Noemi, minacce e insulti sul web agli avvocati del 17enne

Noemi, minacce e insulti sul web agli avvocati del 17enne
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 18 Settembre 2017, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 09:59

Insulti e minacce agli avvocati che hanno preso la difesa del 17enne reoconfesso dell’omicidio della fidanzata Noemi Durini, 16enne di Specchia. Il “partito forcaiolo” si è scatenato sul web appena i genitori di L.M., di Alessano, hanno nominato l’avvocato Paolo Pepe. E anche all’avvocato Luigi Rella è stata riservata una sfilza di parole offensive - ed anche l’auspicio che certe cose accadano alla sua famiglia - sull’inopportunità di garantire la difesa a chi ha ammesso di aver ucciso la giovanissima fidanzata con un colpo di coltello alla gola ed un colpo di pietra alla testa.
Intanto la casa di L.M. è presidiata giorno e notte. Lo ha stabilito il prefetto Claudio Palomba, dopo che nella notte fra venerdì e sabato sono state scagliate due molotov. Non sono esplose, ma danno comunque la dimensione del livello di tensione. Il web invece si è riempito di sfoghi e di rancori soprattutto dopo che l’avvocato Rella - davanti alle telecamere delle tv - ha spiegato che il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere, che ha bisogno di cure e che chiederà, insieme con il collega Pepe, una perizia psichiatrica sulla capacità di intendere e di volere al momento del fatto e sulla capacità di stare in giudizio.
Nella giornata odierna i legali dell’indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi, stabiliranno se presentare un esposto in Procura ed anche se chiedere l’intervento del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Intanto sul linguaggio dell’odio è intervenuto l’avvocato Michele Laforgia: «Chi insulta e minaccia gli avvocati che fanno il loro dovere, invece, ne è complice».
Gli strali più offensivi sono tutti raccolti nella sezione commenti del video in cui parla l’avvocato Rella. Commenti che, per scelta, non pubblichiamo. C’è anche chi ha attaccato l’intera categoria.
In pratica i legali di L.M. sono diventati i parafulmini delle ingiurie e delle accuse del processo, con giustizia sommaria, e senza diritto alla difesa, riservato dalla rete al ragazzo.
Esponente dell’associazione “Antigone per i diritti e le garanzie del sistema penale”, l’avvocato Laforgia è intervenuto sulla sua pagina Facebook: «Il minorenne che ha assassinato Noemi aveva subito tre Tso, acronimo che sta per trattamento sanitario obbligatorio. Una misura eccezionale ed estrema, che si adotta nei confronti dei malati psichici pericolosi per se stessi e per gli altri. Eppure quel minorenne non è stato curato né fermato prima di commettere un delitto atroce. Com’è stato possibile? E come si può - perché si può, e si deve - prevenire tragedie terribili come questa? Sono domande difficili, me ne rendo conto, perché la morte di una sedicenne tende a travolgere emotivamente ogni riflessione e soprattutto perché comportano l’assunzione di un principio di responsabilità collettiva, come dovrebbe accadere sempre quando il sangue di un innocente rischia di travolgere le basi della nostra convivenza sociale, famiglie comprese. Il processo serve anche a questo. A rendere possibili queste domande e, magari, a trovare qualche risposta, senza annegare tutto nella invocazione di altro sangue. Chi assume la difesa dell’imputato difende anche tutti noi dalla stessa ottusa violenza che ha reso possibile il delitto. Chi insulta e minaccia gli avvocati che fanno il loro dovere, invece, ne è complice».
 

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