Omicidi per la Scu: ai killer niente sconto sul carcere a vita

La Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione
di Alessandro CELLINI
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Domenica 26 Febbraio 2017, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 17:18
Si sono macchiati di crimini orrendi, nel corso della loro “carriera” nella malavita locale. Crimini che sono costati ad entrambi la condanna all’ergastolo. Ora chiedono uno “sconto”. Ma i giudici dicono no: il carcere a vita rimane tale. Protagonisti delle richieste - inoltrate alla Corte d’Assise di Appello di Lecce e finite poi in Cassazione - sono due volti noti della criminalità salentina: Donato Mercuri, 53enne di Parabita, ed Emanuele Versienti, 44enne di Campi Salentina. Il primo in carcere per vari reati, il più grave dei quali è l’omicidio di Paola Rizzello e della piccola Angelica Pirtoli, per il quale è stato riconosciuto come mandante; il secondo autore di due omicidi avvenuti a Campi 26 anni fa, il 4 e il 22 febbraio.
I due, attraverso i rispettivi legali, avevano richiamato una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva trattato il caso di un uomo condannato all’ergastolo al termine di un processo con rito abbreviato. Era successo questo: l’imputato aveva scelto il rito alternativo in virtù del fatto che avrebbe usufruito di una riduzione della pena, da ergastolo (con o senza isolamento diurno) a trent’anni. Dopo la scelta del rito abbreviato, però, le cose cambiarono: e fu stabilito che la pena dell’ergastolo con isolamento diurno venisse sostituita con un “semplice” ergastolo. Il ricorso dell’imputato alla Corte europea ebbe un esito favorevole, proprio perché l’interpretazione della norma era cambiata dopo la sua scelta di avvalersi del rito abbreviato.
Le cose sono andate diversamente per Mercuri e Versienti.
 
Anche loro avevano chiesto che il “fine pena mai” venisse tramutato in trent’anni di carcere.
Ma prima la Corte d’Assise di Appello di Lecce, poi la Corte di Cassazione hanno stabilito che nel loro caso non è possibile applicare lo stesso principio. Scrivono i giudici che la sentenza della Cedu «si può applicare solo a coloro che abbiano ottenuto il rito abbreviato nel periodo di vigenza della legge numero 479 del 1999, perché solo in quel caso l’intervenuta modifica legislativa ebbe a creare un irragionevole pregiudizio a carico dell’imputato». E dunque per entrambi la prospettiva di uscire dal carcere anzitempo svanisce.
Mercuri è stato condannato perché mandante - insieme con Luigi Giannelli e la moglie di quest’ultimo Anna De Matteis - dell’omicidio Rizzello-Pirtoli, avvenuto nel marzo del 1999. Ma la morte di mamma e figlia di Parabita è tuttora oggetto di un processo: quello a carico di Biagio Toma, accusato di essere l’esecutore materiale di quel delitto, in concorso con Luigi De Matteis, già condannato. Chiusi, invece, i casi che hanno visto protagonista Versienti: l’uomo fu riconosciuto colpevole di aver ucciso Andrea Malatesta e Fabio Beato, morti nel giro di pochi giorni, nell’ambito di una vera e propria guerra di mafia di fine anni Novanta.
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