In 15 aspirano a succedere al procuratore capo Motta

Cataldo Motta, procuratore capo di Lecce
Cataldo Motta, procuratore capo di Lecce
di Erasmo MARINAZZO
3 Minuti di Lettura
Sabato 24 Settembre 2016, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 16:23

Aspirano a guidare la Procura di Lecce chi sta coordinando le indagini sul super latitante Matteo Messina Denaro. E anche chi ha maturato una competenza in materia ambientale e di criminalità transnazionale da essere diventato un referente dei seminari organizzati dalle Nazioni Unite. E fra i candidati c’è chi le problematiche e l’organizzazione dell’ufficio della Procura di Lecce le conosce bene perché vi ha trascorso una buona parte della sua carriera. Procura di Lecce sì, perché stiamo parlando dei candidati a ricoprire per i prossimi otto anni la carica di capo che Cataldo Motta lascerà il 15 dicembre prossimo.
Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha pubblicato ieri mattina la graduatoria per anzianità degli aspiranti. Quindici in tutto, con un giallo pure: Antonio De Donno, procuratore aggiunto a Lecce e che di recente ha ricevuto da Motta il testimone di capo della Direzione distrettuale antimafia, compare sì nell’elenco. Ma la sua domanda risulta revocata lo stesso giorno della presentazione: 18 agosto.

De Donno fa parte del gruppo dei sei magistrati salentini in corsa alla successione di Motta. Contrariamente alle certezze diffuse nei giorni scorsi, non c’è Maria Cristina Rizzo, capo della Procura per i minorenni del distretto della Corte d’Appello di Lecce. Confermato l’interesse a tornare a Lecce di Leonardo Leone De Castris, procuratore capo di Foggia da giugno del 2013 dopo aver guidato per cinque anni la Procura di Rossano Calabro. La direzione per due mandati di una Procura, lo inserisce fra i favoriti nella scelta che prima la commissione e poi il plenum del Csm dovrebbero fare entro la fine dell’anno.
Le stesse credenziali, tuttavia, ce le hanno altri due magistrati: Giovanni Giorgio, a capo della Procura di Macerata dopo aver guidato quella di Potenza. E Domenico Seccia, procuratore a Fermo dopo gli anni trascorsi con le stesse funzioni a Lucera, a convivere con le minacce ricevute dai clan mafiosi e a dedicarsi anche ai libri sulla “mafia sociale”.

 

Nella corsa alla successione di un magistrato come Motta che ha dedicato la vita a combattere il tentativo della Sacra corona unita di ottennere il consenso dei salentini, c’è anche un “super” magistrato antimafia. Ed in cima alla graduatoria per anzianità: Maria Teresa Principato, procuratore aggiunto della Dda di Palermo dove, fra le altre cose, sta coordinando le ricerche di uno dei boss ritenuti più pericolosi dalle polizie di tutto il mondo: Matteo Messina Denaro. Per gli addetti ai lavori, la partita dovrebbero giocarsela la Principato e De Castris.
Restando ancora nell’ambito della lotta alla mafia, nella graduatoria troviamo il salentino di Galatone Francesco Mandoi e Francesco Curcio, rispettivamente aggiunto e sostituto della Direzione nazionale antimafia (Dna). Fra i procuratori aggiunti in cerca di promozione anche Pietro Argentino della Procura di Taranto, Sandro Raimondi a Brescia, Giovanni Bombardieri a Catanzaro, Lia Sava a Caltanissetta (è stata anche pubblico ministero a Brindisi negli anni 90) e Giorgio Lino Bruno a Bari. Quest’ultimo, salentino, ha fatto parte per otto anni della Dda guidata da Motta prima di passare a Bari. Completano l’elenco Lorenzo Lerario, sostituto procuratore generale a Taranto e Renato Nitti. Nitti è il magistrato che ha maturato una particolare esperienza sui reati ambientali ed ha fatto parte del pool della Procura di Bari che negli anni scorsi ha avuto una attenzione continua sui reati contro la pubblica amministrazione. Per taluni, per molti in realtà, la figura che ci vorrebbe a Lecce.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA