Teatro Apollo, per la gestione tutto da scrivere. «Il Comune perde tempo»

Teatro Apollo, per la gestione tutto da scrivere. «Il Comune perde tempo»
di Paola ANCORA
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Lunedì 24 Ottobre 2016, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 15:59

«Sull’Apollo la Regione può avere un ruolo importantissimo e certamente è pronta a fare la sua parte, ma la proposta culturale e di gestione del teatro deve partire dal Comune e noi, fino a oggi, non abbiamo ricevuto nulla». Di più. L’assessore a Turismo, Cultura e Sviluppo economico regionale Loredana Capone spiega che «l’unica cosa che il sindaco Paolo Perrone ci è venuto a chiedere è un contributo economico per la festa di inaugurazione». Che, salvo contrattempi legati alle agende dei probabili ospiti, dovrà tenersi il 5 dicembre prossimo.
Il conto alla rovescia per poter entrare finalmente nel teatro restaurato - dieci anni di lavori e 13 milioni di euro investiti - è già partito, ma la strada che l’Apollo dovrà prendere dal 6 dicembre in avanti è tutta da scrivere. L’amministrazione ha lasciato intendere di voler affidare le redini del teatro a una fondazione pubblico-privata, coinvolgendo anche imprese e banche, ma il percorso sarà tutt’altro che breve. Lo hanno chiarito i responsabili dei teatri San Carlo a Napoli e Sociale a Rovigo: «Bisogna individuare prima una mission, capire cosa si vuole mettere dentro al teatro e poi attirare gli investimenti, perché senza i fondi delle imprese l’Apollo, come qualsiasi altro teatro, non reggerebbe».

A oggi, invece, non c’è il progetto, non c’è la mission, non c’è una prospettiva di medio periodo alla quale guardare e non ci sono, quindi, nemmeno i privati interessati a mettere sul piatto il loro tesoretto. A ben guardare e salvo colpi di scena, non c’è nemmeno l’idea di cosa accadrà al teatro dal giorno successivo all’inaugurazione e fino alla consegna delle “chiavi” e della direzione, per la quale non è stato neanche approntato un bando, sempre che il Comune voglia farne uno, come pure suggeriscono da altre realtà teatrali di successo italiane. «Noi - riflette Capone - ne abbiamo fatto uno per la direzione artistica dell’orchestra Ico Tito Schipa e hanno partecipato 28 personalità di fama nazionale e internazionale».
La Regione, che ha finanziato il restauro dell’Apollo, è pronta a investire nel teatro. «Ma non è che noi siamo qui soltanto a erogare soldi - continua l’assessore Capone -. Abbiamo anche il compito di garantire una programmazione culturale razionale e coordinata, che serva ad attrarre pubblico e turisti, a mettere in rete i teatri. Per questo aspettiamo che l’amministrazione di Lecce ci faccia una proposta concreta, non possiamo scavalcarli. Si è accennato nei giorni scorsi alla possibilità di creare una fondazione pubblico-privata, ma a noi nessuno ha fatto una simile proposta né ci è stato detto quanto e come si intendono coinvolgere banche e imprese. Serve un buon progetto di gestione integrata degli spazi, che possa coinvolgere associazionismo, Conservatorio e Accademia, ma anche soggetti nazionali e internazionali che di fronte a un grande progetto culturale e a un importante e attrattivo patrimonio possono certamente dimostrarsi interessati. Il sindaco e l’amministrazione lavorino senza indugi al progetto, bisogna recuperare il troppo tempo perduto». Perché, ricorda Capone, «già a gennaio di quest’anno chiesi al Comune quali fossero le intenzioni in merito all’Apollo, e di nuovo poi a giugno. Ma non mi è mai stata data una risposta».

E individuare il giusto modello gestionale e la mission di un teatro da 900 posti è importante per mille motivi diversi: lo è perché un teatro «dovrebbe essere sempre aperto, come le chiese» esortavano da Rovigo. E, quindi, serviranno risorse e idee. Lo è, anche, perché per riuscire a tenerlo sempre aperto e a riempirlo bisognerà svincolarlo dalla politica, «sfuggire alla tentazione di gestirlo e di sfruttarlo» mettevano in guardia i responsabili del San Carlo e del Sociale. 

«Bisognerà tenere conto della sostenibilità economica della gestione - aggiunge Capone - e della politica culturale della città.

Perché il contesto attuale presenta, sì, criticità, ma anche grandi opportunità. La riforma delle Province assegna ai Comuni competenze aggiuntive proprio sulla cultura. E Lecce può riflettere su una eventuale eredità di stagione lirica e orchestra, che è un patrimonio eccezionale di talenti rispetto al quale Palazzo Carafa non può restare sordo e inerte, ma deve dimostrare di avere una visione strategica, di avere una proposta culturale complessiva. Che a oggi, invece, non è arrivata. Il sindaco mi ha interpellata solo sul contributo economico per l’inaugurazione, ma penso - conclude - si debba uscire dalla politica dell’elemosiniere». 

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