Posta in ritardo: avviata un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio

Posta in ritardo: avviata un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 14 Febbraio 2017, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 13:31
Aperta un’inchiesta per stabilire se e quali responsabilità ci siano nel mancato o ritardato recapito della corrispondenza postale. Interruzione di pubblico servizio e falso, sono le ipotesi di reato che stanno guidando l’inchiesta affidata al pubblico ministero del pool “reati contro la pubblica amministrazione”, Roberta Licci.
Dunque, l’esposto depositato in Procura la scorsa settimana da Federconsumatori, ha prodotto l’effetto di fare scendere in campo l’autorità giudiziaria per chiarire se i ritardi di cui stanno soffrendo i cittadini, soprattutto a partire dalla fine della scorsa estate, abbiano profili di carattere penale.
I casi sono ormai decine e decine ed stanno vedendo gli interpelli alle Poste arrivare dai sindaci e dai consiglieri regionali per chiedere un servizio puntuale ed efficiente come lo era prima della scelta di ridurre il numero dei postini e di cancellare la consegna giornaliera delle lettere come dei plichi.
Un servizio, insomma, a singhiozzo, che avrebbe avuto due conseguenze tangibili agli utenti come anche al personale dipendente delle Poste: quattro tonnellate di giacenza e 30mila raccomandate non consegnate, i numeri indicati da Federconsumatori nell’esposto e che da soli sono bastati ad ipotizzare il reato di “interruzione di pubblico servizio” per valutare se siano o meno fondate quelle indicazioni.
 
L’altra conseguenza della riduzione del numero dei postini (80 in meno, il dato di Federconsumatori) è evidente con la riduzione della qualità del servizio: sempre più utenti si lamentano di aver trovato nella cassetta l’avviso di giacenza di una raccomandata, pur trovandosi a casa e senza che il postino abbia suonato.
L’altra faccia della medaglia di questo disservizio è l’aumento delle code negli uffici postali per il ritiro della corrispondenza non consegnata a mano: falso, il titolo di reato ravvisato al momento dalla Procura. Che è poi lo stesso orientamento dei giudici della decima sezione civile del Tribunale di Roma, su un ricorso presentato contro le Poste da una azienda di Maglie (difesa dagli avvocati Giancarlo Caiaffa e Serena De Pascalis) che per la mancata consegna di una raccomandata si trovò nell’impossibilità di opporsi nei termini all’azione legale intrapresa da un creditore.

I problemi lamentati dall’utenza Comune e prospettati da Federconsumatori nell’esposto sono anche altri: la consegna di fatture della luce, del gas e del telefono, successive alla diffida di pagamento delle stesse. O peggio ancora, al distacco per morosità.
Nell’esposto diretto al capo della Procura di Lecce, funzione ricoperta temporaneamente dall’aggiunto Antonio De Donno dopo il pensionamento di Cataldo Motta, so stati riportati altri disagi: la consegna della posta con scadenza settimanale o di dieci giorni. E non più giornaliera. La scelta di lasciarla tutta ad un solo abitante di un’intera strada. Il mancato avviso ai pensionati dell’arrivo dell’assegno dell’Inps. Ed infine il mancato recapito di riviste, quotidiani e periodici in abbonamento. A questo proposito gli inquirenti stanno valutando se indagare anche per “violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza, commessa da persona addetta al servizio delle poste”, così come indicato nell’esposto.

L’inchiesta cerca ora casi concreti. Disservizi subiti dai cittadini, sia come quelli indicati da Federconsumatori che eventuali altri ancora. Disagi che hanno comportato conseguenza per l’importanza dei contenuti delle missive non recapitate. Poi si tireranno le somme.
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