Regionale 8, sindaci contro lo stop «Ripartano i lavori»

Regionale 8, sindaci contro lo stop «Ripartano i lavori»
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Giovedì 11 Febbraio 2016, 09:26
L’altolà dei sindaci: «Vogliamo la Regionale 8, non possiamo perdere questa grande opportunità. In gioco c’è la sicurezza stradale e il futuro del territorio». Bocciata dal Consiglio di Stato prima del definitivo sblocco del cantiere e ora in bilico sul fronte delle autorizzazioni dopo lo stopo dei giudici. L’opera di messa in sicurezza della Regionale 8 - che dovrebbe collegare Lecce alla zona di San Foca, marina di Melendugno - torna in discussione. Ma i sindaci coinvolti non arretrano: «Riapriamo il confronto e ragioniamo sull’opportunità di apportare nuove modifiche al progetto. E facciamolo presto perché il cantiere non si tocca. È strategico per il lavoro e per il Salento».
Non è la prima bocciatura per il progetto in causa, pensato oltre venti anni fa. Già rimodulato due volte, a luglio corso ha ottenuto anche l’assenso della Presidenza del Consiglio dei ministri dopo il “no” della Soprintendenza. I giudici hanno accolto il ricorso in appello di Sis immobiliare srl, proprietaria di un ampio compendio di terreni in agro di Vernole, e ribaltato il precedente “verdetto” del Tar.

Il “nodo” intorno al quale Regione, Comuni interessati (Lecce, Lizzanello, Vernole e Melendugno) e ditta Leadri (con la Ccc titolare dell’appalto da 55 milioni di euro) stanno compiendo la propria valutazione attiene essenzialmente all’attualità del pronunciamento del Consiglio di Stato. I sindaci evidenziano che i giudici si sono pronunciati sul progetto precedente a quello oggetto dell’ultima variante. Quanto i “vizi” procedurali sollevati in relazione al primo progetto possano inficiare la procedura osservata dalla Regione nell’elaborare l’ultimo progetto di variante, “approvato” anche dal Governo, è la questione che, in queste ore, tiene banco. Matassa difficile da sbrogliare con la Regione che, a poche ore dal verdetto, prende tempo in cerca di una soluzione. Una serie di opzioni da valutare, negli uffici a Bari, per salvare il cantiere dopo un’attesa già lunga 25 anni.

Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, si dice «amareggiato» per l’esito del contenzioso e mette le cose in chiaro: «Questo progetto mirava al miglioramento della sicurezza stradale e allo sviluppo del territorio. Come amministratore, mi sento sconfitto». Poi, il sindaco salentino entra nel merito della sentenza: «Si esprime sul primo progetto, quello di 5 anni fa. Quindi, è uno strascico creato dal primo progetto. Quando noi sindaci ci mettemmo in mezzo per cercare di far ripartire i lavori per questa infrastruttura, da tutti ritenuta necessaria, puntavamo a superare contenziosi e criticità. Oggi i giudici contestano la validità della Valutazione di impatto ambientale. A tal proposito – afferma Potì – posso dire che il progetto di variante che iniziò nel 2013 ha goduto di nuova Via a luglio 2015. Secondo: errate modalità di esproprio. Con la nuova procedura, secondo me si potrebbero superare. Terzo: la strada dovrebbe essere adeguata a una categoria di sicurezza di tipo “c”, quindi spartitraffico di 2,5 metri, carreggiata più larga e non solo».

E siamo al pomo della discordia. «Questo – aggiunge il sindaco – mi sembra l’aspetto più critico da recepire perché la nuova variante ha di fatto ridotto al minimo l’impatto dell’opera. Ci si dice, per esempio, fate i cavalcavia e non i rondò. Ma questo implica maggior consumo di cemento e di suolo. Auspico la riapertura del confronto. Dobbiamo decidere cosa fare. Nella peggiore delle ipotesi si rifà tutto di nuovo oppure si rinuncia all’opera. E in quel caso l’azienda sarà legittimata a chiedere il risarcimento». Da un Comune all’altro: stessa preoccupazione, stessa dichiarata volontà di non arretrare. «Da sindaco mi sento danneggiato da chi quest’opera la sta fermando», incalza il primo cittadino di Vernole, Luca De Carlo. «Io - dice - mi sono trovato all’atto del mio insediamento con l’avvio dei lavori concordato per una parte di tracciato non interessata da “dissapori”. La Regione voleva realizzare una variante che ci avrebbe dato la possibilità di salvaguardare il paesaggio e noi ritenemmo di incidere sulla riduzione dell’asse stradale e delle rotatorie (diametro) e sul fatto che Vernole non fosse marginale rispetto all’asse viario. Certo, tocca a Regione e Soprintendenze decidere sulle autorizzazioni. Mi sento danneggiato perché mi ritrovo con 3 chilometri di arteria che non ho fatto realizzare io e oggi il cantiere è fermo. Il Comune - aggiunge il sindaco di Vernole - non può fare nulla, ma sicuramente la strada non può rimanere così. Bisogna tornare a sedersi per trovare, con urgenza, una soluzione».
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