Presidi, cresce la rabbia: «Stipendi troppo bassi e corriamo tanti rischi»

Presidi, cresce la rabbia: «Stipendi troppo bassi e corriamo tanti rischi»
di Maddalena MONGIO'
7 Minuti di Lettura
Sabato 26 Marzo 2016, 06:48 - Ultimo aggiornamento: 16:24

I dirigenti scolastici e le 22 responsabilità che sono sulle loro spalle a fronte di stipendi bassi.
Questo il tema che agita i dirigenti scolastici e la protesta cresce.
Lo stato di agitazione dei capitani delle scuole, chiamati ancora presidi da studenti, famiglie e personale della scuola, è stato dichiarato su base nazionale dai sindacati della scuola e nel Salento è alta l’adesione al “Cedolino day”, ossia la consegna – al premier Matteo Renzi e ai ministri Stefania Giannini e Pietro Carlo Padoan –, il 13 aprile, dei cedolini del mese di marzo dei dirigenti scolastici per gli anni compresi tra il 2010 e il 2016.

Ma intanto anche i docenti si mobilitano e passano al avanzano l’idea di organizzare un “Cedolino Day” alternativo a quello lanciato dai presidi. «Dovremmo essere noi, ancor prima dei dirigenti, a lamentarci»: è il messaggio che arriva dai professori con tanto di numeri.

Ma andiamo per ordine: l’iniziativa che riguarda i dirigenti scolastici è di Uil Scuola, Flc Cgil, Cisl Scuola, e Snals Confsal, in pista per sostenere la battaglia dei dirigenti e le segreterie dei sindacati, in questi giorni, sono travolte dall’invio a valanga della prova documentale che ai dirigenti scolastici la riforma renziana della scuola non ha bilanciato le crescenti responsabilità con un pari riconoscimento in termini di stipendio. Lo scontento è alle stelle, pur con i dovuti distinguo. C’è chi batte il ferro sul puro piano del carico di lavoro, c’è chi snocciola il lungo elenco di responsabilità e ne enumera almeno 22, c’è chi riflette sulla carenza di dirigenti scolastici e sui tagli di posti di lavoro (i sindacati hanno calcolato che nel prossimo anno scolastico in Italia ci saranno meno di settemila dirigenti e le reggenze nelle scuole saliranno a 1.500, nel Salento saranno 15 in più), c’è chi mette in relazione lo stipendio con il valore che lo Stato riconosce a chi dirige una scuola. Questi i temi che fanno discutere.
Cinque le responsabilità fondamentali: penale, civile, amministrativa, di risultato (legata al mancato raggiungimento degli obiettivi) e disciplinare. E ancora.

Al dirigente scolastico spetta di realizzare le condizioni per l’esercizio della libertà di insegnamento, per la libertà di scelta delle famiglie, per il diritto all'apprendimento degli alunni. Sulla carta sono principi ottimi e presuppongono un dirigente scolastico che non è chiamato a ricoprire un arido ruolo da burocrate.
Per mettere in atto una politica della scuola in cui siano garantiti i diritti di formazione degli studenti, il dirigente deve avere competenze manageriali, ma anche di didattica, di pedagogia e di educazione. Il tutto nella cornice dell’autonomia scolastica.
Mica roba da poco. La rivista specializzata “Tuttoscuola”, con un dossier ad hoc, ha fatto le pulci ed evidenziato le differenze di responsabilità e di trattamento tra dirigente scolastico e dirigente di altro settore della Pubblica amministrazione.

«Ha alle proprie dipendenze in media almeno 100 persone tra docenti e amministrativi - si legge nel dossier - mentre un dirigente amministrativo ne ha mediamente 5 o 6. Il dirigente scolastico amministra mediamente un migliaio di studenti, spesso di settori scolastici diversi, e ne ha la responsabilità civile. Il dirigente scolastico ha la rappresentanza legale dell’istituzione che rappresenta anche in giudizio.
La retribuzione media di un dirigente scolastico è di 57mila e 300 euro all’anno, quella di un dirigente amministrativo della pubblica amministrazione di 100mila euro. Il dirigente amministrativo svolge un compito delicato che richiede notevole professionalità, e la sua retribuzione è in linea con il mercato. È la retribuzione del dirigente scolastico a non essere adeguata. La redtribuzione annuale media di un dirigente scolastico corrisponde a quella di un quadro del settore privato».
In sintesi: dirigenti per mandato, impiegati per stipendio.
Mediamente l’accredito mensile dello stipendio oscilla attorno ai 2.400 euro, per salire a un po’ meno di tremila dopo 30 anni di carriera. Sull’altra faccia della medaglia gli stipendi dei dirigenti del Miur che arrivano a toccare anche i 123mila euro lordi e sono in tanti ad avere stipendi al di sopra dei centomila euro. Riusciranno i dirigenti della scuola a far allargare i cordoni della borsa a Renzi? Tutto da vedere.



«I veri sottopagati siamo noi». E i docenti passano al contrattacco avanzano l’idea di organizzare un “Cedolino Day” alternativo a quello lanciato dai presidi. «Dovremmo essere noi, ancor prima dei dirigenti, a lamentarci»: è il messaggio che arriva dai professori con tanto di numeri. Stipendi più bassi del 30 o del 40 per cento rispetto alla media europea o dei precari. La protesta dei dirigenti scolastici risveglia così la mai sopita ribellione dei docenti contro la riforma renziana della scuola e l’amarezza per uno stipendio che non riconosce dignità al loro lavoro. Ma in questa fase i sindacati stanno cercando di ricucire quella frattura del muro-contro muro: da una parte i docenti, dall’altra i dirigenti scolastici. Il bersaglio comune è la riforma della scuola e su questo sono tutti d’accordo, anche perché i 500 euro una tantum che sono stati riconosciuti ai prof sono considerati una “mancia” che non dà un riconoscimento reale, in termini di stipendio, del lavoro dei prof e men che meno pareggia il conto con il carico di lavoro a cui sono costretti.

Mette i puntini sulle ”i” Santa De Siena, docente di Filosofia al liceo Palmieri di Lecce: «I veri sottopagati siamo noi. È vero che i dirigenti hanno responsabilità giuridica, ma il carico di lavoro burocratico che riguarda l’espletamento materiale di tutte le procedure è sulle spalle del corpo docente».
Non ci sta la prof di uno dei licei più conosciuti del capoluogo e del Salento e lo dice a chiare lettere: «Quello che non si conosce è la quantità di operazioni che devono essere svolte dai docenti e dalle docenti che va oltre la funzione specificatamente didattica e riguardano l’organizzazione della scuola. Basti citare la realizzazione del Piano dell’offerta formativa, ora triennale. Coinvolge tutti i docenti e le docenti e comporta: viaggi per accompagnare i ragazzi nelle gare, attività pomeridiane, attività di recupero, iniziative pubbliche, organizzazione di iniziative come ad esempio gli “Open Days”. E questo è tutto gratis».
In sintesi, si lavora tanto, ma si guadagna poco. E i 500 euro concessi con la riforma?
«Lo stipendio di un docente è mediamente inferiore del 30, se non del 40 per cento rispetto ai colleghi dei Paesi europei: questo è il dato di fatto. Anche i 500 euro che ci ha “regalato” Renzi sono un’offesa alla nostra dignità professionale perché a fronte di un mancato adeguamento dello stipendio ci è stata fatta l’elemosima. Di contro, a scuola non arrivano più soldi, a causa dei tagli lineari, e andiamo avanti con il contributo volontario delle famiglie».

E Francesco Tarantini, docente di Matematica al “Virgilio- Redi” punta, sul filo dell’amarcord, il dito sulla competenza e sulla valutazione. «Mi torna in mente la frase della mia vecchia prèside “Tutti vogliono diventare generali, ma se scoppia la guerra vogliono restare a casa”. Un fondo di verità esiste perché i dirigenti non sono stati reclutati dopo aver frequentato l’accademia, ma dopo tanto onorato servizio da fante. Da qui nasce il primo problema: deve essere data l’opportunità di una preparazione all’altezza dei compiti amministrativi da svolgere, il secondo deriva dalle troppe funzioni attribuite». Critica urticante per chiedere la separazione netta tra «il compito di indirizzo affidato al dirigente e agli organi amministrativi della scuola da quello della gestione demandata al direttore amministrativo.
Per tutti dirigenti e docenti esiste il problema della responsabilità ed è difficile da risolvere nel pubblico impiego.
Siamo sulla stessa barca, dirigenti e docenti, ed è legittima la richiesta e la giusta aspirazione di un legame tra responsabilità e retribuzione, tanto più che i docenti non hanno un peso inferiore».

Lory De Simone, docente di Filosofia e Scienze umane al “Siciliani” di Lecce, spera nel riconoscimento del merito: «Sicuramente in un confronto europeo siamo tutti sottopagati, in compenso ci sono tanti politici che guadagnano molto di più, magari con due tre mesi a Montecitorio. Lavoro da 33 anni nella scuola e l’impegno è in costante crescita, ma il problema non è semplicemente di stipendio. È importante il riconoscimento del merita, a partire dal reclutamento.
Bisogna che ci sia una selezione più severa, un processo questo che inizia a muovere i primi passi, e sia per i docenti che per i dirigenti scolastici il sistema deve tendere alla qualità.
Indubbiamente a questo deve corrispondere una maggiore retribuzione, anche perché noi docenti abbiamo la responsabilità di formare i futuri cittadini.

E serve una qualificazione economica dei diversi ruoli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA