Caos Pd, rinuncia anche Rapanà: «Non mi candido a sindaco». Il gelo di Emiliano sul suo nome

Giuseppe Rapanà
Giuseppe Rapanà
di Paola COLACI
4 Minuti di Lettura
Domenica 15 Gennaio 2017, 17:56 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 00:45
«Ringrazio tutti coloro che mi hanno onorato proponendo la mia candidatura a sindaco di Lecce per la coalizione di centrosinistra, ma non sussistono le condizioni per la mia candidatura». Giovanni Rapanà declina l’invito del Pd e si sfila dalla corsa per la candidatura a sindaco del centrosinistra. Prima un giro di telefonate con i vertici della segreteria dei Democratici per comunicare la sua volontà. Poi un sms inviato ieri sera alle 18 con cui il commercialista leccese ha messo fine alla partita delle trattative. Una rinuncia, per certi versi, a sorpresa.

«Ringrazio chi mi ha proposto un ruolo pubblico del tutto nuovo rispetto alla mio curriculum professionale – ha scritto Rapanà nel messaggio - dopo un’attenta riflessione, ho maturato il convincimento che non sussistono le condizioni per la mia candidatura e, pertanto, declino il prestigioso invito. Sono certo che le forze politiche saranno in grado di individuare al più presto il percorso necessario per la scelta del candidato».

Al Pd non resta altro che incassare il quarto “no” dopo quelli dell’avvocato Saverio Sticchi Damiani, del presidente della Camera di Commercio Alfredo Prete e del senatore della Puglia in Più Dario Stefàno. Un altro flop per un partito che sembra aver perso il bandolo della matassa. Un altro candidato “bruciato” tra polemiche, veti e contrasti interni.
Eppure sul 56enne tecnico di area la partita sembrava quasi chiusa. Lo scorso mercoledì era stato il segretario cittadino Fabrizio Marra, per conto del partito, ad offrirgli la candidatura a sindaco del centrosinistra. Un percorso verso le Comunali su cui gli “alleati” stavano maturando le loro posizioni. Il sì della Puglia in Più era arrivato già al tavolo con il gruppo del senatore Dario Stefàno pronto a sostenere Rapanà. L’Udc, invece, aveva preso tempo manifestando più di una riserva: al tavolo degli alleati Salvatore Ruggeri, numero uno dello Scudocrociato in Puglia, aveva tirato il freno a mano riproponendo prima la convergenza su Stefàno e poi tirando fuori il nome del capogruppo Udc, Luigi Melica. Infine, Ruggeri aveva chiesto più tempo per sentire gli esponenti del suo partito e prendere una decisione: riserva che per tutta la giornata di ieri non era ancora stata sciolta.

Sta di fatto che Rapanà ha preferito giocare d’anticipo sgombrando il campo. E in queste ore s’inseguono le interpretazioni sulle vere ragioni del «No, grazie»: su questo il commercialista, nella sua nota, ha voluto sorvolare. I bene informati accendono i riflettori su Bari: decisivi i rapporti gelidi con il Governatore Michele Emiliano che, al bivio per la “benedizione” finale sulla candidatura, non avrebbe mosso un dito. Di più: Emiliano ha detto di non conoscerlo nonostante lo abbia incontrato in più di un’occasione per il ruolo di presidente del Collegio dei sindaci di Acquedotto Pugliese - pilastro della governance del sistema Regione - ricoperto dallo stesso Rapanà. E così, invece di una telefonata o di un “incoraggiamento” - era quello che si aspettavano in casa Pd nelle ultime 48 ore -, è arrivata quella che è stata interpretata come una presa di distanza. Il gelo da parte di Emiliano come pure di altre personalità del Pd - e qui altre voci rimandano all’assessore regionale Loredana Capone - che fanno parte della squadra salentina del partito a Bari. Emiliano che, fino all’ultimo, ha sperato - e forse spera ancora - in un ripensamento del senatore Stefàno tanto che ieri sera si è tornati a bussare alla sua porta. La risposta è stata ferma. Stefàno ha confermato la sua «indisponibilità» a candidarsi per le ragioni politiche - la mancanza di unità nel Pd - espresse nel post su Facebook di qualche giorno fa.

Pensano in molti che ora Emiliano dovrà prendere il pallino in mano per la ricerca di una soluzione. E qui ci sono le indiscrezioni che si rincorrono da settimane sull’asse Lecce-Bari: l’obiettivo di un accordo trasversale che, senza troppe bandiere di partito e in nome di un civismo costruito più sui nomi che sui simboli, possa portare il Pd verso l’ex assessore Alessandro Delli Noci, già in campo con la sua candidatura a sindaco. Ipotesi, appunto, perché al momento la certezza è una sola. È di nuovo tutto da rifare e i nervi dalle parti della federazione provinciale di Via Tasso sono sempre più tesi. Con una guerra Lecce-Bari - rimasta finora sottotraccia - che è l’altra faccia di una coalizione allo sbando.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA