Diffamazione, chiesto il rinvio a giudizio per il presidente dell’Ordine dei medici

Diffamazione, chiesto il rinvio a giudizio per il presidente dell’Ordine dei medici
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 16:35
La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Luigi Pepe, 70 anni, di Surano, presidente dell’Ordine dei medici di Lecce. La richiesta del pubblico ministero Paola Guglielmi giunge al termine degli accertamenti investigativi, dopo che già una volta il giudice per le indagini preliminari aveva rigettato una richiesta di archiviazione del caso. Ora dovrà essere fissata la data per l’udienza preliminare. Le accuse nei confronti di Pepe sono di concussione, abuso di ufficio, diffamazione, atti persecutori e violenza e minaccia per costringere a commettere reato.
 
L’inchiesta si inserisce nella dura contrapposizione tra Pepe e Mauro Minelli, medico ed ex direttore del centro di cura delle malattie immunomediate “Imid” di Campi Salentina. Secondo l’accusa, il numero uno dei medici salentini avrebbe fatto di tutto per screditare Minelli, anche per un tornaconto personale. In particolare, l’accusa di violenza e minaccia per costringere a commettere reato si riferisce ad un episodio che sarebbe avvenuto il 5 aprile scorso: Pepe avrebbe usato toni ed espressioni forti con una ex paziente dell’Imid e presidente di una associazione che riunisce gli ammalati, allo scopo di convincerla a presentare una denuncia contro Minelli. Avrebbe dovuto accusarlo di “abusi e malefatte”. Nell’avviso di conclusione delle indagini viene riportato che Pepe avrebbe messo sotto agli occhi di questa donna carta e penna per farle stendere la denuncia.

È una delle circostanze scaturite dalle indagini condotte negli ultimi mesi dal pubblico ministero Guglielmi, che hanno visto l’ascolto in Procura per oltre due ore del dottore Minelli alla presenza dell’avvocato Giuseppe Terragno. E l’ipotesi che tutto fosse diretto a sfavorire Minelli, a tutto vantaggio della propria attività professionale, trova riscontro nell’accusa di concussione: perché le iniziative per ottenere la chiusura dell’Imid sarebbero scaturite dall’interesse di Pepe «al mantenimento di reparti ospedalieri e di attività medica privata». Da qui - sostiene l’accusa - le minacce a Minelli ed ai suoi collaboratori, nonché i cinque procedimenti disciplinari. Di questi procedimenti si parla anche nel capo di imputazione di abuso di ufficio: perché Pepe avrebbe dovuto astenersi, tenuto conto della conclamata ostilità mostrata nei confronti di Minelli e perché intanto questo medico aveva lasciato l’Ordine di Lecce per iscriversi a quello di Potenza. Ed abuso di ufficio per aver presentato un esposto senza prima avviare gli accertamenti nelle vesti di presidente dell’Ordine dei medici.

Infine, l’accusa di diffamazione si riferisce alle accuse che Pepe avrebbe lanciato contro Minelli: chiamandolo «mascalzone, millantatore, usurpatore di titoli, truffatore», ed in altri modi ancora. E proprio quella che viene dipinta come l’ossessione-Minelli, ha fatto formulare infine l’accusa di atti persecutori. Il presidente Pepe è difeso dall’avvocato Mariangela Vanessa Pepe.
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