Noemi, il fidanzato scarica la colpa su Noemi:
«L'ho uccisa perché voleva sterminare la mia famiglia»

Noemi, il fidanzato scarica la colpa su Noemi: «L'ho uccisa perché voleva sterminare la mia famiglia»
di Erasmo MARINAZZO
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Settembre 2017, 13:49 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 13:19

È uscito dalla caserma salutando e irridendo il pubblico al termine di un lungo interrogatorio in cui ha tentato di scaricare la colpa sulla ragazza, accusandola di avere l'intenzione di «sterminare la sua famiglia», il fidanzato killer di Noemi Durini.
Una versione che ribalta le dichiarazioni di ieri quando la sua confessione ha permesso agli inquirenti di ritrovare il corpo della ragazza, uccisa con una coltellata e poi sepolta sotto un cumulo di pietre.
È in quel fondo maledetto, sulla strada che porta da Castrignano al mare di Santa Maria di Leuca, che è finita la vita della sedicenne, “innamoratissima del suo ragazzo", come raccontava chi li conosceva. Il corpo parzialmente nascosto da alcuni massi. L'assassino, per sua stessa ammissione, è il suo fidanzato 17enne. Ma risulta indagato per concorso in sequestro di persona e occultamento di cadavere anche il padre di lui, le cui dichiarazioni sul rapporto tra i due ragazzi - rilasciate alla trasmissione Chi l'ha visto nelle ultime ore hanno indignato gran parte dei telespettatori.
I genitori e i parenti di Noemi intanto chiedono giustizia, dopo che nella mattinata di ieri è arrivato l'epilogo peggiore e più temuto nel giallo. Della 16enne non c'erano tracce da 10 giorni: quando alla fine, messo sotto torchio dai carabinieri il ragazzo ha confessato.
In mattinata il 17enne era stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario, iscrizione disposta dopo l'analisi delle dichiarazioni rese dal minorenne ai carabinieri dopo la scomparsa di Noemi e sulla base degli elementi finora raccolti dagli investigatori. Più volte interrogato dopo la scomparsa della 16enne, il fidanzatino ha fornito dichiarazioni contraddittorie. Inoltre si era deciso di ipotizzare il reato più grave di omicidio volontario rispetto alla prima ipotesi (contro ignoti) di sequestro di persona, perché c'era la necessità investigativa di procedere ad accertamenti tecnici invasivi.

 
L'iscrizione del ragazzo nel registro degli indagati occorreva anche alla nomina di un difensore che potesse assisterlo durante gli accertamenti sulla Fiat 500 sequestrata dai Carabinieri con cui domenica mattina era andato a prendere Noemi da casa prima che sparisse nel nulla. L'auto è stata sequestrata dai carabinieri del Ris.
La Fiat 500 è la macchina guidata dal fidanzato 17enne di Noemi, sentito dai magistrati della Procura ordinaria e dei minorenni che indagano per sequestro di persona. Domande e risposte andate avanti per ore, con l’assistenza di uno psicologo (trattandosi di un minore). Sentito anche il padre, proprietario dell’auto e che ha mostrato una particolare avversione alla relazione del figlio con Noemi.
Il ragazzo inizialmente non avrebbe fornito indicazioni precise su dove avrebbe lasciato Noemi per strada ed in compagnia di quali persone, quando è stato sentito come “persona informata sui fatti” dai pubblici ministeri Donatina Buffelli ed Anna Carbonara. Perché è stato lui a passare a prenderla da casa all’alba di domenica 3 settembre, poco prima delle 5, quando Noemi lo ha raggiunto senza portarsi dietro l’inseparabile smartphone. Come se dovessero scambiarsi per strada solo qualche parola o effusioni fugaci.
Nel filmato estratto dall’impianto di videosorveglianza di una villa si vede l’utilitaria arrivare e fermarsi in via San Nicola, vicino la casa della ragazza. A bordo ci sono loro due. E’ buio, l’illuminazione pubblica e i fari dell’auto sono accesi. Dopo una decina di minuti la 500 riparte. A fari spenti. E l’illuminazione pubblica non funziona più. Non è stato possibile capire se Noemi era ancora in auto. Secondo le indicazioni del fidanzato, sarebbe scesa dall’auto dalle parti del campo sportivo sulla strada per Alessano. Anche per questo ieri le ricerche dei vigili del fuoco “Nucleo speleo alpino fluviale” e dei Tas (Topografia applicata al soccorso) con i cani specializzati, si sono concentrate in quella zona. Contrada “puzzeddhe” perché caratterizzata da una serie di pozzi. Cinque le zone “battute”: oltre a Specchia, anche Alessano, Montesardo, le grotte di Macurano e le campagne intorno a Barbarano.
Dunque, c'era una pista precisa per individuare gli eventuali responsabili: quella dell’avversione delle rispettive famiglie alla storia d’amore fra Noemi ed il fidanzato. Una storia tormentata. Una relazione mal vista. Contrario il padre del fidanzatino perché non gli sarebbe andata a genio l’indole troppo indipendente della ragazza. “Un cancro”, la sua risposta su Facebook all’annuncio di Noemi del fidanzamento “ufficiale” del 12 agosto.
Un’avversione ricambiata dalla famiglia della ragazza: la madre di Noemi aveva presentato una denuncia alla Procura per i minorenni con l’apertura di un’inchiesta per violenza privata contestata al fidanzato. Parallelamente è stato aperto un procedimento civile per verificare come e se il ragazzo fosse seguito ed educato in famiglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA