Lecce, D'Ambrosio verso la pensione
Primavera senza vescovo né sindaco?

Lecce, D'Ambrosio verso la pensione Primavera senza vescovo né sindaco?
di Paola ANCORA
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Mercoledì 24 Agosto 2016, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 11:35
Ci sono stati i confronti e gli scontri, anche accesi, e poi il dialogo e la collaborazione. E ora il vescovo Domenico D’Ambrosio e il sindaco Paolo Perrone sono pronti ad accomiatarsi insieme dalla città che hanno guidato, il primo nella fede e il secondo nell’amministrazione della res publica. Se Perrone è infatti alle battute conclusive del suo secondo mandato da sindaco del capoluogo, chiamato ad eleggere il suo successore e il nuovo Consiglio nella primavera del 2017, il vescovo di Lecce compirà 75 anni di età il prossimo 15 settembre. E anche lui avrà raggiunto l’età pensionabile, stabilita dalle norme del Vaticano.
A rivelare il comune addio è stato ieri proprio Perrone, nel corso della conferenza stampa di presentazione del programma per la tre giorni di celebrazioni in onore dei santi patroni di Lecce, Oronzo, Giusto e Fortunato. «Per me sarà la festa del commiato - ha detto - e anche in questo il vescovo e io ci troveremo insieme, insieme nel dire addio agli incarichi pubblici per la città». D’Ambrosio ha nicchiato e ammonito bonariamente l’invasione di campo, così l’ha definita, del primo cittadino, ricordando che «è tutto nelle mani del Papa, sarà lui - ha chiarito - a decidere il mio futuro».
Al compimento del 75esimo anno di età, infatti, D’Ambrosio dovrà comunicarlo al Vaticano che valuterà se e quando mandarlo in pensione, scrivendo così la parola fine all’esperienza, cominciata nel 2009, dell’attuale vescovo nella Curia di Lecce e, più in generale, alla sua vita “attiva” di uomo delle istituzioni ecclesiali, cominciata con l’ordinazione a sacerdote il 19 luglio del 1965 a Manfredonia, dove lui, che è originario di Peschici, provincia di Foggia, ha studiato in seminario.
Un traguardo, la pensione, che D’Ambrosio guardava già nel 2015. Fu allora, infatti, che comunicò alla città che avrebbe trascorso con lui «questo e ancora un altro Natale e poi chiuderò. E finalmente tornerò nell’anonimato. Tornerò a essere - disse a Palazzo dei Celestini, in occasione della cerimonia di saluto dei dipendenti provinciali prossimi alla pensione - uno dei tanti. Vi confesso - aggiunse - che stare al centro dell’attenzione è una condizione che sto vivendo a fatica. Ringrazierò il Signore quando rientrerò nella massa e tornerò ad essere uno dei tanti», continuando a seguire la stella polare della «povertà e della semplicità» dell’uomo di fede.
Lecce saluterà dunque il suo sindaco e il suo vescovo di oggi, che di tanti “duelli” sono stati protagonisti. Perché se è vero che Perrone ha salutato l’inizio di molti giorni sorseggiando il caffè preparato dal parroco del Duomo per lui e per il vescovo, è vero anche che le massime autorità del Comune e della Curia non sempre hanno filato d’amore e d’accordo. C’è stata la collaborazione attiva per individuare i fondi necessari al recupero di molte chiese della città, con Perrone a chiedere a D’Ambrosio l’elenco di tutti i luoghi di culto bisognevoli di cure e dell’attenzione di un restauratore. Ma ci sono stati anche i fondi degli oneri di urbanizzazione destinati per legge alla Curia e che Palazzo Carafa, per diversi anni, ha “dimenticato” di versare. E quando si è trattato di strigliare l’amministrazione perché facesse di più e meglio per i più bisognosi d’aiuto, il vescovo non si è mai tirato indietro e dal pulpito del Duomo ha invitato a farsi portavoci di sobrietà, anche e soprattutto in occasione della festa dei santi patroni.
Da qui alla primavera del 2017, sindaco e vescovo percorreranno insieme ancora un tratto di strada. Poi sarà il tempo dei bilanci. E Lecce volterà pagina.