​L'anfiteatro di Rudiae svelato ai turisti dopo 2mila anni

L'anfiteatro di Rudiae svelato ai turisti dopo 2mila anni
di Ilaria MARINACI
3 Minuti di Lettura
Domenica 18 Dicembre 2016, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 19:17
«È stato bello e interessante». «Speriamo che presto possa essere scoperto da tutti». «È una vera meraviglia». Alla fine della visita guidata all’Anfiteatro di Rudiae, sono tutti contenti e orgogliosi di essere stati i primi, dopo 2mila anni, a entrare nell’antico monumento, che, solo da poche settimane è stato riportato alla luce nella sua interezza. E l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Lecce Gaetano Messuti rassicura. «A gennaio sarà pronto il bando per la gestione». La visita è stata organizzata nell’ambito di uno degli appuntamenti di “The Monuments People”, promossi, per tutto il mese di dicembre, da un gruppo di Guide Turistiche professioniste della Regione Puglia allo scopo di raccogliere fondi da destinare al restauro delle opere del Museo Civico “Cola Filotesio” di Amatrice, danneggiate durante il sisma dello scorso 24 agosto.
I partecipanti, dopo aver passeggiato nel centro storico di Lecce alla ricerca delle tracce romane dell’antica Lupiae, si sono spostati sul sito archeologico di Rudiae, dove l’archeologo Pio Panarelli, socio della Spin off A.r.va s.r.l. dell’Università del Salento e componente del team scientifico che ha lavorato al recupero dell’anfiteatro, ha spiegato tutto ciò che è emerso grazie agli scavi e le deduzioni storiche che è stato possibile fare. Alcuni ritrovamenti, infatti, hanno permesso agli archeologi, sotto la direzione scientifica di Francesco D’Andria, di stabilire con certezza che se l’anfiteatro di Piazza Sant’Oronzo è di epoca augustea, il Rudiae è di epoca traianea (II sec. d.C.), quindi più tardo di circa un secolo. «A metterci sulla strada giusta – ha raccontato Panarelli – sono stati i resti di un’epigrafe dedicatoria, usata nell’antichità per ricordare chi ne aveva finanziato la realizzazione. Si tratta di una donna, Otacilia Secundilla, figlia di Marcus Secundus Otacilius, patrono di Rudiae, ossia una sorta di governatore». L’archeologo ha, poi, raccontato della competizione fra le due città, probabilmente appartenenti a due gens diverse, della modalità di costruzione usata a Rudiae che è simile a quella utilizzata per l’anfiteatro di Pompei, del fatto che ci lavorarono maestranze locali pur mutuando tecniche romane. Tutte caratteristiche che fanno dell’anfiteatro alle porte del capoluogo un vero gioiello archeologico da preservare e, soprattutto, da far conoscere ai leccesi stessi. «Qui c’è un grande potenziale da salvaguardare e valorizzare – dice Alessandro, un visitatore di Lecce – che io, nonostante mi interessi a queste cose, non conoscevo proprio».

E la sfida adesso è quella della fruizione e della gestione, da far partire subito in primavera quando i lavori di restauro termineranno e il Parco archeologico sarà aperto al pubblico. Per D’Andria, la strada migliore sarebbe affidarlo a una cooperativa di giovani archeologi, magari quelli che già ci lavorano. A questo proposito, Messuti dice che a gennaio sarà pronto il bando di gara per la gestione dell’intero Parco Archeologico. «Privilegeremo – sottolinea – due aspetti: la capacità di generare lavoro, e, in questo senso, lo strumento della cooperativa sarebbe quello ideale, e poi il rispetto della scientificità del sito, di cui si devono occupare necessariamente dei professionisti». All’assessore regionale Loredana Capone, poi, che aveva invitato il Comune ad accelerare con il bando di perché era necessario un partenariato con un soggetto privato per accedere alla prossima tornata di fondi europei, Messuti risponde che questo requisito c’è già. «Visto che fin dalla fase progettuale abbiamo attivato una collaborazione con A.r.va, riteniamo – conclude il titolare della delega ai Lavori Pubblici – di poter partecipare già al prossimo bando regionale per la fruizione e valorizzazione del sito».
© RIPRODUZIONE RISERVATA