«Noemi non mi chiese aiuto per uccidere i genitori di lui»

«Noemi non mi chiese aiuto per uccidere i genitori di lui»
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 28 Settembre 2017, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 11:41
Era stato tirato in ballo dal 17enne reo confesso dell’omicidio di Noemi e dai suoi genitori: secondo loro, avrebbe dovuto procurare alla ragazza un’arma con cui ucciderli. Ora Fausto Nicolì, 49enne di Patù, vuole giustizia. Non gli va giù quella ricostruzione (che anche gli investigatori ritengono poco credibile) che lo dipinge come un complice nel progetto di un duplice omicidio. E così si è rivolto alla giustizia: assistito dall’avvocato Luca Puce, Nicolì ha querelato il giovane e i suoi genitori rispettivamente per i reati di calunnia e di diffamazione.
L’uomo, nell’atto depositato sia presso la Procura ordinaria che presso quella peri minorenni, ripercorre tutta la vicenda che lo ha visto, suo malgrado, protagonista. Spiega di aver conosciuto entrambi i ragazzi «lo scorso anno, per caso in un bar di Montesardo. Sebbene piuttosto ampia fosse la differenza di età tra noi, accadeva spesso e volentieri di frequentarci anche insieme ad altri giovani». Poi le cose precipitano: la scomparsa di Noemi, il 3 settembre, le indagini, le tensioni in paese e le prime dicerie che corrono di bocca in bocca. Fino alla confessione dell’omicidio, avvenuta dieci giorni dopo, e a quella ricostruzione fornita prima ai carabinieri da L.M. e poi ale telecamere di diverse trasmissioni televisive dai genitori. «Da circa due mesi ho saputo che Noemi Durini, insieme a Fausto Nicolì, avevano deciso di comprare una pistola con cui ammazzare la mia famiglia»: questo ha dichiarato il giovane durante l’interrogatorio. E poi quelle frasi della mamma di lui: «Voleva ammazzare me, mio marito e mia figlia. Aveva raccolto i soldi, la signorina, per darli a Fausto Nicolì di Patù». Troppo, insomma. Accuse insopportabili. Tanto più che lo stesso Nicolì scrive a chiare lettere nella querela: «Il mio coinvolgimento in un presunto progetto di Noemi di uccidere i suoi genitori è del tutto falso».
Quando il 49enne viene a conoscenza di queste accuse, non riesce a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie: «Sono rimasto letteralmente basito. Conoscevo sì, per sommi capi, di accuse pesanti rivolte al mio indirizzo dal ragazzo, ma mai avrei potuto ipotizzare che costui per difendersi potesse giungere a tanto; ad infangare il mio nome, sebbene io gli sia sempre stato amico e l’abbia anche sempre difeso, tirandomi dentro ad una storia di cui sono, viceversa, mero spettatore e, ancor più, a demolire l’immagine della sua fidanzata, che lui sosteneva di amare tanto».
Da qui, dunque, la decisione di querelare sia il ragazzo che i suoi genitori. Un ulteriore tassello in una storia, quella dell’omicidio di Noemi Durini, 16enne di Specchia, che per alcuni versi appare ormai chiara; e per altri - ad esempio sul fronte delle indagini sull’arma del delitto, che ancora non si trova - quanto mai fumosa.
 
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