E dalla macchia d'umido spuntarono gli antichi affreschi

E dalla macchia d'umido spuntarono gli antichi affreschi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Settembre 2016, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 13:05

Mettete una macchia d'umido che non va via e la necessità di intervenire stando molto attenti a non danneggiare una delle più antiche chiesette di Specchia, tra i borghi autentici più amati d'Italia. Ed è così che dei normali lavori di manutenzione hanno portato alla luce un vero e proprio tesoro, fatto di antichissimi affreschi dedicati a san Vincenzo e sant'Antonino ma anche alla Vergine.
Le opere sono state scoperte spostando il coro in legno addossato alla parete, per intervenire sull’umidità ai lati di una porta che permette l'accesso al deposito: dopo un attento lavoro di restauro durato due mesi, degli affreschi risalenti al 1626 sono ritornati a vivere. Merito dell’accurato lavoro di Dario Taras, esperto restauratore salentino, con l’ausilio di Giovanni Giangreco, consulente scientifico esterno, accreditato storico del Salento.

Tutti gli interventi di restauro conservativo, sono stati decisi e concordati con Caterina Ragusa, storica dell'arte, e funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto. Al termine del restauro, gli affreschi sono stati riportati ai colori e alla magnificenza del 1626, aggiungendo un’altra perla nel patrimonio storico–artistico di uno dei “Borghi più Belli d’Italia”, un lavoro apprezzato dagli specchiesi e ammirato dai numerosi turisti che nell’ultima estate hanno visitato la cittadina del Capo di Leuca.

 

Il complesso pittorico si sviluppa ai due lati della porta con due scene simmetriche: due Santi domenicani, in ginocchio davanti ad altrettanti altari, ammirano, quello a sinistra la Madonna col Bambino entro un gruppo di nuvole, probabilmente l’apparizione della Vergine a S.Domenico, quello a destra il Crocifisso, apparso probabilmente a S.Tommaso. Le due scene si svolgono in ambienti interni, probabilmente di chiese, con colonne, candelabri, decorazioni di muri a finti conci porte, una chiesa ed altri oggetti non ben riconoscibili elementi tipici degli arredi murari degli Ordini Mendicanti. Sul lato basso a sinistra di una porta di accesso a un locale e dell’autore dei dipinti si possono leggere solo le iniziali, probabilmente “V.C.”, nella parte inferiore destra di una delle decorazioni centrali,probabilmente un pittore salentino di cultura e tradizione tardo manierista, di qualità espressive non particolarmente elevate, ma di solida preparazione tecnica, con esperienza più di decoratore che di pittore.

La chiesa ex domenicana di Santa Maria del Rosario di Specchia, oggi sotto il titolo di S. Antonio da Padova, rappresenta la testimonianza più meridionale della presenza dei Frati Predicatori nell’antica Terra d’Otranto. Un luogo sacro attiguo all’antico complesso conventuale fondato dall’Ordine di S. Domenico di Guzman nel 1608 ad opera di frà Giacinto Riglietta da Lecce su commissione di Scipione Balsamo,Barone di Cardigliano e, probabilmente, sepolto nella stessa chiesa, e di tutte le famiglie notabili di Specchia. Anche il luogo sacro, di riflesso, nella sua costruzione fu ostacolato dalle difficoltà incontrate dall’Ordine dei Domenicani durante la loro presenza a Specchia, riscontrabili nelle pitture e negli interventi edilizi, realizzati nel corso dei secoli.
Il 7 agosto 1809 Gioacchino Murat emanò il Decreto sulla Confisca dei beni ecclesiastici,i Domenicani furono costretti ad abbandonare Specchia. Dopo la caduta di Napoleone, Ferdinado I° di Borbone, tornato sul trono di Napoli, restituì il Convento ai Domenicani, che non tornarono più a Specchia, lasciando al degrado il luogo sacro, portando il Vescovo di Ugento, nel 1904, a sospendere il culto nella Chiesa e a trasferire la sede della Confraternita nella Chiesa Madre. Tra gli anni Venti e la fine degli anni Trenta furono eseguiti dei lavori di restauro; nel 1939 fu sostituito l’altare maggiore in pietra leccese con un altro in marmo e fu rifatto il pavimento, sino ad arrivare alle decorazioni murarie scomparse dopo il Concilio Vaticano II.

© RIPRODUZIONE RISERVATA