Omicidio a Gallipoli: l'autopsia svela lesioni mortali alla testa

Il luogo el ritrovamento del cadavere
Il luogo el ritrovamento del cadavere
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Martedì 7 Febbraio 2017, 16:20 - Ultimo aggiornamento: 17:52

Lesioni alla testa. Come se fosse stato colpito da un bastone, una spranga o una pietra. Più volte. E con ferocia. L'autopsia sul corpo dell'uomo ritrovato la notte del 31 gennaio scorso nel boschetto di Gallipoli lungo la statale per Leuca, ha svelato un ulteriore modalità che avebbe adottato l'indagato Marco Barba, 43 anni, del posto, ex collaboratore di giustizia, per uccidere l'uomo indicato come il marocchino Khaled Lagraidi, 41 anni, ambulante scomparso il 23 giugno dell'anno scorso.
L'esame autoptico concluso nel primo pomeriggio dal medico legale Roberto Vaglio, aggiunge un elemento di novità all'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Alessio Coccioli, e dai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Gallipoli. La preparazione all'esame della Tac di lunedì aveva svelato sia parti del corpo corrose dall'acido, come se ci fosse stato il tentativo di scigliore il corpo per eliminarlo del tutto, che una ferita profonda alla gola: segno, quest'ultimo, di un probabile strangolamento con la corda ritrovata nel bidone in cui il corpo era stato tombato con pietre, calce e cemento. A tutto questo si sono aggiunte lesioni al cranio: lesioni mortali.
Marco Barba risponde di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, distruzione ed occultamento di cadavere. E' difeso dall'avvocato Faenza Speranza. La figlia Rosalba del solo occultamento di cadavere: svelando il delittto ai carabinieri e facendo ritrovare il corpo, ha raccontato di essere stata costretta dal padre ad aiutarlo nel tentativo di calcellare le tracce. E' difesa dall'avvocato Amilcare Tana.

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