Il Barocco a numero chiuso. I turisti: «Un’idea per tutelarlo»

Il Barocco a numero chiuso. I turisti: «Un’idea per tutelarlo»
di Stefania DE CESARE
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Lunedì 24 Aprile 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:46
Contatori anti-ingorghi nelle città d’arte e chiese a numero chiuso a Lecce: l’idea piace ai turisti. Anche se non è un coro unanime quello formato dalle voci dei visitatori nel capoluogo salentino. I vacanzieri ospiti della città barocca, infatti, accolgono con favore l’ipotesi di introdurre dei “conta-persone” per gestire i flussi nei luoghi più frequentati, ma “bocciano” la proposta di rendere obbligatoria la prenotazione per l’accesso alle chiese della città a gruppi maggiori di dieci persone.
La prima soluzione, proposta del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, riguarda tutte le città d’arte particolarmente frequentate dai turisti - e Lecce non fa eccezione, soprattutto durante la stagione estiva e nelle vie più “battute” del barocco - dove il numero elevato di visitatori spesso rende difficile ammirare piazze e monumenti.
La seconda proposta, invece, arriva dal vescovo di Lecce Domenico D’Ambrosio che prova a ordinare gli accessi e gestire la maleducazione all’interno delle chiese optando per il “numero chiuso”, ovvero prenotazione on-line obbligatoria per i gruppi che superano le 10 unità per visitare la cattedrale.
«Ci sono luoghi dove i tornelli sono necessari e non si può fare diversamente - afferma Cristina Rato, dalla provincia di Roma -. Penso alla Fontana di Trevi o al Pantheon, dove la massa è ingestibile e regna anche la maleducazione. Sicuramente col tempo si perderà quella libertà di passeggio però ci sono piazze o monumenti che ormai sono veramente difficili da visitare. Anche qui a Lecce avete tanti turisti, prima o poi toccherà anche a voi gestire la confusione per tutelare i vostri monumenti».
 
Per regolamentare i flussi turistici negli spazi aperti e rendere il caos “ordinato”, infatti, l’ipotesi pensata dal ministro è proprio quella di usare i tornelli, consentendo la visita solo a un numero limitato di visitatori. «Ben vengano i contatori - afferma Maria Rosa Negro da Mantova -. Sono d’accordo perché ci sono posti in Italia che ormai non sono più fruibili. Qualcosa bisogna fare, sia per controllare gli accessi ma anche per tutelare le opere d’arte. Sono d’accordo anche con le indicazioni del vescovo. Serve più disciplina, soprattutto quando si tratta di chiese dove il rispetto dev’essere maggiore: sono sempre luoghi sacri».
I turisti approvano la “stretta” da parte del vescovo D’Ambrosio che ha imposto dei paletti contro il turista maleducato. «Il rispetto dev’essere esserci sempre, sia che si tratti di una chiesa che di un museo - sottolinea Raffaella Rosari da Pescara -. Servono sicuramente più controlli. Sulle prenotazioni, invece, non sono molto d’accordo anche perché si risolve veramente il problema? La confusione o la mancanza di rispetto, purtroppo, ci sarà sempre, non è questione di numeri. Lasciate le persone libere di fruire dei luoghi».
Sugli accessi alle chiese, infatti, il vescovo è stato chiaro: i gruppi che superano il numero stabilito di 10 persone dovranno prenotarsi entro le 36 ore dal giorno della visita.
«Giusto l’appello per il decoro nelle chiese - affermano Paolo Fochi e Giusy Ticano dalla provincia di Roma -. C’è sempre meno rispetto, però l’obbligo delle prenotazioni per i gruppi forse è eccessivo, anche perché già solo due famiglie insieme arrivano a dieci persone e il fatto di dover prenotare mette dei vincoli che in vacanza non si vorrebbe avere».
«La mancanza di educazione da parte delle persone è un problema reale - spiega Marcello Reale da Trieste -. Certo, imporre orari e numero di persone limiterà l’afflusso all’interno delle chiese. Forse basterebbe più personale che sappia gestire questi flussi turistici. Non basta un “semplice” inserviente a gestire il flusso di turisti in una chiesa». Spazi aperti fruibili a tempo, chiese sempre aperte ma con più vigilanza: è questa la ricetta offerta dai turisti per tutelare e rilanciare le città d’arte. Eppure non manca chi mette al primo posto il rispetto delle regole, anche a discapito della libertà di accesso. «Bisogna aver rispetto per i luoghi d’arte, soprattutto se sono religiosi - spiega Massimiliano Pirovano dalla provincia di Ancona -. All’estero funziona così: quando si vuole visitare una moschea, ad esempio, ci sono delle regole e non si può fare di testa propria. Le prenotazioni possono essere fastidiose, però alla fine le persone si adeguano. Stesso discorso per i conta-persone. Se si ha veramente voglia di ammirare un monumento o una chiesa, le regole si rispettano».
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