A rivelare il comune addio è stato ieri proprio Perrone, nel corso della conferenza stampa di presentazione del programma per la tre giorni di celebrazioni in onore dei santi patroni di Lecce, Oronzo, Giusto e Fortunato. «Per me sarà la festa del commiato - ha detto - e anche in questo il vescovo e io ci troveremo insieme, insieme nel dire addio agli incarichi pubblici per la città». D’Ambrosio ha nicchiato e ammonito bonariamente l’invasione di campo, così l’ha definita, del primo cittadino, ricordando che «è tutto nelle mani del Papa, sarà lui - ha chiarito - a decidere il mio futuro».
Al compimento del 75esimo anno di età, infatti, D’Ambrosio dovrà comunicarlo al Vaticano che valuterà se e quando mandarlo in pensione, scrivendo così la parola fine all’esperienza, cominciata nel 2009, dell’attuale vescovo nella Curia di Lecce e, più in generale, alla sua vita “attiva” di uomo delle istituzioni ecclesiali, cominciata con l’ordinazione a sacerdote il 19 luglio del 1965 a Manfredonia, dove lui, che è originario di Peschici, provincia di Foggia, ha studiato in seminario.
Un traguardo, la pensione, che D’Ambrosio guardava già nel 2015. Fu allora, infatti, che comunicò alla città che avrebbe trascorso con lui «questo e ancora un altro Natale
Lecce saluterà dunque il suo sindaco e il suo vescovo di oggi, che di tanti “duelli” sono stati protagonisti. Perché se è vero che Perrone ha salutato l’inizio di molti giorni sorseggiando il caffè preparato dal parroco del Duomo per lui e per il vescovo, è vero anche che le massime autorità del Comune e della Curia non sempre hanno filato d’amore e d’accordo. C’è stata la collaborazione attiva per individuare i fondi necessari al recupero di molte chiese della città, con Perrone a chiedere a D’Ambrosio l’elenco di tutti i luoghi di culto bisognevoli di cure e dell’attenzione di un restauratore. Ma ci sono stati anche i fondi degli oneri di urbanizzazione destinati per legge alla Curia e che Palazzo Carafa, per diversi anni, ha “dimenticato” di versare. E quando si è trattato di strigliare l’amministrazione perché facesse di più e meglio per i più bisognosi d’aiuto, il vescovo non si è mai tirato indietro e dal pulpito del Duomo ha invitato a farsi portavoci di sobrietà, anche e soprattutto in occasione della festa dei santi patroni.
Da qui alla primavera del 2017, sindaco e vescovo percorreranno insieme ancora un tratto di strada. Poi sarà il tempo dei bilanci. E Lecce volterà pagina.