I palazzi del barocco fanno gola: boom di investimenti stranieri

I palazzi del barocco fanno gola: boom di investimenti stranieri
di Serena COSTA
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Venerdì 21 Aprile 2017, 13:03
Il Salento diventa la seconda residenza dei nord europei. E non è solamente una questione di sole, mare e vento. È il barocco leccese che “tira” e traina gli affari. Palazzi di pregio tra le chiese del centro storico, dimore storiche alle porte della cittò, terrazze e corti trasformati in immobili di fascia deluxe, come dicono gli addetti ai lavori.
La nuova leva della destagionalizzazione può a buon diritto essere costituita dagli investimenti immobiliari in palazzi storici, masserie e abitazioni di pregio, adocchiati e sempre più acquistati da francesi, inglesi, tedeschi e americani, che trascorrono le proprie ferie salentine soprattutto nei mesi decisamente meno caldi di maggio, settembre e ottobre.
E non è un caso che la Germania abbia puntato l’attenzione sulla Terra dei due mari, considerata una vera miniera di gioielli barocchi, ma anche di dimore immerse nella natura e nello stile di vita slow tipicamente nostrano: da pochi mesi, è sbarcato prima a Gallipoli e ora anche a Lecce Engel & Völkers, colosso tedesco dell’intermediazione immobiliare delle strutture di pregio, che da ieri sta reclutando 10 agenti immobiliari per la sede leccese.
Dallo Jonio all’Adriatico la parola d’ordine è diventata investire nel Salento e in Puglia c’è l’unica sede della multinazionale tedesca. E se il mercato immobiliare è tornato a sorridere anche grazie a tassi per i mutui molto più bassi del periodo pre-crisi, il potenziale turistico tutto salentino è stato intercettato con grande interesse dagli immobiliaristi d’oltralpe, che hanno visto una certa somiglianza del territorio niente meno che con l’impareggiabile costiera amalfitana.
Lecce è considerata da Engel & Völkers una località strategica per inglesi e francesi, che prediligono bilocali e trilocali d’epoca e palazzi tipici in pietra leccese. In piazza Sant’Oronzo o nei pressi della basilica di Santa Croce, si arriva spendere circa 1.600-1.700 euro al metro quadrato. Ma anche piazza Mazzini non scherza, con i suoi 1.700-1.800 euro al metro quadro per abitazioni più grandi e ristrutturate. Nel quartiere di San Lazzaro, poi, le case all’interno di palazzi barocchi possono superare i 2.000 euro.
«Abbiamo deciso di investire nel Salento perché territori come Lecce, Tricase, Otranto e l’Adriatico in generale attirano un turismo fatto di coppie di alto profilo, che spendono molto e amano venire non solo ad agosto – spiega Viktoria Kim, Licence Partner di Engel & Völkers Lecce – e il Salento ha ottime prospettive di sviluppo perché è una meta turistica che sa soddisfare tante esigenze, dal paesaggio al buon cibo per continuare con l’accoglienza della gente, ma anche perché è ricca di residenze di pregio. Solo nel 2016, in tutto il Salento ci sono state 5.600 transazioni, noi puntiamo ad una quota del 10 per cento».
Un’attenzione che piace e lusinga gli operatori del settore. «È positivo che arrivi capitale fresco sul territorio con gli investimenti da parte di turisti stranieri – afferma entusiasta Stefania Mandurino, componente del Consiglio generale di Federturismo nazionale – e tutto ciò si tradurrà in nuovi posti di lavoro. Un giro d’affari per gli operatori del commercio e del terziario che è molto importante anche per i suoi riflessi sul territorio». 
Ma non finisce qui. Ed è la stessa Mandurino ad aggiungerlo: «Questo fenomeno dell’interessamento da parte degli stranieri significa anche un’altra cosa, altrettanto importante: il Salento tornerà a essere crocevia di culture diverse, luogo di incontro di know how ed esperienze che potranno integrarsi e arricchire tutti.
Un’opportunità interessante anche Mimmo De Santis, presidente Federalberghi Lecce: «Questi investimenti produrranno un incremento delle presenze straniere, portando anche a Gallipoli un tipo di turismo di maggiore qualità, in cui il centro storico potrà essere incentivato ancora meglio. E ciò favorirà la fidelizzazione dei vacanzieri della terza età, che notoriamente spendono di più e arrivano nei mesi meno caldi».
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