Noemi, «La giustizia faccia il suo corso
ma è il momento del perdono»

Noemi, «La giustizia faccia il suo corso ma è il momento del perdono»
di Alessandro CELLINI
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Lunedì 18 Settembre 2017, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 09:58

Insiste sul concetto di perdono monsignore Vito Angiuli. È un approccio coraggioso, nei giorni in cui la rabbia e la violenza sembrano essersi impossessate di un’intera comunità, sotto shock per la morte di Noemi Durini. Il vescovo della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, che ieri sera ha celebrato una messa a Specchia, nella chiesa di Sant’Antonio, lo sa bene. Sa a quale deriva pericolosa possono portare quei sentimenti. E per questo il tema del perdono pervade tutta la sua omelia. Ma con un avvertimento: «Il perdono - dice - non è una parola semplice. Ha bisogno che ci sia un accertamento della verità e che la giustizia faccia il suo corso». Nel corso della mattinata anche il parroco di Specchia, don Antonio De Giorgi, aveva invitato alla calma: «Stiamo vivendo giorni terribili. La tragedia che ha colpito la nostra comunità e lo shock che ne è seguito ci chiama ad una prova dura e difficile. Invito tutti i cittadini e parrocchiani di Specchia a mantenere la calma ed il controllo delle parole e delle azioni e a non commettere gesti di cui potrebbero pentirsi, perché non è con la vendetta che si ottiene giustizi per la povera Noemi». «La violenza porta solo altra violenza - aveva aggiunto il parroco - in una spirale che alla fine rischia di distruggere anche l’ultimo brandello di umanità. La rabbia è tanta ed è comprensibile, ma la voglia di farsi giustizia da soli non è la soluzione razionale e giusta».
Angiuli, dunque, in serata indica la strada da seguire fin dalla scelta del passo del Vangelo letto in chiesa: è la parabola del servo crudele, pervasa di inviti alla pietà e al perdono. «È necessario - aggiunge il vescovo - sviluppare un senso di compassione. La verità deve fare il suo corso, e il perdono non è una realtà a buon mercato: richiede una conversione, implica che chi si deve assumere le proprie responsabilità lo faccia». Ecco il cuore del messaggio alla comunità di Specchia e, per estensione, a tutti quanti si sono sentiti toccati da questa vicenda: la compassione deve viaggiare di pari passo alla giustizia. «È necessario che ci sia l’accertamento della verità», aggiunge Angiuli.

 

In chiesa c’è il sindaco Rocco Pagliara; non ci sono i genitori di Noemi. E prendendo spunto dalla tragedia di questi giorni, il prelato invita a guardare da un’angolazione più ampia: è la questione giovanile a stare particolarmente a cuore al vescovo. «Non focalizziamo la nostra attenzione solo su questa vicenda. Guardiamo a tutti i giovani, cerchiamo di sviluppare un dialogo e un confronto con loro. È una questione che va al di sopra di tutto. Ed è un dibattito che serve anche per onorare adeguatamente la morte di Noemi. Dobbiamo riflettere sul fatto che tutte le agenzie educative sono in difficoltà: scuole, chiesa, famiglie. C’è un aspetto anche sociale: chiediamoci come mai i giovani sembra che non abbiano alcun futuro. E un altro di carattere culturale: questa vicenda va vista in un contesto che riguarda un’intera generazione. Dobbiamo avere capacità di ascolto - ammonisce monsignore Angiuli - dobbiamo cercare di accompagnare le nuove generazioni ad acquisire una nuova solidità, un orizzonte di futuro, una speranza».
Solo così, spiega, il perdono avrà un senso. «La parola di Dio ci invita a mettere da parte l’odio, il rancore, la violenza.
Certo - aggiunge - a volte sembra impossibile perdonare. Ma dobbiamo accompagnare queste famiglie, dobbiamo metterci all’ascolto del loro dolore. Lasciamo agli inquirenti le indagini. Noi affidiamoci al perdono. Perché la violenza genera violenza, il male generale il male. Il perdono, invece, genera la vita».

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