Svolta a Santa Croce. L'impresa: impalcature via entro il 2016

Svolta a Santa Croce. L'impresa: impalcature via entro il 2016
di Angela NATALE
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Domenica 10 Gennaio 2016, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 19:24

Data inizio lavori: cinque febbraio 2012. Durata dei lavori indefinita. I conti non tornano e le buone notizie, dopo quattro anni, navigano nell’incertezza. Ma questa volta, dopo tante previsioni, si vede la luce perché dal tunnel dei restauri - troppo spesso infiniti - non è facile uscire in tempi rapidi.

Imbragata nell’acciaio e sottoposta a interventi di consolidamento della facciata barocca, la basilica di Santa Croce aspetta e spera. Il giorno della liberazione dalla morsa dei ponteggi è vicino e per la prima volta si può indicare una data. Sarà il 2016 l’anno della salvezza, questa è l’unica notizia certa. La conferma arriva da chi, quel cantiere, lo sta coordinando. «I lavori di messa in sicurezza dovrebbero essere completati entro l’anno. Sì, lo può scrivere», spiega Valentino Nicolì, direttore tecnico di cantiere e amministratore della Nicolì srl, la ditta chiamata a curare le ferite dell’illustre malato. Malato su cui a partire dal 1540 ci misero mano fior di illustri architetti e scultori tra cui Gabriele Riccardi, Cesare Penna (suo il rosone, il più grande in Puglia) Francesco Antonio Zimbalo e il nipote Giuseppe a cui è attribuito proprio quel fastigio da cui quattro anni fa prese inizio l’improvviso sfaldamento di alcuni fregi, con caduti massi, causato da rigonfiamenti e dalla ossidazione dei ferri di armatura inseriti nella struttura nel corso dell’ultimo restauro del 1980 (il primo fu nel 1957).

Impaziente, la città turistica attende il lieto evento annunciato per l’anno in corso. I conti con la cultura sono in rosso: scappano gli sposi, alleggerendo le casse parrocchiali; s’indignano i visitatori d’oltre mura, mentre i leccesi accusano il colpo, rassegnati loro malgrado. La speranza di poter di nuovo immortalare con uno scatto artistico lo splendido rosone (il più grande in Puglia) è racchiuso in dodici mesi, su quale sarà quello buono nessuno si sbilancia.

«Attualmente stiamo eseguendo tutti i lavori che vengono definiti di sommergenza, secondo il programma», spiegano dall’impresa appaltatrice. E poi Nicolì aggiunge: «Il periodo preciso di fine lavori non lo si può sapere perché dipende da vari fattori e in questa fase si stanno verificando alcuni risultati. Ma possiamo dire che finiremo entro l’anno, questo sì». Va detto, a onor di cronaca, che i lavori sono complessi perché complessa è nella sua straordinarietà e ricchezza di intagli, capitelli, statue e putti, la basilica colpita da dissesto lapideo.


La ditta appaltante, la Sopritendenza per i beni architettonici, ha sempre centellinato le informazioni. Anche in questi giorni che pure il morale è alle stelle: la Regione ha appena riprogrammato le risorse residue da fondi Fers e Fsc assegnando – d’intesa con la Conferenza episcopale pugliese - due milioni di euro per il recupero e la valorizzazione di Santa Croce. Ciò significa che non saranno solo interventi di facciata.
Il progetto, che fin qui ha interessato soprattutto la parte alta della basilica, il fastigio per l’appunto, e opere di messa in sicurezza strutturale e delle superfici lapidee, potrà proseguire sul resto della facciata resto della facciata senza ulteriori intoppi e camminare spediti.

Nella parte inferiore c’è la balaustra da sistemare prima di mettere mano nella parte interna dove, a detta dei tecnici che in passato l’hanno più volte visionata, ci sarebbe da fare la bonifica dall’umidità di risalita in tutte le murature perimetrali, tra cui fondazioni delle pareti e base degli altari. Non sono lavori facili. Secondo gli esperti se ne andranno altri due anni. E qui c’è l’altra faccia della medaglia: un periodo in cui la chiesa potrebbe essere chiusa ai fedeli e al pubblico per lunghi periodi, con tutto quello che ciò comporta. Una previsione, sia chiaro. Ma la valorizzazione dei beni artistici e monumentali ha il suo prezzo, e questo vale la pena pagarlo.