Sporchi, maleducati e incivili: è l’estate del turismo cafone

Sporchi, maleducati e incivili: è l’estate del turismo cafone
di Fabiana PACELLA
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Domenica 4 Settembre 2016, 17:41
Mare cristallino, sabbia fine. L’importante non guardarsi alle spalle, non voltarsi indietro. Ché la cartolina “baci dal Salento xxx” si sgretola miseramente sotto i colpi di inciviltà dei più, locali e forestieri non fa differenza. I maleducati stanno ovunque.
Una passeggiata di dieci minuti a Torre Lapillo, località di Porto Cesareo, meta tra le più gettonate dell’estate in corso, è sufficiente per rimediare un travaso di bile senza precedenti. Dalla spiaggia al centro abitato, la vacanza “cafonal” di molti fa a pugni con gli sforzi, pure numerosi, di quanti vogliono far decollare un territorio che di turismo vive.
Ma resta difficile, una sfida da titani quasi, fronteggiare la calata degli Unni che, ad esempio – moda di quest’anno - squarciano i muretti a secco per ricavarne pietre vive cui legare gli ombrelloni piazzati – abusivamente – sulle spiagge libere. Hai voglia a parlare di tradizione artigiana e identità di un territorio, vallo a spiegare agli ignoranti, quanto lavoro c’è dietro quei muretti.

Rimanendo in spiaggia, da un lato l’acqua trasparente, dall’altro sfilze di tende di ogni misura, piazzate sull’arenile libero e addirittura a ridosso di abitazioni che, piaccia o no, sono regolari o regolarizzate, i cui proprietari hanno muri e ingressi invasi da quanti vogliono dormire a due passi dal mare, fregandosene di occupare il demanio senza alcuna autorizzazione. Su escrementi e residui di cibo sparsi tra sabbia e Jonio, diretta conseguenza della vacanza con campeggio selvaggio, meglio glissare.
Il mare diventa wc a cielo aperto anche per i commercianti ambulanti – abusivi pure quelli, ça va sans dire – che mai come quest’anno, hanno letteralmente invaso la costa con decine e decine di negozi ambulanti, enormi bazar su due e quattro ruote, e banchetti fissi piazzati sulla spiaggia trasformata in un suk a cielo aperto. Molti di loro dormono sull’arenile libero, cucinano e puliscono le vettovaglie in acqua. Rispetto per la cosa pubblica e civiltà? Valori sepolti sotto la sabbia. Eppure è da ognuno, singolarmente preso, che parte il rispetto per le cose e le persone, per l’ambiente intorno, per i diritti propri e degli altri.

Ma la libertà involve in egoismo bieco, strafottenza, salvo poi trasformarsi, al ritorno dal mare, in leoni da tastiera senza freni, che lamentano sui social disservizi e cattiva gestione della cosa pubblica con una faccia tosta che fa ancora più disgusto, forse, dell’inciviltà di quei leoni senza criniera.
Si abbandona la costa, direzione centro abitato. Va ancora peggio, se peggio di così è possibile. Via Palmieri, Torre Lapillo, una turista con accento lombardo e modi gentili, posa con grazia il pannolino sporco del suo pargolo per terra, vicino al marciapiede, e va via con nonchalance, come se qui fosse tutto concesso, come se i salentini non meritassero il rispetto che meritano tutte le persone che popolano il globo terrestre.

Qualche passo in avanti, a sinistra, via Grandi: per oltre un mese gli abitanti di un villino all’angolo, hanno piazzano tre grossi vasi da giardino, davanti al cancello arrugginito e chiuso con un lucchetto. Non avevano passo carrabile, semplicemente non volevano che altri parcheggiassero vicino casa e hanno occupato così, in maniera green, il suolo pubblico. Fino a due giorni fa, quando l’arrivo dei vigili urbani ha riportato le piante in giardino.
Sono in buona compagnia, però. Decine di altre facce toste lo fanno: via Pigafetta, Borsi, De Dominicis, Coco Primaldo, piazza e vie del mercato, e via a continuare che non basterebbero decine e decine di colonne in cronaca. Sgabelli, stendini, sedie di ogni fatta e addirittura rami e tronchi di albero, pur di non far parcheggiare gli altri. «Questo pezzo è mio», rispondono i cafoni.

Quelli meno scenografici invece, piazzano cartelli fai da te, fogli A4 plastificati e finti divieti di sosta e passi carrabili, assolutamente non autorizzati dal Comune, davanti ai propri cancelli per inibire il parcheggio altrui. «Lasciare libero il passaggio», «Lasciare libero il passaggio sempre, per favore», ché magari dietro a quella cancellata si nasconde un’area sosta a pagamento da cui fare soldi, senza versare il minimo contributo previsto per un passo carrabile regolare.

E si toglie spazio, e si tolgono danari alle casse pubbliche, ma soprattutto si pregiudica irrimediabilmente un territorio e il buon nome che il Salento s’è fatto puntando sull’ospitalità di gran parte della gente del posto. Colpita con un pugno in pieno volto, sferrato dalla maleducazione diffusa e incontrollata.
Che culmina – è l’apoteosi - con le facce truci, arrabbiate e nervose dei “ritornanti dal mare”. In coda in auto, all’incrocio tra via Torre e via Zanella, dopo un’intera giornata al mare. Vogliono passare in fretta, non sopportano la fila e quanti – come loro – sono stati in vacanza e rientrano alle loro case in paese. Vorrebbero la strada libera, tutta per loro. E allora strombazzano, imprecano come barbari: «Non funziona nulla, è uno schifo». L’indomani saranno ancora lì, puntuali, sotto l’ombrellone lasciato abusivamente sulla spiaggia libera per accaparrarsi, prima del vicino, un posto all’ombra.
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