“Parcheggio” vista mare per auto e camper: lo scempio

“Parcheggio” vista mare per auto e camper: lo scempio
di Francesca SOZZO
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Mercoledì 27 Luglio 2016, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 21:13

Ci sono luoghi che non dovrebbero essere violati. Lo pretendono la bellezza, la natura, la pace che regalano. Lo pretende uno sviluppo del territorio lungimirante che dovrebbe tutelare il suo patrimonio più importante. Uno di questi è la costa, salentina nello specifico. Attraente, affascinante, selvaggia in alcuni punti e per questo inespugnabile. Eppure c’è chi quotidianamente viola questa bellezza nell’indifferenza di chi dovrebbe vigilare e proteggere. Lamiere roventi abbandonate al sole parcheggiate sulle sinuose scogliere bagnate dalle acque del mare che in giorni di maestrale le accarezza dolcemente alleviandone la calura. Lamiere, quasi fossero delle lame di coltello che si infilano dolorosamente nel cuore della natura, ferendola. Uno, due, tre, decine di coltellate, decine di auto parcheggiate sulla Punta dell’Aspide a Santa Maria al Bagno, in agro di Nardò. Deposito archeologico dell’età protostorica, l’Aspide altro non è che un parcheggio vista mare non solo per le automobili ma anche per camper e roulotte che ogni giorno trovano posto praticamente “in acqua”. Giusto due passi e il tuffo è servito. Sull’area, sita sul lungomare che collega Santa Maria al Bagno a Santa Caterina, esiste un divieto di accesso e di sosta per i camper ma solo dalle 2 alle 6. Il che significa che per il resto della giornata tutto è concesso anche il parcheggio delle auto che - nella giornata di ieri - non erano tantissime forse a causa del sole nascosto dalle nuvole che non ha invitato alla tintarella, ma nel fine settimana e in serata diventano un centinaio. Il “parcheggio”, infatti, viene utilizzato da chi deve raggiungere le due marine di Nardò sia per andare al mare che per trascorrere la serata nei locali della costa.
 

 

 
Oltre alla brutta cartolina che il territorio mette in mostra, il problema è ben più grave. Quello dei danni ambientali. Se in quel punto, infatti, la strada è “spianata” da anni, sintomo che si è volutamente scelto di far parcheggiare - forse a causa della carenza cronica di aree parcheggio -, in altre zone della costa piuttosto si rischia di spaccare i copertoni della macchina ma ci si arrampica ovunque pur di trovare un posto in cui lasciate l’auto. Da una parte le cattive abitudini, dall’altra parte le amministrazioni comunali, soprattutto quelle di città turistiche, che ancora non hanno capito che il Salento necessita di un “piano dei parcheggi”. Perché è certamente da incivili sostare sulla scogliera, ma una “alternativa” va data e presto.

Accade a Torre Uluzzo: strada senza uscita all’interno del Parco naturale regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano istituito con la Legge Regionale del 15 marzo 2006, n. 6. Nel 2007 è stato inserito dal Fondo per l'Ambiente Italiano. Che già solo la definizione dovrebbe invitare al buon senso. E invece con l’auto si arriva fin sotto la torre, irrangiungibile ad un certo punto - e per fortuna - pur di non far qualche passo in più. Il Parco di Porto Selvaggio merita un capitolo a parte. Ma proseguendo il viaggio lungo la litoranea che da Santa Caterina arriva fino a Porto Cesareo - uno dei tratti più belli e selvaggi con la terra rossa che contrasta con il verde della macchia mediterranea, dei fichi d’india e l’azzurro del mare oltre gli scogli - si incontra Torre in Serraglio. Poco il male, in quella zona, le auto si muovono lungo sentieri sterrati che da anni ormai conducono al mare. Vige il divieto di sosta camper nella zona e ieri mattina, a differenza di tanti altri giorni, di camperisti non se ne sono visti.

In salvo, fortunatamente e dopo anni, la suggestiva Palude del Capitano, anch’essa inserita nel Parco regionale. La natura regala delle piccole calette tra gli scogli che accolgono l’acqua verde e fredda in cui godersi un bagno da favola. Poche le persone che affollano la zona frequentata da intenditori del mare. Una catena, posta all’ingresso dell’area, invita a lasciare l’auto altrove e raggiungere a piedi la baia. Anche se, facendo qualche centinaio di metri in più e infilandosi in alcune traverse della strada principale si riesce ad entrare e costeggiare il mare. Nell’area restano i bagni chimici e i cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti, un invito a rispettare la natura. Insomma non ci sono scuse, bisogna necessariamente essere civili.

Pochi chilometri più avanti si arriva a Sant’Isidoro, zona della Riserva Naturale dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, istituita con Decreto del Ministero dell'Ambiente del 12/12/97, pubblicato sulla G.U.
n. 45 del 24 febbraio 1998. Con i suoi 16.654 ettari di superficie marina tutelata, è la terza per estensione in Italia. Il rispetto? Neanche a dirlo. All’ingresso delle due torri, un bel segnale di segnaletica verticale ricorda che i camper non possono parcheggiare. Ignorato abbondantemente. Due camper e due auto ieri mattina erano parcheggiati ai piedi della Torre in barba a qualunque divieto vigente. Altri camper sono sistemati davanti al mare. E d’altronde chi non desidera svegliarsi la mattina con vista mare nella pace della natura prima ancora che il paese inizi a vivere? Già.

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