Lecce, pronte le mura urbiche: inaugurazione in primavera

Lecce, pronte le mura urbiche: inaugurazione in primavera
di Paola ANCORA
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Venerdì 27 Gennaio 2017, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 14:13

Sembra quasi di sentire il rumore dei cavalli, quello delle armature e delle stoviglie che i soldati dell’esercito dell’imperatore Carlo V si passavano, di mano in mano, alla luce delle fiaccole, nel ventre dei bastioni della città. Sembra quasi di vederle, le vedette di turno ai cannoni - quattro in tutto, due su ogni lato - mentre scrutavano l’orizzonte per avvisare dell’eventuale arrivo di nemici. Il cantiere delle Mura Urbiche - oltre cinque milioni di euro di fondi ministeriali Poin per gli attrattori culturali - è terminato. Almeno lo è il lotto numero uno affidato alla ditta Capriello Vincenzo restauri di Napoli, lotto che da via Casale abbraccia il fossato, le mura, i camminamenti, l’edificio che un tempo ospitava la sede del comando della Municipale. Mancano le finiture, il labor limae, che sarà certamente concluso per il prossimo aprile quando il sindaco Paolo Perrone e l’amministrazione taglieranno il nastro inaugurale e presenteranno l’opera alla città.

 

C’è voluto un anno più del previsto a recuperare le antiche mura. Perché l’enorme fossato strappato alla terra dalla fatica e dall’abnegazione dei 40 operai al lavoro, ha riservato non poche sorprese, tutte bellissime, al punto da lasciare stupefatti tanto gli architetti dell’impresa e del Comune che la Soprintendenza ai Beni archeologici guidata da Luigi La Rocca e l’Università rappresentata dal professor Paul Arthur. Un fossato profondo dai quattro ai cinque metri e largo dai sette ai dieci metri, realizzato come le mura a metà del Cinquecento su ordine dell’allora imperatore Carlo V, con il progetto di Gian Giacomo dell’Acaya e l’esecuzione affidata a Loffredo Adorno. Un fossato enorme, che nell’Ottocento è stato riempito di ogni tipo di materiale e rifiuto e ora è tornato alla luce, diventando cornice del futuro Parco delle Mura, cioè dell’area verde che prenderà il posto del parcheggio all’ex Carlo Pranzo e sulla quale lavora, invece, l’impresa Mello.
La straordinaria ricchezza dei ritrovamenti durante gli scavi per ripulire il fossato e gli ambienti interni alla cinta muraria, ha persino costretto il Comune ad andare a caccia di risorse aggiuntive - in tutto 733mila euro, Iva compresa - per completare i lavori, predisponendo «con urgenza» un progetto di ultimazione, comprensivo delle strutture in acciaio necessarie a completare i collegamenti del percorso di fruizione delle mura; di parte degli impianti e dell’illuminazione (responsabile, l’architetto comunale Andrea Ingrosso); dei trattamenti finali delle murature in pietra restaurate.

 
Per il momento, l’ingresso al cantiere avviene da via Casale, che costeggia il liceo Scientifico De Giorgi e porta fino a piazzetta dei Peruzzi, dove ha sede la caserma della Guardia di finanza. Ma in aprile per l’inaugurazione e poi dopo, quando le mura saranno aperte al pubblico, si dovrà entrerà da viale Michele De Pietro, percorrendo via Leonardo Leo. Durante la seconda guerra mondiale, via Leo è stata sezionata da un muro divisorio, che ha permesso di usare la parte rivolta a nord, verso Brindisi, come parcheggio e quella più interna come palestra della scuola. Ora, invece, questo rettilineo di basolato permette di articolare la visita turistica su più piani: prendendo l’ascensore installato nell’infopoint per salire direttamente sulla passerella in acciaio e, di qui, sui camminamenti a cinque metri e mezzo d’altezza, scendendo poi nei sotterranei oppure, percorrendo a piedi una lunga rampa in pietra, arrivando direttamente nel profondo fossato, che circonda il Parco delle Mura e la strada di epoca romana ritrovata a sorpresa durante gli scavi, strada che da Brindisi nell’antichità conduceva a Lecce.
Su via Leo, inoltre, affaccia l’ex comando dei vigili urbani, prossima sede di infopoint, biglietteria, caffè e bookshop. Prima di entrare, il colpo d’occhio permette già di pregustare il sapore del viaggio storico che, di lì a poco, verrà offerto ai visitatori. Perché le mura di questo tratto - «che abbiamo trovato in totale degrado, ai limiti del crollo» spiega la progettista e responsabile dei lavori per il Comune, architetto Patrizia Erroi - si stagliano imponenti proprio davanti all’ingresso dell’infopoint, incorniciate da una pavimentazione di materiale stabilizzato scelta dall’impresa Capriello.
Tecnologia, ingegneria e sapienza degli uffici comunali e delle imprese aggiudicatarie dell’appalto hanno permesso di «sposare l’antico e il moderno - spiega Erroi insieme al titolare dell’impresa Marco Capriello- per garantire la totale fruizione del bene monumentale. Per questo scale, passerelle e ascensori hanno una identità precisa, in acciaio corten (l’effetto ricorda la ruggine, ndr) e vetro». Su in ascensore, quindi, e poi a piedi lungo la passerella di 12 metri fino ai camminamenti.
Qui l’occhio si perde. Lecce si spoglia e si offre tutta, nella sua infinita bellezza e nelle ferite e cicatrici del tessuto urbano. Da questa altezza, di fronte su viale De Pietro, si vede l’ex Convento degli Agostiani con il suo Giardino di Ogni Bene, quasi ultimato. E si vedono i blocchi di cemento che cingono l’ex Convento, i due tribunali, civile e penale. Dall’altro lato, l’ex convento Francesco di Paola, un tempo carcere, oggi di competenza della Finanza e chicca monumentale ancora nel degrado, per la quale però il Provveditorato alle Opere pubbliche di Bari ha già predisposto un progetto di recupero e appaltato i lavori.
Lungo il camminamento, si incrocia una garitta, una piccola postazione in pietra dove stazionavano le guardie, oggi ultima testimone del vecchio carcere. E alla fine di questa passeggiata sul tetto della città, un secondo ascensore porta ai livelli intermedio e basso. Sarà qui che, nelle intenzioni di Erroi e dell’ufficio centro storico del Comune, proprio Gian Giacomo dell’Acaya, Loffredo Adorno e Carlo V accoglieranno turisti e visitatori e, con l’ausilio di mezzi multimediali, racconteranno loro la storia della cinta muraria e della Lecce cinquecentesca. Racconteranno, probabilmente, che per arrivare qui sotto, all’interno delle mura, nella cosiddetta casamatta, all’inizio dei lavori le motopale sono state smontate e rimonate giù, tanto angusti erano gli spazi inizialmente. Difficile immaginare ora, davanti a un enorme spazio di oltre 2.000 metri quadrati, come quelle motopale e gli operai agli ordini del capocantiere Silvio Verdicchio e del direttore esecutivo Antonio Collazzo, siano riusciti a scavare ed eliminare oltre 2.500 metri cubi di materiale di risulta, che riempivano la casamatta fino all’intradosso.
Fra quel materiale, passato al setaccio e catalogato dagli archeologi, sarebbe stato ritrovato – sul punto si mantiene ancora un certo riserbo - un cannone, divise militari di epoche diverse e poi elementi lapidei significativi della storia della città.
Non solo. È stato rinvenuto anche un secondo fossato di età federiciana, che circondava l’iniziale struttura lanceolata - cioè a punta - del bastione. E sono state trovate testimonianze di insediamenti risalenti al quarto secolo avanti Cristo. E pensare che qui, fino a pochi anni fa, nessuno sarebbe mai riuscito a mettere piede. Le mura semplicemente delimitavano uno spazio a parcheggio: 550 auto comodamente parcheggiate su Duemila anni di storia.

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