polizia e carabinieri e portati a Lecce, in questura e in caserma, per l’identificazione.
È stato a questo punto che qualcosa si è inceppato. Perché le procedure si sono protratte a lungo. Quasi tutti i manifestanti sono rimasti negli uffici per almeno cinque ore; gli è stato negato qualunque contatto con l’esterno, persino con i propri avvocati. Una situazione che ha esasperato gli animi già tesi di quanti si erano radunati davanti alla questura - soprattutto amici e genitori dei ragazzi fermati, tra i quali anche tre minorenni, ma anche altri attivisti No Tap - che hanno cominciato a chiedere a gran voce notizie certe. Quando erano ormai le 20, una funzionaria ha rassicurato tutti spiegando che avrebbero velocizzato le operazioni di identificazione. Dopo sono stati messi al corrente di quanto stava accadendo anche gli avvocati presenti sul posto: gli attivisti fermati - cinquantadue in tutto - saranno denunciati a piede libero per i reati di manifestazione non autorizzata, accensione di fuochi pericolosi e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Stando alle prime informazioni, a nessuno è stato notificato alcun foglio di via o altri provvedimenti restrittivi.
Almeno cinque, come detto, i feriti tra i manifestanti. Tra questi due ragazze: una con una frattura alla gamba, l’altra con una lussazione a una spalla. I feriti - raccontano alcuni testimoni - sarebbero stati accompagnata in questura a bordo delle camionette: l’ambulanza è giunta in viale Otranto solo successivamente, per dirigersi poi verso l’ospedale “Vito Fazzi” per tutti gli accertamenti del caso.
Non si allenta dunque la tensione tra manifestanti e forze di polizia nell’ambito della realizzazione del gasdotto Tap. Già l’altro ieri quattro attivisti erano stati fermati dai carabinieri nei pressi di Vernole e portati in questura: a due di questi era stato notificato il foglio di via. E gli scontri di San Foca seguono di nemmeno ventiquattro ore la manifestazione, affollata e pacifica, che venerdì pomeriggio ha invaso le strade di Lecce. Un corteo che ha visto la partecipazione di almeno un migliaio di persone, un serpentone eterogeneo che ha urlato slogan, ha lanciato insulti, ha affrontato a muso duro le forze dell’ordine, non lasciandosi però mai andare a violenze di alcun tipo. Ma quegli stessi scontri di ieri sono “figli”, evidentemente, dei tafferugli scoppiati alla fine della serata dell’Immacolata, in piazza Sant’Oronzo, al termine del corteo, quando qualche decina di attivisti ha affrontato la polizia in via Templari, a pochi metri dalla sede della Tap. In quella occasione, in due diversi momenti, gli agenti hanno caricato i manifestanti che cercavano di sfondare il cordone di poliziotti all’imbocco della strada. La situazione è tornata alla normalità dopo alcuni minuti di alta tensione, tra le centinaia di persone che affollavano il centro per i diversi eventi previsti nel giorno festivo. E ieri la replica. Lontano dalla folla e dai riflettori. Ma non per questo meno violenta.



Arci Lecce esprime piena solidarietà per le circa 60 persone fermate e condotte in Questura mentre cercavano di raggiungere la cosiddetta "zona rossa", nei pressi di San Basilio, a San Foca, in occasione della manifestazione contro il gasdotto Tap.
«Azioni repressive del genere rischiano di alzare l'asticella dello scontro, portando nuova esasperazione tra chi cerca di difendere il proprio territorio da assalti speculativi e di violenza ambientale. E a rischio c'è anche la tenuta democratica del Paese, dove appare sempre più naturale agire con fermezza contro chi protesta e difendere chi con arroganza porta i suoi interessi su un territorio già protagonista di tanti soprusi».

 

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