Il Parco Paduli alla Biennale di Architettura: utopie e ambiente

Foto: Alberto Caroppo
Foto: Alberto Caroppo
di Giorgia SALICANDRO
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Sabato 4 Giugno 2016, 19:03 - Ultimo aggiornamento: 19:33

Tecnicamente è ancora un grande fazzoletto di terra dominato da ulivi secolari, diviso tra decine di proprietà nel cuore delle Terre di mezzo, eppure tutti, ormai, lo chiamano “Parco”. Basterebbe questo a spiegare perché il Parco dei Paduli è tra i venti progetti selezionati per il Padiglione Italia alla quindicesima Mostra internazionale di architettura a Venezia, dedicata quest'anno al tema “Reporting from the front”. Lo spazio ospita i migliori progetti realizzati in tutto il mondo da architetti italiani, che facciano da contrasto alla marginalità e al degrado.
“Taking care” è, non a caso, il titolo della mostra: cura dello spazio – una scuola, un parco, un lungomare – e, insieme, della comunità che vi abita o lo attraversa. Un'operazione di immaginario, a partire dal 2003 con le attività di progettazione partecipata promosse dal Lua, insieme alle Amministrazioni e agli abitanti di dieci Comuni.
 

 
A distanza di tredici anni non c'è un ente parco, eppure tutto è cambiato nel grande uliveto, oggi animato tutto l'anno da una rete di progetti coordinati dal Lua e gestiti dal Laboratorio urbano Abitare i Paduli, con il sostegno di soggetti pubblici e privati: un albergo diffuso, un percorso cicloturistico, produzione e commercializzazione dell'olio e tanto altro. Un'esperienza di tutela paesaggistica e insieme la scommessa per una rinascita economica virtuosa, che dallo scorso 27 maggio si racconta a Venezia. «Abbiamo cercare di lavorare per una forma di tutela diversa da quella della riserva naturale - spiega Mauro Lazzari dello studio Metamor, responsabile della realizzazione dei progetti del parco – ciò che protegge un uliveto abbandonato è la presenza dell'essere umano e le sue buone pratiche. La produzione agricola ma anche altre attività, perché l'agricoltura da sola non basta. Da questo nasce l'idea del parco multifunzionale».
E i frutti di questo esperimento non sono mancati, in tutti i sensi. Il Parco, infatti, nel 2015 è stato selezionato al Premio europeo del paesaggio e un paio di mesi fa è stato inserito tra le best practice della banca dati Gelso dell'Ispra, Istituto di ricerca del ministero dell'Ambiente. Ma, accanto al concetto, c'è la sostanza: l'olio Terre dei Paduli, prodotto da cinquecento piante celline e oglialore è tra i “vip” degli oli a livello nazionale citati nell'Atlante degli oli italiani.
Quando finisce la raccolta, l'oliveto comunale di San Cassiano resta aperto ai turisti “new age” di tutto il mondo, con la sua “caseddhra” trasformata in “casa passiva” con emissioni “0” e gli eco rifugi all'ombra degli alberi. E, a breve, l'esperimento verrà replicato a Nociglia.
Foto: VHS

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