Niente fondi per Burgesi. Lunedì il confronto tra sindaci e Regione

Niente fondi per Burgesi. Lunedì il confronto tra sindaci e Regione
di Maurizio TARANTINO
3 Minuti di Lettura
Sabato 17 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:49
Alla fine sono rimasti soli. I sindaci e gli abitanti di Ugento, Acquarica del Capo, Presicce e Taurisano, e quanti hanno creduto al presidente della Regione, Michele Emiliano, arrivato di corsa a Burgesi, nel dicembre scorso, per assicurare la presenza della Regione nella ricerca della verità sui veleni interrati. 
Perché da Bari, con una tempistica straordinaria, hanno deciso che i soldi stanziati per le indagini - un milione di euro messo a disposizione dal ministero dell’Ambiente - debbano prendere altre strade e fermarsi in Basilicata, per scoprire se anche lì qualcuno ha avvelenato le acque del Pertusillo, che alimentano i rubinetti di tutti i pugliesi. Un capitombolo istituzionale firmato da Emiliano, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Giovanni Giannini e deciso il 18 aprile scorso, nel silenzio più completo, senza neanche una telefonata a quei primi cittadini che con grande speranza ed entusiasmo avevano accolto il presidente accompagnandolo, con tanto di mascherine di protezione, a fare un sopralluogo nella discarica maledetta. 
«Non resterete soli», aveva promesso in quell’occasione il presidente, e si capirà se i 600 i fusti di Pbc interrati, secondo le confessioni dell’imprenditore pentito Gianluigi Rosafio - già condannato in via definitiva per traffico illecito di rifiuti che nel 2015 si era autodenunciato ai carabinieri - esistono davvero. Li avrebbe portati materialmente lui, con i camion, provvedendo a tombarli in profondità. Una bomba ecologica capace di stravolgere quel giardino dell’eden che è ancora, apparentemente, il Capo di Leuca, intoccato da veleni e inquinamenti industriali. Sostanze chimiche velenosissime, i policlorobifenili, capaci di penetrare nel sottosuolo e distruggere dapprima l’ecosistema, e generare neoplasie nelle popolazioni. «Non resterete soli», aveva promesso il presidente leggendo il dossier sulla vicenda davanti al sito e assicurando giustizia nei confronti di chi aveva inquinato e di chi non aveva controllato. Ma per farlo sarebbero occorsi i fondi. Detto fatto. Il ministero dell’Ambiente istituisce un fondo per la verifica dello stato di qualità delle matrici naturali nella località Burgesi ad Ugento, con uno stanziamento di un milione di euro per il 2017. Non si aspetta altro che l’inizio degli scavi, una sonda che penetri nella pancia del “mostro” e dia il responso: invece il tempo passa, e addirittura arriva la richiesta per un’altra discarica poco distante, in zona “Casino Arto”. 
 
«Non resterete soli», promette il presidente. Ma intanto (lo si scoprirà dopo) c’è il blitz della Regione, attuato senza alcun contraddittorio, senza alcun preavviso. Per saperne di più si dovrà aspettare lunedì, quando l’assessore regionale all’Ambiente Domenico Santorsola riceverà i sindaci in un incontro programmato da tempo sul futuro di Burgesi, ma che adesso dovrà occuparsi di come recuperare somme e importi che hanno preso altre destinazioni. A chiedere conto della destinazione del famoso milione di euro, ormai fermo da troppo tempo, era stato, il 28 maggio scorso, durante una manifestazione organizzata dalle amministrazioni e dalle associazioni dei quattro Comuni, il parlamentare Rocco Palese, originario del posto e autore dell’articolo aggiuntivo che aveva permesso lo stanziamento dei soldi. Ma i fondi già non c’erano più: erano volati in Basilicata.
Oggi lo stesso Palese ha presentato un’interrogazione al ministro Gian Luca Galletti spiegando che «non è pensabile distrarre soldi da quel Fondo, neanche in parte. Gli abitanti del Basso Salento non sono cittadini di serie B». E risposte cerca anche il capogruppo regionale di Mdp-Articolo 1, Ernesto Abaterusso, chiedendo la convocazione di una specifica commissione sulla sorte di Burgesi: «Le notizie su un finanziamento destinato ad approfondire la conoscenza dei fenomeni inquinanti e dirottato invece altrove, non può non suscitare allarme».
«Non resterete soli», aveva promesso il presidente. Adesso è il momento di mantenere la parola data.
© RIPRODUZIONE RISERVATA