Abusivi negli appartamenti: l’ingresso gestito dai criminali

Abusivi negli appartamenti: l’ingresso gestito dai criminali
di Paola ANCORA
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Giovedì 20 Ottobre 2016, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 13:29
Un mercato illegale di case. Gestito da gruppi criminali diversi. Le indagini della Procura sull’emergenza alloggi in città partite un anno e mezzo fa cominciano a far emergere un quadro allarmante. A Lecce, infatti, a stabilire quali famiglie avessero o meno diritto ad avere un tetto sulla testa non sarebbe stato il Comune – come prevede la legge - ma la criminalità. L’inchiesta affidata inizialmente ai procuratori Antonio De Donno e Antonio Negro e poi passata di mano, ai pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci, dirà come ciò potesse avvenire e quanto il sistema criminale sia diventato pervasivo, quanto sia riuscito a estromettere le istituzioni, a metterle “all’angolo”, assumendo il controllo della gestione delle migliaia di alloggi di edilizia residenziale pubblica del capoluogo. E stabilirà anche se, fra politici e funzionari del Comune, qualcuno possa aver preferito guardare altrove mentre ciò avveniva o, peggio, abbia cercato di agevolare attivamente gli affari della criminalità.
A dire di questo mercato illegale e parallelo, che non conosce graduatorie e regole, ci sono una serie di dati. Si parte dai numeri: poco più di 500 le case popolari leccesi, 1.400 le richieste confluite nella graduatoria stilata da Palazzo Carafa nel 2011. Una fame infinita di case, che non trova risposta vuoi perché le graduatorie scorrono troppo lentamente - e anche questo è oggetto di approfondimento da parte della magistratura - vuoi per la carenza di fondi per costruire nuovi alloggi.
 
Poi c’è la cronaca recente, con il caso del clochard Giuseppe Fiorentino, aggiudicatario di una casa popolare che occupò solo per pochi giorni e poi, denunciò lui, fu costretto a lasciare perché minacciato. E ci sono i documenti, anche quelli diffusi all’indomani della morte di Fiorentino: ci sono le carte prodotte dagli uffici comunali, che certificano come ci siano voluti ben otto mesi per avviare le pratiche di sfratto degli occupanti abusivi di quella casa.
C’è il carteggio fra Arca Sud, Regione e Comune, nel quale Arca Sud (l’ex Iacp, ndr) chiede alla Regione di commissariare l’ente comunale perché inadempiente, troppo lento nell’eseguire le procedure di decadenza e di sgombero. E Palazzo Carafa ribatte garantendo, per il futuro, maggiore collaborazione, anche visto il rafforzamento dell’ufficio operato su volontà del sindaco Perrone proprio all’indomani dell’inchiesta della Procura, che vede indagati due assessori, Luca Pasqualini e Attilio Monosi, il funzionario Pasquale Gorgoni e il consigliere Pd Antonio Torricelli.
E poi, scorrendo a ritroso le pagine fitte di questa storia del bisogno, c’è una informativa della Squadra mobile prodotta nell’ambito dell’inchiesta “Eclissi” della Dda, inchiesta che nel 2014 ha portato all’arresto di 34 persone, molte delle quali risultavano occupanti abusive di alloggi popolari. Sono emersi così legami e rapporti fra ambienti della criminalità organizzata e la politica cittadina, finiti sulla scrivania del prefetto Claudio Palomba, chiamato a dire se ci sia stato o meno, direttamente o indirettamente, un condizionamento dell’attività amministrativa e della funzionalità dei servizi a Lecce. «Un ulteriore settore di interesse della criminalità organizzata sul quale viene paventato il rischio di condizionamento nella gestione della cosa pubblica, riguarda l’assegnazione degli alloggi popolari e i procedimenti di occupazione abusiva» scrisse il prefetto lo scorso gennaio, in occasione della visita in città della Commissione parlamentare antimafia. Perché la periferia della città, lontano dai circuiti turistici e dal via vai frenetico della movida, si annidano bisogni che i criminali sfruttano a proprio vantaggio. La fame di case diventa così una merce, per mantenere il controllo del territorio e lambire la politica. Le inchieste diranno se ciò sia avvenuto davvero e per responsabilità di chi.
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