Picchiata e costretta a prostituirsi, nigeriana fa arrestare i suoi aguzzini

Picchiata e costretta a prostituirsi, nigeriana fa arrestare i suoi aguzzini
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Sabato 20 Agosto 2016, 21:00 - Ultimo aggiornamento: 21:17

Picchiata per essersi ribellata ai suoi aguzzini. Costretta da tre suoi connazionali a prostituirsi.  Lei, giunta in Italia per lavorare in un salone di acconciature, si ritrova invece a vendere il proprio corpo nei pressi di Piazzale Rudiae. Poi ha deciso di farla finita e di denunciare i tre malviventi. Non lo avesse mai fatto. Ieri sera  verso le 23,30, infatti, tre individui di origine nigeriana (due uomini e una donna) hanno preso a calci e pugni la giovane, nonostante le urla delle malcapitata. Sono state proprio quelle grida a richiamare l’attenzione di una guardia giurata dell’istituto di vigilanza AlmaRoma, di pattugliamento in quella zona. Intervento provvidenziale che ha messo la parola fine a una triste vicenda e che si è conclusa con l'arresto di Idahosa Stefy Ewere, di 36 anni, Mathew Ndidi, di 25 e di Lawrence Oduware, 27 anni. 
 

 


Il vigilante si è fermato per prestare soccorso alla ragazza straniera e, nel frattempo, ha allertato le forze dell’ordine. Sul posto i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Lecce, i quali hanno trovato i due individui fermati poco prima dalla guardia giurata. La coppia di stranieri era stata fatta sedere e invitata a calmarsi con dei pretesti, in attesa che arrivassero i militari. Intanto è giunta anche un’altra donna, anche lei nigeriana, allertata telefonicamente da uno dei due fermati. Questa ha cominciato a inveire contro la ragazza aggredita. All'arrivo degli uomini in divisa, la ragazza aggredita ha raccontato quanto accaduto.

Tutto parte in Nigeria, quando viene contattata telefonicamente nel suo villaggio, dalla connazionale. La invita ad essere raggiunta in Italia, dove le promette un posto da parrucchiera. Giunta clandestinamente a Lampedusa, poi a Lecce in casa della sua sfruttatrice, viene costretta a prostituirsi giornalmente per strada e a consegnare i proventi ai suoi aguzzini, fino a raggiungere la somma di 25mila euro: riscatto per la sua libertà e la restituzione del permesso di soggiorno che la donna le aveva promesso. Alla vittima non è stato risparimiato nulla, sottoposta persino a un rito vodoo, che avrebbe comportato la sua morte in caso di "disobbedienza".

Su disposizione del pm di turno, Massimiliano Carudcci, i carabinieri hanno condotto i connazionali della donna ferita in caserma, mentre la ragazza è stata affidata alle cure dei sanitari. Giunta in ospedale, le sono state riscontrate delle lesioni al labbro superiore, giudicate guaribili in quattro giorni. Al termine degli accertamenti, i tre sono stati trasferiti nel carcere di Lecce. Devono rispondere delle accuse di estorsione, rapina e sfruttamento della prostituzione.  La vittima si trova in una struttura protetta. Ma per lei le ferite da rimarginare saranno altre.

 

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