Motta, ultimo giorno da capo della Procura
Corsa alla successione

Motta, ultimo giorno da capo della Procura Corsa alla successione
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Giovedì 15 Dicembre 2016, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 23:14
Ultimo giorno come il primo: al lavoro. Cataldo Motta ha partecipato ieri ad una riunione a Roma, a poche ore dalla scadenza del mandato di capo della Procura di Lecce.
Oggi sarà ancora in ufficio, ma sarà uno della sua squadra di pubblici ministeri poiché l’ufficio della Procura sarà retto dall’aggiunto Antonio De Donno in attesa che il Consiglio superiore della magistratura (Csm) indichi il suo successore.
La fine di un’era, per gli addetti ai lavori del settore Giustizia: Motta, 71 anni, è entrato a far parte della Procura di Lecce nel 1974. Ed è stato il magistrato che ha speso gran parte della professione nell’arginare i tentativi di espansione e di radicamento della Sacra corona unita.
Vorrebbe restare nel suo palazzo ancora un anno, nella residua speranza che il Governo prima della fine dell’anno estenda a tutti i magistrati over 70 la proroga del pensionamento a 72 anni. L’ultimo decreto legge sulla Giustizia ha concesso questa possibilità soltanto a 18 magistrati di Cassazione. A questo proposito, sebbene convinto della violazione dell’articolo 107 della Costituzione “...i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni”, Motta non ricorrerà al Tar o alla Corte Costituzionale: «Rischierei di danneggiare gli altri colleghi», ha spiegato nell’ultima conferenza stampa.
Dunque, da ora fino al 31 dicembre l’uomo riconosciuto dai salentini come il simbolo vivente della Procura di Lecce cercherà di essere uno come gli altri sostituti. Compito, in realtà, per niente facile.
Ed il suo successore? Nessun passo in avanti: tutto è fermo alla pubblicazione del 23 settembre scorso dei nomi dei 15 aspiranti. La commissione del Csm, insomma, non ha fornito uno o più nomi al plenum perché indichi il nuovo capo della Procura di Lecce. A Palazzo di giustizia viene dato favorito Leonardo De Castris, forte della guida di due Procura: Foggia da giugno del 2013 dopo aver guidato per cinque anni lo stesso ufficio di Rossano Calabro. C’è anche Antonio De Donno a cui Motta, sempre nella stessa conferenza stampa, ha augurato di mantenere a breve l’incarico ad interim ma solo per ricevere presto la nomina a capo della Procura di Lecce.
Sono in corsa, tuttavia, anche magistrati di altre Procure con credenziali di peso: Giovanni Giorgio, a capo della Procura di Macerata dopo aver guidato quella di Potenza. E Domenico Seccia, procuratore a Fermo dopo gli anni trascorsi con le stesse funzioni a Lucera, a convivere con le minacce ricevute dai clan mafiosi e a dedicarsi anche ai libri sulla “mafia sociale”. C’è anche un “super” magistrato antimafia. In cima, peraltro, alla graduatoria per anzianità: Maria Teresa Principato, procuratore aggiunto della Dda di Palermo dove, fra le altre cose, sta coordinando le ricerche di uno dei boss ritenuti più pericolosi dalle polizie di tutto il mondo: Matteo Messina Denaro. Nella graduatoria ci sono anche il salentino di Galatone Francesco Mandoi e Francesco Curcio, rispettivamente aggiunto e sostituto della Direzione nazionale antimafia (Dna).
Fra i procuratori aggiunti in cerca del salto alla guida di un ufficio della Procura troviamo pure Pietro Argentino della Procura di Taranto, Sandro Raimondi in servizio a Brescia, Giovanni Bombardieri a Catanzaro, Lia Sava a Caltanissetta (è stata anche pubblico ministero a Brindisi negli anni 90) e Giorgio Lino Bruno a Bari. Quest’ultimo, salentino, ha fatto parte per otto anni della Dda guidata da Motta prima di passare a Bari.
Completano l’elenco Lorenzo Lerario, sostituto procuratore generale a Taranto e Renato Nitti. Nitti ha maturato una particolare esperienza sui reati ambientali ed ha fatto parte del pool della Procura di Bari che negli anni scorsi ha avuto una attenzione continua sui reati contro la pubblica amministrazione.
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