Rifiuti, guerra sulle tariffe e rischio aumento sulla Tari. E i sindaci si dividono

Rifiuti, guerra sulle tariffe e rischio aumento sulla Tari. E i sindaci si dividono
di Paola ANCORA
4 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Febbraio 2017, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 16:12
«Perdiamo tempo e rischiamo di aggravare la situazione». «Condizioneremo il futuro dei Comuni, la tenuta dei conti». Il dubbio divide il fronte compatto dei sindaci del Salento. E sulla complicata questione delle tariffe da pagare alla Progetto Ambiente di Antonio Albanese per conferire i rifiuti all’impianto di produzione di CdR a Cavallino, si aprono nuovi scenari. Anche perché, entro il prossimo mese, i Comuni saranno chiamati a decidere la Tari da far pagare ai cittadini e c’è chi già sta prevedendo di mettere da parte il denaro necessario a saldare i conti con Progetto Ambiente.
Di certo, fattor comune a tutte le amministrazioni locali è il malcontento. Profondo, concreto, motivato. Perché dopo anni di contratti claudicanti, ciclo dei rifiuti incompleto, organismi sovraordinati inefficienti, contenziosi lunghissimi, si trovano oggi con le spalle al muro: i giudici del Tar prima e del Consiglio di Stato poi, con una sentenza molto criticata, hanno stabilito quali tariffe debbano pagare a Progetto Ambiente. E l’impresa, dopo anni di attesa, ha preteso di avere i soldi - 12 milioni per il triennio 2010-2013, circa 30 per l’intera partita fino al 2016 - tutti e subito, aprendo soltanto in un secondo momento a un accordo transattivo che, pochi giorni fa, è stato rifiutato dai Comuni.
Quell’accordo prevedeva di fissare la nuova tariffa a 135 euro a tonnellata (a fronte dei 79 euro in vigore dal 2009) e dilazionare i pagamenti a 5 anni, rinunciando a due terzi degli interessi. Nel frattempo, il commissario dell’Agenzia regionale per i rifiuti Gianfranco Grandaliano ha sospeso il provvedimento con il quale aveva preso atto delle tariffe definite dai giudici, mettendo in dubbio il contratto siglato con Progetto Ambiente nei primi anni Duemila. E i Comuni, in assemblea, hanno deciso di impugnare quell’atto e rimettere tutto in discussione pur di evitare la stangata. A partire da qui si muovono le critiche dei sindaci. 
A farsi portavoce dei dubbi diffusi, il primo cittadino di Sannicola Cosimo Piccione. «L’impugnazione dell’atto del Commissario mi sembra improponibile come soluzione assoluta, mi sembra - spiega - solo un modo per allungare il tempo, rinviare il problema ed eventualmente aggravarlo ancor di più. La mia preoccupazione e quella di molti altri sindaci, si annida nel fatto che, se questa iniziativa dovesse non andare a buon fine e purtroppo i presupposti ci sono, si verificherebbe il pagamento in unica soluzione, con disastri per le casse di molti Comuni e un ulteriore salasso per i cittadini». Piccione contesta le parcelle ai legali decise nel corso dell’assemblea, chiedendo perché solo ora si contesti la legittimità del contratto con Progetto Ambiente, anche alla luce del fatto che «nel precedente contenzioso era coinvolto anche uno dei due studi legali che oggi si propone per i nuovi giudizi». Sottolinea che «i piani finanziari Tari risentiranno a breve dell’arrivo delle gestioni unitarie a livello di Aro» e, quindi, evidenzia «la necessità impellente di un nuovo corso che assicuri, in un mare di incertezze, qualche caposaldo. Anche se ciò dovesse significare l’abbandono dell’Aventino del ricorso al Tar, che appare in alcuni punti francamente temerario». Piccione chiede un tavolo per definire le tariffe e dialogare con l’azienda. Contesta il ruolo «defilato e piratesco» della Regione, cui invece spetta la competenza per gli impianti. E riapre la partita della transazione, «da approcciare eventualmente senza infingimenti e opportunismi dettati dal momento. Non è più il tempo dei bluff e delle ipocrisie istituzionali». 
«Il ricorso per noi è l’ultima scelta» spiega il sindaco di Ugento, Massimo Lecci, che stigmatizza il fatto di essere oggi «chiamati a tirare fuori i soldi, per contratti firmati altrove e da altri, che abbiamo subito esattamente come la localizzazione degli impianti e la governance folle con le Ato, le Oga e gli Aro. E che continueremo a subire perché senza impianti di compostaggio, continueranno a saltare tutti i piani finanziari». Lecci e la sua Giunta stanno pianificando la tariffazione Tari per il 2017 e «valuteremo se accantonare da oggi le somme per Progetto Ambiente, a titolo prudenziale». Ugento deve alla ditta oltre un milione di euro: «Questa partita rischia di condizionare tutti i mandati amministrativi in corso». Quindi ci vuole prudenza. «Restiamo in vigilante attesa: aspettiamo che Grandaliano definisca le tariffe, che il prefetto convochi il tavolo e poi decideremo cosa fare, atteso che un atto di indirizzo del Consiglio ad aprire un nuovo contenzioso è già stato votato. Il nostro unico obiettivo è pagare il giusto». 
Riflette anche il sindaco di Porto Cesareo, Salvatore Albano: «Dopo lo stop del commissario Grandaliano, stiamo valutando se dare mandato a un legale. E in base a questo decideremo poi le tariffe Tari. Noi dovremmo pagare fra i 700 e gli 800mila euro: non è poco, avremmo grosse difficoltà». Si è già costituito, invece, il Comune di Maglie, che deve a Progetto Ambiente circa 320mila euro. Il sindaco Ernesto Toma con la sua Giunta hanno dato incarico all’avvocato Ernesto Sticchi Damiani: «Bisogna tentare - dice Toma - poi si vedrà». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA