Viola, l'abbraccio struggente della mamma

Viola, l'abbraccio struggente della mamma
di Maurizio DISTANTE
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Lunedì 14 Dicembre 2015, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 12:35

Non era la “Pietà” di Michelangelo, per molte ragioni. Ma attorno alla scena - a cui in pochissimi hanno assistito ieri pomeriggio nella camera mortuaria dell’ospedale Perrino di Brindisi - aleggiava lo stesso stordente senso di dolore intimo e però lacerante, senza confini, inconsolabile. Una madre che osserva e lambisce il corpo del figlio morto e tutto il dolore che un’istantanea come questa può portarsi appresso: Marta Muscatello - unica sopravvissuta tra gli occupanti della Opel Zafira che, sabato pomeriggio, è stata travolta da un autosilos lungo la strada statale 379 nei pressi di Fasano - ha potuto esser vicina alla piccola Viola Casili, deceduta nell’ospedale di Ostuni dopo la precipitosa corsa in ambulanza che, purtroppo, non è servita a salvarla.





Il carro funebre proveniente dal presidio ospedaliero ostunese, dove il corpo della bambina si trovava da sabato pomeriggio, è giunto a Brindisi intorno alle 16.30: l’arrivo del feretro era atteso in mattinata, ma una serie di imprevisti con il rilascio delle necessarie autorizzazioni per il trasporto della salma ha fatto slittare di qualche ora l’ultimo abbraccio tra mamma e figlia.

Lo straziante saluto tra la bimba e la donna rimasta ferita nello schianto che le ha portato via, oltre alla figlia di soli 3 anni, anche entrambi i genitori e una zia, è avvenuto nella camera mortuaria del presidio brindisino nel quale la compagna del consigliere regionale pentastellato Cristian Casili si trova ricoverata al settimo piano, reparto di Ortopedia. Marta Muscatello è stata accompagnata alla camera mortuaria in barella: la scena si è svolta in assoluta intimità, lontano da ogni sguardo indiscreto. Non è facile immaginare la forte commozione e l’infinito dolore che si sono vissuti negli attimi in cui la donna ha salutato la figlioletta per l’ultima volta.

Dopo questo toccante momento, la salma ha ripreso il suo viaggio verso Tuglie, dove questo pomeriggio si terranno i suoi funerali e quelli delle altre vittime salentine del terribile incidente di sabato pomeriggio. Il dramma della famiglia Casili, letteralmente spezzata in due dall’incidente che ha provocato, in tutto, cinque morti, quattro dei quali parenti della coppia Casili-Muscatello, ha vissuto ieri pomeriggio forse il suo punto più alto. L’aria che si respira al settimo piano del Perrino è pesante già dalla sera di sabato, quando Marta Muscatello è stata ricoverata in un letto del reparto dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico resosi necessario per ridurre le tante fratture riportare nello schianto con l’autoarticolato.

Il volto di Cristian Casili, papà di Viola e compagno di Marta, è una maschera di dolore che fa la spola tra il letto nel quale si trova la donna e la sala d’aspetto dove le luci di un presepe e di un albero di Natale non riescono ad alimentare quell’atmosfera che, di solito, si respira alla loro presenza. Più si avvicinava il momento dell’incontro tra mamma e figlia e più una sottile tensione, una fitta acuta e lancinante pervadevano l’ambiente come un’aura dolorosa.

La famiglia Casili, in occasione di questo momento così delicato, ha potuto contare sulla discrezione assoluta del personale tutto del Perrino che ha protetto una delle scene più drammatiche che si possano vedere anche in un posto come l’ospedale, nel quale si è abituati ad assistere a ogni tipo di situazione. E, in effetti, le cose non potevano che andare in questo modo: un dolore così grande da non poter essere descritto con parole umane merita un’intimità che va pretesa e difesa coi denti. Marta Muscatello, al pari di Cristian Casili, non avrà mai più l’occasione di poter accarezzare, baciare, coccolare Viola: oggi era l'ultima opportunità e niente e nessuno al mondo aveva il diritto di interferire in questa pietà.