Salvemini: «Un danno permanente per la città
Il mio impegno è rimuovere l’opera»

Salvemini: «Un danno permanente per la città Il mio impegno è rimuovere l’opera»
di Paola ANCORA
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Giovedì 27 Aprile 2017, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 11:29

Carlo Salvemini, è appurato che non esiste una penale per smantellare il filobus, come lei ha annunciato di essere pronto a fare se verrà eletto sindaco. Ma ha valutato le conseguenze di una simile operazione? A partire dal suo eventuale costo.
«Che non esista una penale mi era noto, diversamente da altri che si candidano al governo della città senza conoscere le carte. Quanto ai costi di rimozione, che sono cosa ben diversa da una fantomatica e inesistente penale, andranno valutati e misurati. L’amministrazione sostiene ogni anno un costo di 1,2 milioni di euro per la gestione del filobus: una spesa totalmente improduttiva. Ribadisco quello che ho detto nei giorni scorsi: da sindaco, mi impegnerei a rimuovere il filobus, minimizzando gli oneri a carico del Comune. Si dovrà aprire un tavolo di confronto con il ministero e con la Regione».
Pare ottimistica la sua previsione di un “tavolo”: il ministero ha già evidenziato che lo smantellamento non sarebbe «un passaggio indolore». Un annuncio di guerra, non crede?
«Il ministero, come il Comune, è parte lesa in questa vicenda. Palazzo Carafa ha chiesto il finanziamento di un’opera su presupposti totalmente sbagliati, su volumi di traffico abnormi e inesistenti e attorno a un percorso errato, incapace di porsi al servizio dei bisogni dei cittadini. E va sottolineato che siamo ancora in attesa di capire se nella progettazione della filovia si siano consumati intenti corruttivi, questione che è al vaglio degli inquirenti e che sarà un processo a chiarire. L’ipotesi è che il filobus sia stato realizzato perché così avrebbe deciso il consulente giuridico dell’allora sindaco della città, circostanza che ha indotto il Comune a costituirsi parte civile in quel processo. Di fronte a tutto questo ci sono ragioni sufficienti - e mi conforta sapere che anche autorevoli avvocati della città, come Luigi Quinto, siano dello stesso avviso - per dire che il sindaco della città debba sedersi a un tavolo con il ministero e verificare la possibilità di rimediare a questo danno permanente».
Sono stati spesi 23 milioni di euro di risorse pubbliche: la Corte dei Conti accenderà un faro. Non teme di esporre l’ente a un’inchiesta dagli esiti imprevedibili?
]«Ma il danno è stato ed è per il Comune e per il ministero. Evocare la Corte dei Conti, oggi, lascia il tempo che trova. E mi risulta, anzi, difficile immaginare che ci potrà essere una azione di responsabilità nei confronti della città e di chi si impegna a rimediare al danno e non, invece, nei confronti degli amministratori di allora, che hanno voluto quell’opera. Non si tratta di una ripicca politica: il mio è un impegno. Che dà ragione della consapevolezza diffusa fra i leccesi che questa opera è un danno e un costo al quale non è giusto far fronte. Ricordo quello che disse nel 2011, l’allora assessore alla Mobilità della Giunta Perrone, Giuseppe Ripa».
Che cosa?
«Disse che “perché il filobus sia conveniente, dovrebbe trasportare una media di 13mila persone al giorno, mentre a Lecce si arriverà a punte di 6.500. È come se, avendo i finanziamenti, si costruisse a Frigole un aeroporto più grande di Fiumicino”. I passeggeri reali, in realtà, sono 650 al giorno. Non credo si debba aggiungere altro su un’opera che difende ormai solo il candidato del centrodestra e che è stata voluta dall’amministrazione Poli Bortone».
Anche Mauro Giliberti, per la verità, ha detto che sarebbe pronto a smontare il filobus, se non ci fossero esborsi consistenti per il Comune.
«Ma Giliberti non si è documentato e non è stato bene informato nemmeno da chi lo accompagna. Anziché dare del demagogo a me, dovrebbe forse rimproverare i suoi consiglieri».
 

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