La rinascita di Roca:
I tesori del passato e il futuro in 3D

© Roca arcaeological project
© Roca arcaeological project
di Azzurra DE RAZZA
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Venerdì 9 Dicembre 2016, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 21:52

Incantevole frastagliato tratto di costa come una poesia di roccia sul mare. La bellezza di Roca non sfugge, non si dimentica. Ma nonostante quasi 30 anni di lavori, di ricerche e studio sul sito archeologico, manca la consapevolezza che in quel punto l’Adriatico custodisca uno dei più importanti insediamenti dell’Età del Bronzo del Mediterraneo, un’area di grandissimo valore paragonabile per quantità e qualità dei reperti solo a Micene e Tirinto. Adesso, per la prima volta, la storia della cittadella fortificata sorta attorno alla grotta-santuario nel II millennio a.C. e distrutta da un incendio durante un assedio circa 3500 anni fa, si è liberata dalle erbacce che l’hanno praticamente nascosta in questi anni e si rivela per quello che è e che ambisce d’essere, uno dei più importanti poli archeologici d’Italia, da vivere e visitare, anche virtualmente e in maniera interattiva attraverso avanzate nuove tecnologie. È terminata proprio in questi giorni la prima tranche di lavori sul sito avviati lo scorso giugno. Si tratta del primo progetto di “Recupero conservativo, valorizzazione e fruizione dell'area archeologica di Roca Vecchia” e, dunque, del primo relativo consistente finanziamento ottenuto dal Comune di Melendugno attraverso la Regione Puglia tramite fondi europei, per 753mila euro.
Che qualcosa stia pian piano cambiando, partendo proprio dalla fruizione del luogo, gli habitué lo hanno già capito e, per fortuna, ben recepito. Dove fino allo scorso anno ci si poteva, per esempio, fermare piantonando il proprio ombrellone per prendere il sole, adesso si vedono le strutture stratificate delle varie epoche di vita di questo agglomerato e, soprattutto, si riconosce un’area archeologica ben recintata e in attività. Il lavoro, avviato lo scorso giugno, è portato avanti da un gruppo di giovani operatori del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, tra archeologi e studenti del corso di laurea, tutti tra i 25 e i 40 anni, guidati da Teodoro Scarano, archeologo responsabile di progetto. Finora si sono annualmente svolte campagne di scavo, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, a partire dal 1987, in seguito, cioè, alla scoperta della Grotta Poesia e delle sue preziose testimonianze epigrafiche, nel 1983, da parte del Prof. Cosimo Pagliara. Grotta Poesia è un santuario costiero unico nel suo genere, frequentato dalla tarda preistoria sino alla tarda età Repubblicana (II sec. a.C. circa), le cui pareti sono coperte da centinaia di migliaia di figurazioni prima ed iscrizioni poi in messapico, latino e greco. Attorno ad essa sorse il primo villaggio, proprio sulla penisola di Roca che ha oggi un’estensione di poco superiore a 3 ettari. In quest’area a partire quantomeno dal XVII sec. a.C. sino al II sec. a.C. vi fu una straordinaria continuità di occupazione. Successivamente, poi, l’area restò pressoché abbandonata sino al XIII sec.d.C. quando vi venne fondata una città militare provvista di castello, mura di fortificazione, fossati e così via. A rendere incredibilmente prezioso il sito sono la quantità e la qualità delle migliaia di reperti ritrovati, tra cui una collezione di ori protostorici unici in Italia, e delle strutture architettoniche ancora presenti nelle diverse stratificazioni, decisamente fuori dalla norma, tali da non avere pari. Le fortificazioni della media Età del Bronzo, per esempio, sono conservate per quasi duecento metri di lunghezza, con uno spessore massimo di oltre venti ed un’altezza che supera i tre metri. La Porta Monumentale di Roca Vecchia con i suoi venticinque metri, è una delle più importanti architetture della protostoria mediterranea per complessità progettuale e stato di conservazione. Oggi è un monumento quasi invisibile al pubblico in quanto protetto da una serie di involucri che ne garantiscono la conservazione per rallentarne il degrado, ma potrebbe essere a breve visionabile grazie ad un modello tridimensionale stereoscopico della Porta.

 
«Con il progetto in corso si punta anche a rendere fruibili proprio attraverso la tecnologia quelle evidenze archeologiche che per loro intrinseca natura sono meno leggibili, in primis quelle dell’età del Bronzo», spiega Teodoro Scarano. «Il Consorzio Cetma di Brindisi si sta occupando della progettazione di una app per smartphone e tablet con la quale sarà possibile fruire di contenuti 3D in Realtà Aumentata, con contenuti elaborati in collaborazione con il gruppo di ricerca che coordino». L’app potrebbe debuttare già nei primi mesi del prossimo anno. Ma è solo uno dei tanti obiettivi del progetto che, più in generale, punta ad interventi di carattere conservativo indirizzati principalmente alle strutture architettoniche della cittadella tardomedievale, e a scavi archeologici, attraverso l’Associazione VivArch che fornisce consulenze e servizi, in particolare su due monumenti e cioè un edificio di culto di rito greco con la sua necropoli riferibile alla città tardomedievale di Roca e la suddetta Porta Monumentale delle fortificazioni del Bronzo Medio. Verranno anche realizzati nuovi percorsi di visita all’interno dell’area archeologica che andranno a rinnovare e integrare quelli già esistenti con una nuova pannellistica che come detto sarà supportata dai contenuti 3D. Un breve percorso di visita sarà allestito anche presso la Grotta Poesia e presso la Porta Nord delle mura ellenistiche.
Il cantiere sarà ora fermo per qualche settimana prima di riprendere subito dopo le festività natalizie con condizioni meteo più miti. La recinzione della zona è per lunghi tratti adiacente alle aree di intervento consentendo ai visitatori che transitano lungo il sentiero esterno del promontorio di Roca di assistere alle operazioni e vedere la trasformazione del sito e fare eventualmente domande agli operatori. A ripresa dei lavori, come è stato per tutto il mese di novembre, saranno una decina, tra archeologi e studenti del corso di laurea, ad operare ogni giorno: dai medievisti che assieme all’antropologo fisico operano sull’area dell’edificio di culto medievale, ai protostorici che stanno invece operando prevalentemente sulla Porta Monumentale. Il progetto prevede anche l’installazione di videocamere di sorveglianza, sia sul promontorio che presso la Grotta Poesia, e l’attivazione di un servizio di gestione dell’area archeologica.
«Il progetto ha l’ambizione di cambiare volto all’area archeologica, renderla visibile prima ancora che comprensibile - continua Scarano -. Roca oggi è nota alla comunità scientifica internazionale come uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo ma non lo è ai turisti che affollano quell’area solo per poter fare il bagno nella Grotta Poesia. Questo non significa interrompere le ricerche archeologiche ma integrarle a progetti di valorizzazione del sito che siano indirizzati alla conservazione di quanto proviene dalle indagini, alla possibilità per un pubblico allargato di vedere (direttamente, in un museo, o indirettamente, grazie al web ed alle tecnologie informatiche) gli eccezionali manufatti rinvenuti nel corso delle indagini. Si pensa anche alla possibilità di costituire un soggetto che veda la partecipazione di comune, università, soprintendenza e privati che provveda alla gestione dell’area archeologica che oggi soffre della pressione antropica generata dall’interesse turistico per questo tratto di costa».
Il progetto ha un respiro internazionale e tutto il tempo di rendersi comprensibile anche a livello locale. Chiusura lavori prevista per dicembre 2018. Ma già dalla prossima estate a Roca potremmo riuscire a fare visite guidate con approfondimenti su smartphone.
 

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