La consigliera comunale è positiva al Covid: «Contro di me accuse senza senso»

La consigliera comunale è positiva al Covid: «Contro di me accuse senza senso»
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Venerdì 13 Novembre 2020, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 19:36

Sarebbe stata attaccata per non aver comunicato tempestivamente la sua positività al Covid ma lei si sfoga: «Ho avvisato i miei contatti, non sapevo che la tracciabilità si facesse su Facebook». Protagonista del insolita vicenda e la consigliera comunale leccese Emanuela Orlando che ieri in un post su Facebook ha non solo confermato le voci che giravano da qualche giorno in città ovvero di essere positiva al covid ma sì anche sfogata sulle accuse che le sarebbero state rivolte per non aver reso noto pubblicamente il suo stato di salute quando in città in tanti ne erano ormai a conoscenza. 

La consigliera, che a Palazzo Carafa presiede anche la commissione cultura, alcuni giorni fa era intervenuta sulla stampa per chiedere il ptenziamento della Dad in città. E precedentemente aveva anche messo in guardia il Comune proprio sui pericoli di svolgere le commissioni in presenza, sottolineando che: «La positività anche di un solo consigliere avrebbe innescato una catena di tracciamento molto lunga, con conseguente sovraccarico dei dipartimenti di prevenzione», insistendo sulla necessità di svolgere le sedute da remoto. «La positività, anche di un solo consigliere - aveva proseguito - avrebbe potuto comportare la sospensione, sia pure momentanea, di servizi essenziali per i cittadini».

Nel ripercorrere la sua vicenda Emanuela Orlando spiega anch che da quel 29 ottobre non si è più recata a Palazzo Carafa- Poi, lo scorso 10 novembre l'esito del pìtampone, positivo. E la corsa ad avvisare i contatti, consapevole dell'apprensione anche a palazzo.

«Il 10 novembre ho appreso di essere positiva al Covid-19, cosa che ho tempestivamente comunicato formalmente - prima ancora di essere contattata dall'Asl - alla mia scuola, oltre che all'ufficio commissioni e all'ufficio consiglio del Comune di Lecce.

Non solo, proprio perché sono a conoscenza delle difficoltà e dei ritardi che si stanno accumulando nel tracciamento, ho provveduto io stessa, contattandole ad una ad una, a informare le persone interessate, le quali mi hanno ringraziata, perché- a detta loro- non ero io a doverle avvisare. Sono stata poi contattata dal Dipartimento di prevenzione che, fra le altre cose, mi ha spiegato che la tracciabilità dei miei contatti valeva a partire dal 2 e 3 novembre».

Poi lo sfogo: «Aggiungo, così da sgombrare il campo da altre insinuazioni, che il tampone l'ho pagato, perché non mi era stato prescritto dal medico. Insomma, per essere più chiari: non avevo sintomi riconducibili al Covid-19! Sono una Consigliera - c'è voluto il Covid-19 perché qualcuno utilizzasse il femminile al posto del maschile inclusivo! -, ma prima ancora di esserlo sono una persona e come tale mi sono comportata senza, però, aver ricevuto altrettanto adeguato trattamento da parte di chi il dito sa bene come puntarlo, guardandosi bene dall'alzarlo quel dito, cosa che avrebbe richiesto il fatto di informarsi, verificare prima di accusare ed insinuare!».

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