San Cataldo, è tempo di soluzioni: domani tavolo tecnico fra Comune e imprese

Il faro di San Cataldo
Il faro di San Cataldo
di Paola ANCORA
4 Minuti di Lettura
Domenica 28 Febbraio 2016, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 18:52
«Una periferia dimenticata», «un’enorme potenzialità», «la Cenerentola delle località balneari». Questa è San Cataldo agli occhi dei tanti che in questi giorni hanno animato il dibattito su Quotidiano e che guardano con interesse alla manifestazione del 13 marzo prossimo. Più che una protesta, una «festa di piazza», come l’ha definita il portavoce del neonato comitato “I Guardiani del Farò”, il comico Simone Mele. Una festa alla quale l’unico ospite “non gradito” sarà il personalismo. Al bando le strumentalizzazioni, porte aperte alla partecipazione di chiunque senta che è arrivato il momento di riprendersi San Cataldo, come recita lo slogan del Comitato.

Anche il titolo del viaggio del giornale alla scoperta di ciò che la marina è, sempre con lo sguardo puntato a quello che invece potrebbe e dovrebbe diventare, è “Riprendiamoci la marina”. E le decine di lettere ricevute in soli sette giorni testimoniano il desiderio dei leccesi di veder illuminata da luce nuova San Cataldo, oggi abbandonata a se stessa. Anche di questo si discuterà domani, nel corso di un tavolo tecnico organizzato dalla Giunta a Palazzo Carafa con la Camera di commercio e con le associazioni imprenditoriali e di categoria presenti in città. Obiettivo: individuare strumenti, strategie e criticità da risolvere per far ripartire San Cataldo.
L’elenco dei nodi da sciogliere è lungo. Nella marina dei leccesi non c’è un porto turistico: il progetto è sfumato più di un anno fa e da pochi giorni il Comune ha dato il via libera definitivo a un progetto da 3,3 milioni di euro - risorse della Regione - per l’ammodernamento e la messa in sicurezza della darsena, oggi un cul de sac per le alghe e la disperazione dei pescatori.
Niente trasporti: con la spending review a prosciugare i bilanci del Comune, negli anni gli stanziamenti per le linee dei bus sono stati drasticamente ridotti. E a risentirne è stata anche San Cataldo. Troppe poche corse e poche fermate. E se al bus si preferisce la bicicletta la situazione non cambia: piste ciclabili brevi, mal collegate fra loro o totalmente dimenticate, al punto che a pungolare la Giunta affinché intervenga con urgenza è stata la stessa maggioranza, con il gruppo “Lecce2017”.
Niente servizi. L’Acquedotto pugliese ha avviato i lavori per la realizzazione della rete fognaria fino a San Cataldo. Il cantiere occupa oggi metà carreggiata della strada provinciale 364 da Lecce alla marina. Ma i lettori e i frequentatori di San Cataldo chiedono interventi anche per l’illuminazione pubblica; per le aree di svago, dai parco giochi inesistenti alle aree a verde, per le quali l’8 febbraio scorso il Comune ha stanziato 20mila euro, da dividere però fra San Cataldo e le altre marine di Lecce, da Torre Chianca a Frigole, da Spiaggiabella a Torre Rinalda. Mancano farmacia, ufficio postale e bancomat, anche se, su quest’ultimo fronte, proprio nei giorni scorsi, l’amministrazione, per voce del consigliere delegato alle marine Antonio Lamosa, ha annunciato che è in corso un confronto con la Banca Popolare Pugliese per la futura, prossima installazione di uno sportello bancomat.
Nessun evento né valorizzazione dei beni storici e culturali. San Cataldo è rimasta fuori per anni dai ricchi cartelloni di eventi proposti da Palazzo Carafa. E gli unici concerti o show di cabaret offerti a chi raggiunge la marina sono stati quelli organizzati dagli imprenditori balneari del posto. «San Cataldo - dice Stefania Mandurino, di Pugliapromozione - non è e non va considerata “solo” la marina dei leccesi, ma è a tutti gli effetti un quartiere di Lecce, città d’arte e di mare. Deve diventare il lungomare della città, sfruttando la sua vocazione legata al segmento “natura-sport-benessere”, non solo al mare». Testa e cuore nel turismo, Mandurino disegna una vera e propria strategia sulla quale investire, «purché ci sia la volontà di farlo», ingrediente indispensabile a ogni impresa. «San Cataldo ha vicini due parchi - continua - le Cesine e Rauccio, a due passi ha il golf club di Acaya, conta su residence, idi e ristoranti, spazi verdi e impianti sportivi. Esiste un sito archeologico, che è il molo di Adriano. Ci sono tutte le potenzialità perché diventi il “quartiere benessere” del capoluogo, ma tutto questo presuppone che nel Piano urbanistico generale e nel Piano commerciale siano inseriti gli adeguati strumenti di valorizzazione della marina». Tradotto: andrebbero previste «modificazioni delle destinazioni d’uso, nuove licenze per i pubblici esercizi coerenti con questo modello e agevolazioni fiscali». Lecce e San Cataldo, quindi, non più “separate in casa”, ma unite in matrimonio dal verde. «In mezzo - chiude Mandurino - ci dovrebbe essere un grande parco». Come quello previsto, ricorda la responsabile di Pugliapromozione, in un vecchio progetto redatto dal dirigente comunale Ninì Elia, quando sindaco era Adriana Poli Bortone. Quel progetto trasformava l’area fra la città e la marina in un immenso giardino, collegando masserie e tratturi. Ma, come le buone intenzioni, è rimasto nel cassetto.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA