«Sacra Corona Unita vitale nel Salento»
la denuncia della Procura Antimafia

«Sacra Corona Unita vitale nel Salento» la denuncia della Procura Antimafia
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Venerdì 23 Giugno 2017, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 09:55
La Sacra Corona Unita è tutt’altro che in letargo. È quanto emerge dalla relazione annuale 2016 della Dna (Direzione nazionale antimafia) presentata ieri a Roma, che ha messo in luce come invece l’organizzazione criminosa sia «vitale e rinnovata».
«Le attività di indagine in corso, sia con riguardo alla provincia di Brindisi che a quella di Lecce testimoniano di una perdurante, e per certi versi rinnovata, vitalità dell’associazione mafiosa Sacra corona unita, da tempo insediata in questi territori» è stato sottolineato durante la conferenza stampa della relazione presentata alla presenza del procuratore nazionale Franco Roberti e della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi.
Secondo la relazione della Dna «tutte le principali attività criminali delle due province, infatti, benché talora possano apparire autonome ed indipendenti da logiche mafiose, ad uno sguardo più approfondito risultano fare riferimento alla associazione mafiosa, cui comunque deve essere dato conto».
«Preoccupanti» anche «i segnali che si colgono sul condizionamento della collettività civile da parte dei clan mafiosi. «Segnali che devono essere raccolti e contrastati con un sinergico impegno della società civile e politica con la magistratura e le forze dell’ordine». Secondo la relazione si deve invertire una tendenza che oggi «appare veramente allarmante, soprattutto nel momento storico attuale nel quale l’espansione turistica dell’intera Puglia e della Basilicata ed il benessere che ne deriva potrebbe essere inquinata e frenata dai fenomeni criminali, con conseguenze disastrose per l’intera collettività».
Una conclusione cui si giunge, secondo la relazione della Dna - anche dopo aver esaminato la situazione dei clan mafiosi nel distretto di Lecce dove si legge «il ruolo della criminalità organizzata appare enfatizzato dalla crisi economica, a causa della quale si sono aperti per le organizzazioni criminali nuovi spazi di intervento, avendo le stesse assunto un ruolo di interlocuzione con la società civile, segnale di un conseguito consenso sociale o, comunque, di un’accettazione e condivisione di logiche criminali e mafiose, con conseguente legittimazione per i clan, abbassamento della soglia di legalità e, nella sostanza, il riconoscimento di un loro ruolo nel regolare i rapporti nella società civile in una prospettiva della loro definitiva sostituzione agli organi istituzionali dello Stato».
 
La Dna ha, poi, aggiunto che «la mafia lucana e, in particolare, quella potentina, sta sviluppando una spiccata capacità ad intrecciare rapporti, prevalentemente di natura corruttiva, con amministratori pubblici e politici locali, finalizzati ad ottenere più agevolmente appalti per servizi ed opere pubbliche e, quindi, compiere un salto di qualità verso un pieno inserimento nell’economia locale; a ciò si aggiunga la dimostrata attitudine ad effettuare lucrosi investimenti, in particolare nel settore delle scommesse e del gioco d’azzardo». Permane, tuttavia, «in particolare per il circondario di Matera, una sorta di difficoltà nel percepire e valutare i fenomeni criminali che si realizzano nel territorio».
Una parte della relazione riguarda, infine, la mafia foggiana, definita «Impenetrabile, spietata e pericolosa». Un’organizzazione che da sempre desta maggiore preoccupazione nel distretto che comprende le province di Bari , Bat e Foggia, «a causa dello spessore qualitativo» degli affiliati ai clan mafiosi. «Né - dice la relazione - sembra scalfita dall’azione di contrasto posta in essere instancabilmente da magistratura e forze dell’Ordine la progressiva e costante evoluzione verso il moderno modello di “mafia degli affari”, ben espressa dalla penetrante infiltrazione nel settore agro-alimentare, particolarmente florido nella locale economia».
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