La proposta di Ciracì: «Capitale dell’arte contemporanea: Lecce accetti questa nuova sfida». Le prospettive dell'Accademia. L'intervista

La proposta di Ciracì: «Capitale dell’arte contemporanea: Lecce accetti questa nuova sfida». Le prospettive dell'Accademia. L'intervista
di Giuseppe ANDRIANI
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Lunedì 22 Aprile 2024, 05:00

Nicola Ciracì alla guida dell’Accademia di Belle Arti di Lecce per i prossimi quattro anni. Dopo il primo triennio (2021-2024), c’è la nomina come presidente del Cda anche per il prossimo (dopo i due mandati con il Conservatorio). Ciracì è ormai da una vita nelle istituzioni culturali. E per l’Accademia di Lecce ha le idee ben chiare: più spazi all’interno della città (con il conservatorio Sant’Anna) e più spazi - non fisici, questa volta - al di fuori della regione, guardando ai rapporti sempre più forti con Brasile, Cina e con tutti i paesi dell’Est Europa. Il bilancio di questi anni, per lui, è positivo. Ma c’è già tanto da fare. 
Ciracì, è alla quarta nomina da un ministro dell’Università. È stato chiamato in causa tanto da ministri di centrodestra tanto da altri di centrosinistra. 
«Ormai mi sento un uomo delle istituzioni Afam. La quarta nomina è importante perché è il riconoscimento del lavoro fatto. E di questo sono orgoglioso». 
 

L’Accademia di Belle Arti è cresciuta tanto in questi anni. Come?
«Abbiamo avuto due ministri, Chiara Messa e Anna Maria Bernini, che hanno iniziato da qui il proprio percorso con la prima uscita pubblica. La ministra Bernini è rimasta colpita dall’organizzazione XVI edizione del Premio Nazionale delle Arti–Arti Visive. Siamo stati bravi anche nell’estendere i nostri confini. Abbiamo da poco stretto un gemellaggio con l’Università delle arti di Tirana, abbiamo un progetto con un corso di laurea condiviso. Abbiamo ospitato Fatimah Hossaini, organizzato il Festival delle Letterature. E negli ultimi anni si è rafforzato anche il rapporto, a proposito di internazionalizzazione, con la comunità cinese. Abbiamo una piccola “China Town”. Se c’è chi parte da Shangai per venire a studiare a Lecce, avrà un buon motivo».
Internazionalizzazione e recupero del rapporto con la vostra città. Due obiettivi che vanno di pari passo?
«L’Accademia è conosciuta e riconosciuta fuori dai confini di Lecce, adesso stiamo recuperando anche il rapporto con la nostra città.

Abbiamo vinto un bando da tre milioni di euro per l’internazionalizzazione, abbiamo messo insieme tutte le istituzioni accademiche di Lecce, cioè noi, come capofila, l’Università del Salento, il Cnr e il Conservatorio. Abbiamo insieme una grande forza. La nostra arma migliore è puntare sul futuro, sulla ricerca. Siamo stati tra i primi in Italia ad aver attivato dei dottorati di ricerca. La nostra Accademia è già leader in questo ambito, che rappresenta il futuro. Fin qui ci siamo concentrati sui piani di studio, ora è il momento di guardare altrove, sfruttando le potenzialità del territorio e puntando sulla tecnologia, sull’innovazione, sull’intelligenza artificiale. E poi c’è il fatto che i nostri ragazzi spesso trovano occupazione ancor prima di finire il percorso di studi».

A proposito, i dati sull’occupazione di chi esce dall’Accademia rappresentano un’eccellenza.
«Assolutamente sì. Chi esce dall’Accademia di Belle Arti è già formato per l’innovazione, ancor prima di arrivare sul mercato del lavoro. Questo anche perché il concetto di Accademia è cambiato negli ultimi anni».

Tornando al rapporto con la città: più volte avete lamentato la carenza di spazi.
«Noi siamo soddisfatti di tutto quello che abbiamo realizzato in questi anni, grazie al lavoro dei nostri docenti, del direttore Nunzio Fiore, ma adesso abbiamo bisogno di più spazi. Ei tocca lavorare su Lecce, per Lecce. Abbiamo già chiesto al sindaco Salvemini di poter disporre dell’ex conservatorio Sant’Anna, così da avere un intero polo in centro storico con l’attuale sede e con l’ex Cimarrusti nei pressi della stessa zona. Credo che sia una richiesta legittima, anche perché abbiamo contribuito attivamente alla stesura del Pug, ad esempio. Attualmente il conservatorio Sant’Anna viene utilizzato per matrimoni ed eventi ma Lecce è piena di posti per fare questo. Servono spazi per i giovani, anche a livello sociale credo sia un’urgenza di questa città».

Più spazi per andare in quale direzione?
«Per la ricerca, soprattutto. Non pensiamo di ampliare l’offerta formativa, anche se guardiamo al fashion. Noi vogliamo incrementare l’attività di ricerca e per questo abbiamo bisogno di spazi adeguati, anche perché abbiamo esigenze di laboratori, non ci bastano le aule, viste le specificità delle nostre materie». 

Il suo prossimo mandato durerà quattro anni. Quali i punti salienti e gli obiettivi da raggiungere?
«Il passaggio fondamentale è l’internazionalizzazione. Lecce è un magnete per arte e cultura. E dobbiamo puntare sull’Est, sulla Grecia, sull’Albania, sul Kosovo. Stiamo aprendo una porta verso questi territori. Lecce viene già vista come una città nella quale si può studiare per avere una specializzazione nel campo dell’arte. Poi dobbiamo ricostruire il rapporto con la città, non solo negli spazi. E qui ho un’idea».

Prego.
«Il ministro Sangiuliano ha annunciato l’istituzione della capitale italiana dell’arte contemporanea. Noi chiederemo al futuro sindaco di prendere questo impegno per il 2026. Lecce dev’essere della partita. Abbiamo un patrimonio così vasto di arte contemporanea. Anche perché credo sia anche un bel messaggio nella narrazione di questa città: non basta più puntare sul barocco. Questo lo abbiamo già fatto, dobbiamo adesso puntare sul contemporaneo. Servono iniziative concrete, questa sarà una grande sfida, da raccogliere tutti insieme».

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