Fotovoltaico: due società "fantasma" a Lecce per evadere oltre 30 milioni di imposte

Fotovoltaico: due società "fantasma" a Lecce per evadere oltre 30 milioni di imposte
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Giovedì 20 Ottobre 2016, 17:04 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 11:19
Avrebbe evaso imposte per oltre 30 milioni di euro una società spagnola che si occupava della realizzazione di mega-impianti fotovoltaici e che avrebbe operato sul territorio italiano attraverso due società "fantasma".

E' quanto è emerso da una complessa indagine portata a termine dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecce che in queste ore ha concluso la verifica fiscale a carico del gruppo societario iberico accertando ricavi non dichiarati al fisco italiano per 160 milioni di euro e di Iva per 9,5 milioni.

L’attività ispettiva è stata avviata sulla scorta delle risultanze investigative acquisite all’esito di una complessa indagine di polizia giudiziaria intrapresa oltre un anno fa dalla Procura della Repubblica di Lecce a carico di due società italiane, con sede legale in Roma e scritture contabili in Lecce, per presunte irregolarità fiscali nella importazione di pannelli fotovoltaici da Paesi extra-UE.
Le indagini, proseguite su delega della Procura della Repubblica di Roma ove il relativo fascicolo processuale veniva trasferito in seguito al fallimento delle due società, conducevano all’acquisizione di circostanziati elementi che confermavano come le citate società, facenti parte di un importante Gruppo multinazionale con sede in Spagna,  fossero state costituite nel perseguimento di una più ampia strategia imprenditoriale  tesa a consentire alla Capogruppo iberica, con sede in Madrid, di esercitare sul territorio nazionale attività d’impresa in totale evasione d’imposta.

Tale ipotesi avrebbe trovato conferma nelle successive indagini allorquando accertamenti sui rapporti bancari, contestuali riscontri presso fornitori e committenti e l’acquisizione delle dichiarazioni rese dai dipendenti delle società coinvolte, dimostravano come la Capogruppo spagnola, dovendo realizzare sul territorio nazionale impianti fotovoltaici di rilevante valore economico, aveva costituito le anzidette società italiane con il precipuo intento - secondo gli investigatori - di interporle tra la propria Stabile Organizzazione, non dichiarata al fisco, e i committenti degli impianti, frodando le casse dello Stato mediante l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali e l’omesso versamento delle imposte.

Secondo il sistema evasivo pianificato dalla capogruppo spagnola, le due società italiane dovevano operare nel seguente modo: una società avrebbe dovuto ricercare i clienti interessati alla realizzazione di impianti fotovoltaici di rilevanti dimensioni; l’altra era incaricata della realizzazione degli impianti, di fatto sub-appaltata ad altre imprese, e dell’acquisto delle materie prime necessarie (pannelli fotovoltaici, cabine elettriche, cavi etc.).Tali contratti, stipulati con i committenti degli impianti e i fornitori dei beni e dei servizi, in realtà venivano solo formalmente sottoscritti dalle società italiane che, prive di uomini e mezzi necessari all’adempimento delle obbligazioni assunte, di fatto agivano sotto il controllo e nell’esclusivo interesse della Capogruppo spagnola.

Quest’ultima, infatti, avvalendosi del proprio management, sovraintendeva attivamente alle varie fasi contrattuali, dalle trattative alla stipula dei relativi accordi, assumendo la direzione dell’esecuzione delle opere e  intervenendo anche nell’amministrazione delle stesse società italiane, come emerso durante le acquisizioni documentali presso il depositario delle scritture contabili in Lecce.
In tal modo le due imprese italiane assolvevano la funzione di mero schermo dietro il quale la società spagnola ha operato in totale evasione d’imposta,  omettendo qualsivoglia obbligazione sia di carattere fiscale che verso i fornitori, consapevole che le responsabilità per le violazioni commesse sarebbero ricadute sulle società italiane firmatarie dei contratti e formalmente obbligate alla presentazione delle dichiarazioni fiscali.

Nella pratica, hanno accertato gli investigatori, le società italiane avrebbero omesso di versare le imposte e di presentare le relative dichiarazioni annuali onorando solo parte delle obbligazioni derivanti dai rapporti commerciali intrattenuti con i fornitori, motivo per il quale sono state dichiarate fallite. La Capogruppo spagnola, dal canto suo, ha potuto competere sul mercato praticando prezzi concorrenziali resi possibili - secondo le indagini - dall’illecito risparmio d’imposta e dall’omesso pagamento dei beni e servizi acquisiti, conquistando in tal modo consistenti fette di mercato con effetti distorsivi sulla concorrenza.

A conclusione dell'attività d’indagine, è stato quindi denunciato alla magistratura per omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali il legale rappresentante della società spagnola, risultato anche amministratore delle società italiane. Sono in corso accertamenti patrimoniali eseguiti in collaborazione con le autorità spagnole per individuare i beni da sottoporre a sequestro per un valore pari alle imposte evase, complessivamente stimate in oltre 30 milioni di euro.
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