D'Ambrosio: «Politica inquinata dalle clientele»

D'Ambrosio: «Politica inquinata dalle clientele»
di Paola COLACI
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Giovedì 25 Agosto 2016, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 11:36

Paolo IV ha definito la politica la maniera più esigente di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri. La forma più alta della carità. La politica ha come suo compito primario quello di lavorare non per il bene di pochi ma per il bene comune. Purtroppo, però, questa carità è largamente assente». Un messaggio chiaro e penetrante che l’arcivescovo di Lecce Domenico D’Ambrosio ha inteso rivolgere proprio ai rappresentanti della politica del territorio. Gli stessi che ieri si sono ritrovati in Piazza Duomo al termine della processione in onore dei santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato. A partire dal vice ministro Teresa Bellanova e dal sindaco di Lecce Paolo Perrone.
Ma nel suo discorso alla città, l’ultimo prima di lasciare la Curia leccese e andare in pensione, D’Ambrosio si è rivolto soprattutto alla comunità di fedeli. Coloro che in migliaia hanno preso parte alla tradizionale processione per le vie del centro. Ad accompagnare le tre statue dei Santi, tuttavia, quest’anno è stato solo il canto dei fedeli. La banda che pure ha anticipato il corteo, lo ha fatto in silenzio in segno di lutto e di rispetto per le vittime del terremoto che nella notte tra martedì e mercoledì ha colpito l’Italia centrale.

Il pensiero e la preghiera di D’Ambrosio è andato alle vittime del sisma e alle loro famiglie. Ma anche ai detenuti di Borgo San Nicola e a tutto il personale della polizia penitenziaria. «Mi corre un obbligo del cuore - ha poi aggiunto l’arcivescovo - ed è un grazie convinto alle centinaia di volontari che riempiono con la loro generosa e gratuita disponibilità, i vuoti, le assenze e le povertà delle migliaia di ospiti di 56 diverse nazionalità che affollano le nostre strutture di carità». Gli stessi volontari che si sostituiscono alle istituzioni, dunque. E l’arcivescovo lo ha rimarcato, tornando a rivolgersi a più riprese proprio alla politica. «Quella nobile arte che serve a far crescere la qualità della vita ma che gruppi di potere, clientele, consorterie, poteri forti, purtroppo inquinano». Un monito incisivo, a tratti sferzante, che D’Ambrosio ha rivolto anche a quelle istituzioni che spesso appaiono troppo distanti dai problemi quotidiani della comunità. Così dal pulpito ha incalzato: «Con noi questa sera come sempre c’è una larga e qualificata presenza di coloro che stanno al potere per servire e guidare la comunità. È una presenza dovuta, come da prassi istituzionale. Ma è anche, e ne sono certo, un voler condividere un momento qualificante della vita della comunità che servono - ha detto - Autorità tutte, vi saluto con stima, rispetto, amicizia cordiale, grato per il molto che fate. E sono convinto che le mancate o incomplete risposte alle esigenze della comunità non sono imputabili alla sola vostra responsabilità».

Carenze che per l’arcivescovo, tavolta, sono il frutto di una situazione congiunturale complessa che penalizza ingiustamente il Sud. E ciò accade perchè «forse perché siamo distanti fisicamente dai luoghi alti dove si decidono scelte, priorità, o perché non alziamo con decisione e perspicacia la voce per far valere le nostre ragioni o anche perché si privilegiano interessi di gruppi e non della comunità intera» ha sferzato D’Ambrosio.
Dunque, l’appello a risanare le relazioni umane. Prime fra tutte quelle tra i cittadini e i rappresentanti istituzionali. Proprio come ha invitato a fare Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì. «L’intricato, complesso e tormentato momento storico che stiamo vivendo ci sta conducendo a uno snodo importante che impone una scelta - ha rimarcato l’arcivescovo - riabilitare la politica, come luogo di dialogo, di ascolto, di servizio, di partecipazione democratica, e pensarla come l’unico ambito capace di porre un limite umano al potere o strapotere del denaro, dell’economia, della tecnica. Carissimi servitori dello Stato a vario titolo, accogliete questi miei pensieri vaganti come segno di grande amicizia e stima per le gravose responsabilità che vi legano alla nostra comunità che vuole uscire dalle sue paure e dalle sue delusioni» ha concluso D’Ambrosio.
 

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