«Cresceremo anche a Lecce»: Salvini contestato in piazza

«Cresceremo anche a Lecce»: Salvini contestato in piazza
di Paola ANCORA
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Domenica 1 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 18:25
Lavoro, sicurezza, Europa: sono questi i temi con i quali il leader della Lega Matteo Salvini cavalca verso Sud, conquistando il sostegno di big come Andrea Caroppo - già al suo fianco - e attirando l’attenzione di consiglieri comunali, ex e attuali, e di figure storiche del centrodestra salentino. Transenne e grande spiegamento di forze dell’ordine attorno al bar Alvino, dove il segretario leghista, insieme al responsabile provinciale Leonardo Calò, ha incontrato i suoi sostenitori. E dove non sono passati inosservati Giuseppe Ripa, già consigliere di Forza Italia, lo storico leader di An Achille Villani Miglietta e poi Bernardo Monticelli Cuggiò, eletto nella minoranza a Palazzo Carafa con la lista “Lecce città del mondo”. «Mi hanno invitato - ha detto lui - e sono venuto ad ascoltare». Nessuna migrazione, insomma, almeno per il momento. 
Le porte di “Noi con Salvini”, però, restano aperte a tutti: «Pronti ad accogliere chi vorrà venire con noi per le nostre idee - ha detto Salvini - ma non quelli che hanno cambiato diciotto partiti, i riciclati come Alfano. Loro non mi interessano». E giù gli applausi della platea, a confondersi e mescolarsi con i fischi che arrivavano dal marciapiede intorno all’anfiteatro, dove uno sparuto gruppo di studenti e cittadini ha manifestato contro la presenza di Salvini a Lecce: «Il sud - hanno scritto sullo striscione - non dimentica». 
Fischi continui, durante tutto il discorso. «Facciamo passare un pomeriggio alternativo a chi, viceversa, andrebbe a sballarsi al centro sociale - ha detto, caustico, Salvini -. Almeno si fanno meno canne. Loro confermano la bontà di una nostra proposta di legge: far fare a tutti sei mesi di servizio civile e militare, così a furia di pulire il pavimento della caserma, passa loro la voglia di fare queste cose». Il primo, non l’ultimo, attacco ai manifestanti, a intercalare un discorso che ha toccato i temi caldi dell’agenda nazionale e del programma della Lega, con un occhio al territorio: «Via la legge Fornero, via gli studi di settore, ridiscutere i trattati europei che penalizzano agricoltura e pesca: non voglio olio tunisino e pomodori cambogiani o alimenti pieni di insetticidi. Se ne arriva qualcuno, che finisca sulle tavole di quelli là». Applausi al bar Alvino, fischietti infuocati sull’altro lato della strada. 
 
«La Tap? Responsabilità devastanti della sinistra, non vorrei fosse un’altra Tav, che dopo tante battaglie si è rivelata inutile». Ancora. «Castrazione chimica per pedofili e stupratori. Porte aperte a donne e bambini in fuga dalla guerra, ma io in giro - ha tuonato Salvini - vedo solo ventenni con le scarpe da tennis e i cellulari, a 35 euro al giorno». 
La Lega come il Front National in Francia e l’Afd (Alternative Für Deutschland) in Germania, movimento estremista che domenica scorsa ha portato a casa un 13% storico. Salvini punta a un «centrodestra compatto e serio» e per crescere ha valicato da tempo, anche ideologicamente, la linea del Po: «Non si vince mettendo un pezzo del Paese contro un altro pezzo del Paese e chiudendosi nel proprio giardino. Si vince, uniti, ciascuno con la propria identità». E dopo Caroppo, Salvini si prepara a salutare nuovi ingressi nel partito a Brindisi e a Foggia: «Ma vogliamo arrivare anche a Lecce, diventare il primo partito anche al Sud». 
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