Nel Salento in questi giorni è in vacanza assieme alla moglie Bella, al figlio Arnon, alla nuora e ai due nipoti. In un tedesco stentato ha spiegato che Santa Maria è stata per lui «un paradiso, il posto più bello della miaa vita», ribadendo quanto raccontato a Maria Pia Bernicchia nel libro “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti”.
A Santa Maria, Ytzhak, che a soli 13 anni aveva già vissuto sofferenze indicibili ed era stato separato dagli affetti più cari, giunse grazie ai soldati della Brigata Ebraica che cercavano in tutta Europa bambini ebrei sopravvissuti allo sterminio. Il soggiorno nel campo della marina di Nardò durò sei mesi, durante i quali studiò e riallacciò per corrispondenza i rapporti con uno zio prima e con la madre poi, rimasta in Germania. L’8 novembre del 1945 salpò da Taranto a bordo di una nave canadese e arrivò ad Haifa, in Israele, dove nel 1947 riabbracciò la madre, dalla quale era stato separato a Birkenau.
Ytzhak oggi ha 85 anni, e racconta fatica e spostamenti con la sua famiglia già dal 1939 per sfuggire alla deportazione che nel luglio del 1944 non riescono più ad evitare. Da Auschwitz–Birkenau, a Gliwice, la “marcia della morte” a piedi nel gelo, poi a Sachsenhausen in treno. Tra sofferenze e dolori e la morte che lo sfiora ripetutamente, finisce a Mauthausen, poi a Gunskirchen, l’ultima stazione della sofferenza, dove stremato e scheletrico, viene liberato dai soldati americani il 4 maggio 1945. Ytzhak Reichenbaum è un altro simbolo vivente della forza e della caparbietà con cui molti affrontarono i lager, ma anche della volontà con cui poi hanno superato le ferite fisiche e psicologiche dell’Olocausto e oggi ne raccontano le atrocità. Come per molti altri ebrei, Santa Maria al Bagno ha rappresentato una piccola oasi di felicità dopo anni di dolore.
«La memoria dei sopravvissuti ai lager - spiega il sindaco Pippi Mellone - è un patrimonio straordinario, così come i documenti e le testimonianze scritte di quel periodo.
Ecco perché siamo orgogliosi del nostro Museo della Memoria, dove si trova un piccolo e significativo scrigno di quel patrimonio. La storia di Ytzhak colpisce ed addolora come tantissime altre, anche se per altro verso ci rende felici il fatto che lui abbia vissuto a Santa Maria i giorni della liberazione fisica e psicologica delle sofferenze dei campi».
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