Lecce, l'emporio solidale rischia di chiudere

Lecce, l'emporio solidale rischia di chiudere
di Angela NATALE
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Giovedì 8 Dicembre 2016, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 17:19
Rischia la chiusura l’Emporio della solidarietà che fa capo alla Comunità Emmanuel. L’allarme è stato lanciato ieri dal sindaco di Lecce Paolo Perrone nel corso di una conferenza convocata a Palazzo Carafa con l’obiettivo di sensibilizzare alla donazione in favore delle famiglie bisognose la cittadinanza, in particolare le aziende.
I numeri parlano chiaro: nei primi sei mesi dell’anno le perdite subite dall’emporio sono state pari a 60mila euro(a fine anno potrebbero arrivare a 90 mila). Mentre la povertà dilaga, come ha messo in luce l’altro ieri l’Istat, e cresce il numero dei nuclei familiari che a Lecce per nutrirsi sono costretti a fare ricorso alla spesa solidale: 830 fino al 30 settembre, e una stima previsionale di 1.200-1300 al 31 dicembre. La situazione, estremamente critica, è stata illustrata da Daniele Ferocino, presidente della Comunità di padre Mario Mariafioti, e da Salvatore Esposito, coordinatore di tutte le attività legate alla raccolta alimentare. Raccolta che, nei quasi cinque anni di attività, ha prodotto la disponibilità di 503 tonnellate di alimenti, per un valore complessivo di 1.504.392 euro. Ciò nonostante, “i conti non sono in equilibrio”, ha detto laconico Ferocino mettendo l’accento sui costi di gestione di quello che – a conti fatti – ha tutti i crismi e gli obblighi di un vero supermercato (assicurazioni per il personale, spese di trasporto della merce e manutenzione mezzi, utenze varie), e sul trend povertà, in crescita anche a Lecce. Per soddisfare la domanda delle famiglie che fanno riferimento all’emporio, occorrerebbero 10 mila tonnellate di cibo al mese e 120 mila euro per mantenere in piedi una struttura che ha fatto dell’organizzazione e della trasparenza la sua forza.
 
Due i fronti emergenziali: il reperimento delle derrate alimentari e quello direttamente legato agli introiti monetari. La situazione è precipitata del venir meno di diversi benefattori, pubblici e privati. Tra i privati solo tre grandi nomi (tra cui Quarta caffè e lo studio radiologico Quarta Colosso) continuano ad essere vicini all’Emporio, più altri che partecipano con piccole somme; mentre tra le istituzioni va registrata la defaillance della Provincia che, fino a tre anni fa sosteneva il progetto in favore delle fasce deboli con un contributo annuale di 20 mila euro.
Tanto quanto continua invece a dare il Comune, un parte della quale attraverso una convenzione con l’Ambito di zona , mentre la Regione è totalmente assente. Proprio il governo regionale è stato bacchettato dal sindaco perché il nuovo regolamento regionale sulla Protezione civile impedisce ai volontari di prestare il loro servizio in questo specifico campo. Chi vuole potrà fare volontariato ma in maniera autonoma e, quindi, senza alcun rimborso, neppure per la benzina. “Norma assurda, va cambiata”, ha detto Perrone anticipando l’intenzione di scrivere una lettera a Emiliano.
Intanto c’è l’appello a tutta la comunità perché “la crisi morde i polpacci dell’economia” ma si riflette pesantemente sulle fasce più deboli della società e “il grande movimento di attenzione che in questi anni ha sostenuto il banco alimentare non basta più”. Accorato l’appello al senso di responsabilità dei cittadini: “Ognuno deve dare una mano, fare la sua parte, piccola o grande che sia”. Sul fronte comunale l’Sgm continua a garantire il trasporto gratuito delle persone che si recano all’emporio in quanto situato fuori città; mentre una parte di una colletta fatta di recente tra dipendenti comunali sarà devoluta alla comunità Emmanuel. Piccoli segnali per un’operazione salvataggio che richiede ben altre risorse, anche morali, per mettere al riparo l’emporio dal rischio chiusura. “Serve una presa di coscienza collettiva”, ha rimarcato Ferocino sollecitando la piena attuazione, da parte delle aziende, della nuova legge sugli sprechi alimentari e annunciando un tavolo ad hoc sulla filiera alimentare che dovrebbe aprirsi a breve in prefettura per il recupero delle eccedenze dei prodotti, congelati e freschi, che ancora oggi, purtroppo, finiscono nella spazzatura.
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