L'Europa accusa l'Italia: favorita la diffusione della Xylella

L'Europa accusa l'Italia: favorita la diffusione della Xylella
di Maria Claudia MINERVA
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Venerdì 2 Giugno 2017, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 18:28

A sei mesi dall’audit dell’Ue, svolto dal 14 al 22 novembre 2016, la Commissione europea pubblica il report finale dell’ispezione pugliese programmata per valutare la situazione dell’applicazione delle misure di contenimento ed i controlli ufficiali per la xylella fastidiosa. Da allora alcuni obblighi e suggerimenti sono stati portati a termine, uno su tutti l’attività di monitoraggio che ha superato gli ettari previsti dall’Ue proprio come viene suggerito nella relazione finale dell’audit che ha avuto come obiettivo quello di valutare la situazione della xylella fastidiosa e in particolare, l’attuazione della decisione di esecuzione 789 del 18 maggio 2015 che stabilisce misure di protezione per il suo controllo.
Confermate quelle che a novembre erano state solo indiscrezioni, vale a dire giudizi positivi sulla sorveglianza al di fuori delle aree demarcate e sulle attività di sensibilizzazione pubblica relative, ma al tempo stesso alcune critiche peri il mancato abbattimento di piante che poi hanno contribuito ad ampliare il contagio. «La metodologia dell’indagine su larga scala, iniziata nell’agosto 2016 in Puglia nella zona tampone e che si prevede sia completata nella parte 20km della zona infetta adiacente alla zona di tampone (o zona di contenimento) nel gennaio 2017, era, all’epoca del controllo, generalmente in linea con i requisiti dell’Ue - si legge nella traduzione pubblicata da Infoxylella.it -. Tuttavia, poiché la modalità di esecuzione di queste indagini a volte non è appropriata per alcune piante specificate, l’efficacia degli esami visivi come mezzo per identificare piante sintomatiche e casi sospetti di infezione è stata compromessa. L’impatto di quanto detto potrebbe essere mitigato in una certa misura dal regime di campionamento e di analisi del 2016, che superi i requisiti dell’Ue». È questo è stato fatto, giacché gli ettari campionati sono stati superiori a quanto chiesto dalla Commissione.
Tra le critiche anche quella sulle indagini nella zona infetta, eseguite non secondo le norme Ue, intorno agli alberi di ulivi infetti identificati nel 2015 e prima di agosto 2016. «Per le piante infette nella zona tampone e nella parte 20km della zona infetta adiacente alla zona tampone dopo l’agosto 2016, le misure di eradicazione e di contenimento sono state attuate rapidamente ed in linea con la legislazione europea. Tuttavia - scrivono gli ispettori - gli alberi di ulivo che sono trovati positivi nella parte di 20 km delle zone contaminate prima dell’agosto 2016 sono stati rimossi con ritardi molto significativi o, nel caso di quattro alberi, sono rimasti ancora da abbattere al momento della verifica. Questo ha fornito buone opportunità per la diffusione del patogeno» rimprovera l’Ue. Gli abbattimenti restano ad oggi il tallone d’Achille della Regione Puglia: entro il 10 giugno gli ulivi individuati come positivi dovranno essere tagliati, altrimenti c’è il rischio che nel Comitato di sorveglianza programmato per il 20 giugno prossimi l’Europa faccia marcia indietro su alcune promesse - come il reimpianto di ulivi resistenti al batterio nella zona infetta - date già per scontate.

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