“Muro” di bambù per l’anfiteatro
L’ira dell’assessore: uno scempio

“Muro” di bambù per l’anfiteatro L’ira dell’assessore: uno scempio
di Paola ANCORA
4 Minuti di Lettura
Domenica 20 Agosto 2017, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 12:03
 Un muro di bambù, una sorta di stuoia, a impedire la vista dell’anfiteatro. Come se le transenne, da sole, non fossero già di per sé sufficientemente brutte. Così l’altra sera i turisti hanno visto - meglio sarebbe dire, immaginato - il bene monumentale cuore del centro città. E la foto scattata dai passanti - che vi proponiamo a centro pagina - ha subito fatto il giro del web, sollevando ironie e proteste indignate. Il popolo di Facebook ha subito ribattezzatoquell’improvvisata, sgradevole muraglia come “lu cannizzu”, in italiano “arella”.
La barriera protettiva dello spettacolo di balletto tratto da “The Unknown Citizen” del poeta statunitense Wystan Hugh Auden è stata scelta e sistemata intorno alla balaustra dell’anfiteatro dalla compagnia Balletto del Sud del fondatore, direttore e maestro Fredy Franzutti. «Il Comune - ha specificato il sindaco Carlo Salvemini - non ha concesso alcuna autorizzazione all’utilizzo di simili coperture. Va da sé che tutto quello che accade in città ricade nella responsabilità dell’amministrazione comunale, ma non tutto quel che accade è responsabilità della stessa amministrazione». Che appreso direttamente, per voce dell’assessore Paolo Foresio, dell’esistenza del “canneto” intorno all’anfiteatro, già in serata si era preoccupata di sollecitare la rimozione a Franzutti.
Un tema, quello degli impedimenti - transenne, “cannizzi” e anche teloni con sponsor di ogni tipo - già sollevato qualche tempo fa dallo Sportello dei Diritti e dalle guide turistiche, che lamentavano come il serratissimo calendario di eventi organizzati proprio nell’anfiteatro, blindato, impedisse di fatto la fruizione giornaliera del bene con più visite guidate durante il giorno. Il turno estivo, infatti, per chi vuole ammirare da vicino e dall’interno l’anfiteatro romano - la maggior parte del quale, ambulacri compresi, è ancora chiusa al pubblico - è unico e fissato a mezzogiorno. Un po’ poco vista la mole di turisti che ha invaso la città fra luglio e agosto. E che di sera, quando magari complice una temperatura più mite, potrebbe affacciarsi dalla balaustra e ammirare questo gioiello della città.
Da una parte, quindi, ci sono gli interessi di chi vive di spettacoli e cultura, diversamente declinata, dall’altra quello dei cittadini ad avere regole che garantiscano il decoro e la fruizione dei beni monumentali e degli spazi pubblici, regole alle quali l’amministrazione promette di metter presto mano. Per evitare che ciascuno provveda da sé e si ripeta lo spettacolo dell’altra sera.
 
Franzutti, dal canto suo, spiega che «sono vent’anni che che le compagnie di teatro e di danza organizzano eventi nell’anfiteatro, con coperture diverse e senza che mai nessuno abbia avuto nulla da ridire.
Mi fa piacere - evidenzia, ironico - che Lecce non abbia problemi più gravi cui pensare». E si dice «indignato che questa polemica si sia scatenata soltanto ieri. I professionisti della cultura hanno necessità - continua - di avere un deposito costumi, un backstage, nel quale di fatto si trasforma via Alvino quando l’evento si tiene dentro l’anfiteatro, con le luci e le cabine sistemate sopra la balaustra».
La copertura, dunque, è solo un dettaglio, secondo Franzutti, di una macchina organizzativa più ampia che fino a oggi è stata lasciata interamente nelle mani degli organizzatori degli spettacoli.
«Forse - continua - non è stato chiesto il permesso per quell’arella, ma è stata scelta perché si sposava con costumi e coreografia all’interno e posizionata soltanto per due ore, il tempo del balletto».
E non è, per il coreografo, «solo un problema legato al rispetto degli spettatori paganti, ma anche una necessità di tenere lontani i disturbatori, coloro che si arrampicano anche sulle transenne pur di riuscire, qualche volta, a sputare nell’anfiteatro o a lanciare oggetti mentre noi stiamo lavorando».
Franzutti cita poi il teatro antico di Spoleto, «dove si tengono eventi per tutelare i quali il Comune ha stabilito persino gli orari dei ristoranti, evitando che il rumore dei piatti interferisse con la musica», e la città di Pesaro, «dove il sindaco chiese alle Ferrovie di ritardare l’orario di un treno che fischiava proprio durante la messa in scena di spettacoli teatrali o di opere. Se crediamo che spettacoli e cultura siano un volano, allora si deve fare qualche sacrificio, tanto più che credo che i turisti siano contenti di sapere che il nostro anfiteatro è vivo e fruito. Quel canneto - chiude - lo abbiamo utilizzato anche quando a Palazzo Carafa c’era una maggioranza di centrodestra e nessuno ha mai detto nulla».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA